APPELLO CONGIUNTO PER LA CECENIA DI MIC E
CPC INVIATO AI PARLAMENTARI
EUROPEI
In seguito all'assassinio di Zarema Sadulaeva,
operatrice umanitaria cecena Presidente dell'associazione "Salviamo la
generazione", di Grozny, l'OdV "Mondo in Cammino" in partnership con "Comitato per
la Pace nel Caucaso" ha deciso di intraprendere una serie di azioni mirate a
sensibilizzare non solo la società civile e l'opinione pubblica italiana, ma
anche i rappresentanti del mondo politico e istituzionale, nazionale e internazionale.
La prima di queste azioni riguarda un appello rivolto ai parlamentari europei
nazionali.
"Salviamo la generazione" è partner locale dell'OdV "Mondo in Cammino" nella
realizzazione della campagna "Generazione senza mine" a favore delle
bambine e dei bambini vittime di mine, disseminate sul territorio ceceno quali
tristi eredità dei due recenti conflitti, il cui scopo è intercettare le fasce
più disagiate di bambine/i, non solo per dare loro prospettive per un futuro
migliore, ma anche per sottrarli al richiamo di una guerriglia che, insieme
alla politica di disinformazione ed anche a mandanti "istituzionali",
sta mietendo sempre più vittime innocenti.
Estratto del comunicato del Presidente di "Mondo in Cammino":
Avevo sentito Zarema due giorni prima della sua
uccisione ed era contenta perché il nostro progetto di accoglienza rivolto a
questi minori, e previsto per il 31
agosto prossimo, stava procedendo bene [....] In Cecenia non è solo rischioso
dire la verità, ma anche il contrapporre la prospettiva di una rinascita civile
(il confronto, la speranza, la conoscenza di altri mondi) alla
"normalizzazione" governativa. Solo per questo Zarema è stata
ammazzata.
Aggrava il contesto e desta particolare inquietudine
la dichiarazione del membro della Duma di Stato Russa Adam Delimkahnov,
trasmessa dalla televisione cecena a proposito degli attivisti per i diritti umani, di cui
si riporta trascrizione in lingua italiana:
Ci sono persone che si definiscono attivisti per i diritti umani, che
aiutano questi demoni-criminali-terroristi, lavorano per loro e portano avanti
le loro azioni, la loro politica... Questi fanno diversi discorsi... Ma io
conosco l'umore della polizia, della società, io so di cosa parlano i comuni
cittadini... Questi dicono che le dichiarazioni di questa gente... E dello
stesso Aushev e di altri, in generale... Ciò che fanno e dicono, i loro crimini
non sono minori di quelli dei terroristi che stanno
nei boschi. Queste persone (gli attivisti per i diritti umani - nota
del traduttore dal ceceno) confondono la gente, la ingannano. Ma non
inganneranno la gente.
Questo non gli riuscirà. La verità e la giustizia vinceranno
sempre. Qui ci sono i nostri combattenti, i nostri comandanti, i nostri ragazzi
mi chiedono: cosa vogliono queste persone (gli attivisti per i diritti umani - nota
del traduttore dal ceceno)? Io rispondo che per noi questa gente non vale un
soldo. Se Dio vuole, chiameremo a rispondere tutti quelli che aiutano il male.
Ognuno di loro, che sia ceceno, inguscio o quant'altro, deve sapere che gli
toccherà rispondere delle proprie parole..."
[Fonte: http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/2009/08/12/delimkhanov.html ]
Si è ulteriormente palesata con rinnovata urgenza la
necessità di richiamare l'attenzione degli ambienti istituzionali nazionali e
internazionali sulla drammatica situazione del Caucaso del Nord, che continua a
mietere vittime.
Ferma restando una condanna ferma, netta e senza mezzi
termini di qualsiasi forma di terrorismo, MIC e CPC concordano nel ritenere che
l'eccessiva acquiescenza delle istituzioni internazionali, in particolar modo
del Consiglio d'Europa, si sia tradotta in una responsabilità indiretta della
mattanza di giornalisti e attivisti per i diritti umani, che nei
primi otto mesi di quest'anno ha mietuto vittime illustri in Cecenia e in tutta
la Federazione Russa: Stanislav Markelov, Anastasia Boburova, Natalia
Estemirova, Zarema Sadulaeva e suo marito. Onde evitare di diventare complici
involontari di tale nefasta acquiescenza, le due associazioni hanno stabilito
una linea comune nel programmare azioni di sensibilizzazione e di campaining
indirizzate alle istituzioni preposte alla salvaguardia dei diritti
fondamentali dell'uomo.
L'amara consapevolezza della concreta probabilità che,
in nome della convenienza politica, economica ed energetica, all'iniziativa non
faccia seguito un adeguato follow-up delle istituzioni interpellate e della
stampa non è stata valutata come ragione sufficiente per rimanere in silenzio.
Per ulteriori informazioni e contatti: OdV Mondo in Cammino
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- + 39 338 9396289
Di seguito il testo integrale dell'appello indirizzato
ai parlamentari europei italiani
Onorevoli membri italiani del Parlamento Europeo,
con la presente desideriamo richiamare la Vostra
attenzione sugli eventi raccapriccianti che ormai da anni insanguinano il
Caucaso del Nord, nell'indifferenza e nella passività della comunità e delle
istituzioni internazionali. Zarema
Sadulaeva e suo marito, Natalia Estemirova - definita da Kadyrov una
"donna senza senso dell'onore e del pudore, che diceva cose stupide e di
cui nessuno aveva bisogno" - Stanislav Markelov e Anastasja Boburova, sono
solo alcune vittime illustri della mattanza di giornalisti e attivisti per i diritti umani che
ormai nella Federazione Russa, e in particolare in Cecenia, ma non solo, è
diventata ordinaria amministrazione.
In un clima di generale impunità, dove il terrorismo
islamista si combatte con il terrorismo di Stato, ci riesce difficile trovare
credibile l'ipotesi complottista della destabilizzazione da parte di occulte
potenze straniere, in un territorio dove il controllo del territorio e dei
cittadini da parte degli organi statali preposti alla sicurezza è storicamente
capillare da decenni, se non da secoli. Se tale teoria si rivelasse fondata, il
biasimo ricadrebbe in primis sugli organi di sicurezza russi che, nella
migliore delle ipotesi, non sono in grado di garantire l'incolumità di una
categoria particolarmente a rischio come quella degli attivisti per i diritti umani e dei
giornalisti.
La recente e preoccupante dichiarazione[1] di un Vostro collega ceceno che occupa un posto da deputato nella Duma
russa, equiparante attivisti per i diritti umani e terroristi, promettendo ai primi
lo stesso trattamento riservato ai secondi, non consente di avallare tale
ipotesi. Suggerisce, piuttosto, il contrario: che l'eliminazione sistematica
degli ultimi baluardi di difesa della popolazione faccia parte di una strategia
ben precisa e pianificata all'interno degli organi preposti all'amministrazione
della Repubblica Cecena. Non risulta che ci siano stati richiami o prese di distanza relativamente
alle dichiarazioni del membro della Duma da parte degli organi federali. Non
possiamo fare a meno di chiederci se si tratti di silenzio-assenso.
Non procediamo oltre con l'enumerazione di
testimonianze e documenti che smentiscono clamorosamente l'ipotesi risibile
riportata poc'anzi. Basterebbe leggere una parte delle opere di Anna
Politkovskaja, a cui è dedicata la Sala Stampa del Parlamento Europeo - alla quale,
secondo quanto riportato in passato dall'On. Marco Cappato, le delegazioni
russe rifiutano di accedere - per avere un quadro più veritiero della
situazione. Lo scopo della presente non è fornire una documentazione
dettagliata sui crimini commessi in Cecenia da quando il regime antiterrorismo
è stato revocato (i giornali che hanno applaudito al successo delle operazioni
antiterrorismo si sono ben guardati dall'informare che il regime è stato
reintrodotto parzialmente in alcune zone di Cecenia, Inguscezia e Dagestan a
distanza di pochi giorni dalla sua sospensione). Sono fin troppe le voci che da
oltre un decennio urlano nel deserto delle istituzioni internazionali e dei
governi dei Paesi occidentali, che si turano le orecchie per non sentire e
chiudono gli occhi per non vedere. Le nostre parole non danno alcun valore
aggiunto alla testimonianza di chi ha vissuto la persecuzione in prima persona.
Vogliamo invece qui sottolineare la responsabilità,
diretta e indiretta, delle istituzioni occidentali nazionali ed europee
nell'avallare i crimini sopra enunciati, responsabilità che si risolve in un
proliferare del terrorismo islamista in terre tradizionalmente laiche, da una
parte, e nell'avallo dei crimini di Stato dall'altra. Posto che, come
l'esperienza dimostra, quando le istituzioni europee e occidentali (ci
piacerebbe poter usare il termine "democratiche", ma ce ne asteniamo)
esercitano la doverosa pressione in questioni sacrosante, ottengono dei
risultati; non possiamo fare a meno di chiederci perché tale mezzo non venga
sistematicamente impiegato a favore di una maggiore salvaguardia di attivisti e
giornalisti che, supplendo alle deficienze dello Stato russo, cercano di
garantire, ahimè troppo spesso a costo della propria vita, i diritti
fondamentali dell'uomo e del cittadino, bambini inclusi (come nel caso di
Zarema Sadulaeva).
Desideriamo pertanto sollecitare energicamente il
Vostro impegno sulle seguenti misure che appaiono indispensabili per arrestare
la carneficina di giornalisti, attivisti per i diritti umani,
operatori umanitari e semplici cittadini:
- censire le ONG e le associazioni di volontariato
europee che agiscono in territorio ceceno, e più in generale del Nord Caucaso,
assicurandone la maggior tutela possibile;
- maggior sostegno alle ONG ed associazioni dell'area
caucasica, e della Federazione Russa tutta, impegnate per la tutela dei diritti
fondamentali dell'uomo;
- intraprendere un'azione diplomatica a favore delle
ONG ed associazioni russe e straniere, affinché sia loro consentito di operare
sul territorio e portare sollievo alla popolazione;
- promuovere, con il patrocinio del Parlamento
Europeo, una conferenza che riunisca i rappresentanti delle diverse etnie che popolano l'area caucasica;
- incrementare, nei progetti europei, il maggiore interscambio
possibile fra le giovani generazioni (programmi di studio, di ricerca, di
educazione alla pace, di gestione dei conflitti, ecc);
- organizzare periodiche delegazioni di deputati
europei allo scopo di monitorare l'attività delle ONG e associazioni umanitarie
e per i diritti civili
nel Nord Caucaso;
- predisporre occasioni di incontro e 'tavoli della
pace' tra le parti contendenti, sia a livello politico-istituzionale, che a
livello di società civile nello
spirito di un approccio di 'conflict resolution';
- in questo frangente, incentivare anche studi,
ricerche e iniziative internazionali, sia in ambito accademico che politico,
miranti al miglioramento della convivenza multi-etnica prendendo il Caucaso
come 'laboratorio' di riferimento.
Altresì opportune appaiono misure da prendere in sede
istituzionale ed economica:
- fermo restando la condanna senza mezzi termini del
terrorismo, si richiede una condanna esplicita ed ufficiale dell'operato della
Federazione Russa quando questa si macchia in modo evidente di crimini contro
la popolazione civile e conseguente richiamo della stessa alle sue
responsabilità nella gestione delle politiche nel Caucaso in sede politica ed
istituzionale. Conseguenti misure concrete che vadano al di là di richiami
meramente formali qualora questo non fosse servito.
- Che il Consiglio d'Europa, andando oltre le
convenienze politiche contingenti, adempia finalmente alla sua vocazione e
missione, ovvero che non si limiti a timorosi richiami e condanne pro-forma, ma
proceda energicamente qualora queste rimangano ignorate.
- Che ci sia un forte monito alla Federazione Russa:
dopo oltre dieci anni di totale inadempienza, è giusto che rischi la
sospensione se rifiuta di aderire finalmente anche nei fatti al rispetto dei
principi dello Statuto che ha sottoscritto e come previsto anche dallo stesso
negli art.3 e art.8 (http://conventions.coe.int/Treaty/EN/Treaties/Html/001.htm).
- Vincolare gli accordi politico-economici, o
l'accesso ad enti, istituzioni od organismi internazionali, come pure il
godimento di sovvenzioni o aiuti, prima al rispetto di determinate condizioni e
clausole di tutela dei principi di libertà e diritti umani e solo poi
garantirne l'effettiva messa in opera.
- Nessuna necessità di sanzioni, ma un controllo sulle
nostre attività economiche e imprenditoriali in loco affinché non siano causa
di sfruttamento o diano adito, direttamente o indirettamente, a forme di violazione dei
diritti fondamentali dell'uomo.
Il conflitto osseto-georgiano esploso lo scorso anno
ha mostrato a tutto il mondo
la fragile stabilità dell'area. Nonostante le reiterate dichiarazioni di
vittoria sulla guerra al terrorismo, il numero di omicidi verificatisi da
quando il regime antiterrorismo è stato revocato è tutt'altro che rassicurante:
125 vittime in 120 giorni, nella sola Cecenia. Lo riteniamo sufficientemente
preoccupante.
Ribadiamo pertanto vigorosamente la nostra richiesta
al Parlamento Europeo, per un concreto e deciso impegno a favore della tutela
dei diritti fondamentali dell'uomo in Russia.
Distinti saluti, 24 agosto 2009
OdV Mondo In Cammino Il Presidente Massimo
Bonfatti
Associazione
Onlus Comitato per la Pace nel Caucaso
Il Presidente Maria Elena Murdaca -
Il Vice Presidente Marco MasiPer informazioni e contatti:
OdV Mondo in Cammino
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1] Si fa qui riferimento alla dichiarazione di
Adam Delimkhanov, trasmessa dalla televisione cecena undici giorni prima
dell'assassinio di Natalia Estemirova. Il video è disponibile su Youtube. Sul
sito http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/2009/08/12/delimkhanov.html
è disponibile la trascrizione in italiano del testo. Il deputato della Duma
Adam Delimkhanov è ricercato dalla polizia degli Emirati Arabi Uniti perché
sospettato dell'assassinio di Sulim Jamadaev, avvenuto in marzo a Dubai.
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