Appello unitario dei sindacati per
difendere la scuola pubblica nella provincia di Matera
Il MIUR, per raggiungere
l'obiettivo di riduzione degli organici di 42.102 docenti
e 16.000 personale ATA, ha imposto per l'a.s. 2009/2010, un pesante taglio di classi
e posti a cui si aggiungeranno nei prossimi due anni ulteriori 100.000 posti di
lavoro.
Il taglio degli organici avviene a prescindere dalle
reali necessità del sistema scolastico per garantire il diritto allo studio
sancito costituzionalmente e individuato quale servizio essenziale su tutto il
territorio nazionale.
In Basilicata
il taglio ha subito riduzioni eccessive, ingiuste, indiscriminate e,
probabilmente, anche al di là delle pur discutibili norme ministeriali vigenti,
tanto che il sistema scolastico regionale, per l'anno scolastico ormai
imminente, non riuscirà a garantire i servizi fondamentali per il funzionamento della scuola
dell'autonomia.
Le istituzioni scolastiche, infatti, non potranno
assicurare gli standard minimi di organizzazione dell'offerta formativa per la
riduzione - fuori da ogni logica didattica - di 727 docenti e 50 posti di sostegno per garantire il
diritto allo studio ai diversamente abili.
Per il raggiungimento degli obiettivi ministeriali sono
state ridotte, mutilate e, in molti casi, eliminate offerte formative quali il
tempo pieno ed il tempo prolungato, i corsi per adulti, le classi carcerarie,
di strumento musicale, progettualità che assicurava migliori livelli di
istruzione agli alunni con difficoltà di apprendimento.
A dispetto di quanto indicato dagli obiettivi di Lisbona,
in Basilicata il tempo prolungato e le opportunità di allinearsi alle
situazioni più evolute nella scuola secondaria di primo grado vengono eliminate
proprio nelle piccole realtà in cui la scuola costituisce l'unica agenzia
culturale e di aggregazione. Contestualmente il sistema di educazione
permanente viene destrutturato nella scuola secondaria di secondo grado.
In Basilicata, infatti, gli adulti intenzionati a
migliorare il proprio livello di conoscenza e ad acquisire un titolo di studio
superiore, i detenuti propensi a sfruttare percorsi di istruzione come
preparazione al reinserimento nella società, i bambini dei piccoli paesi alla
ricerca di ulteriori stimoli che la loro realtà non può garantire, hanno perso
il diritto di cittadinanza e sono diventati italiani di serie B.
Anche il personale ATA ha subito una notevole riduzione,
per raggiungere i - 270 posti complessivi, per l'a.s. 2009/2010 mettendo le
scuole nella condizione di non poter aprire e chiudere i plessi di
loro pertinenza, di garantire i servizi amministrativi e laboratoriali, di
supportare la mensa, di assicurare la vigilanza degli alunni e l'assistenza ai
diversamente abili mettendo così in discussione, in maniera preoccupante, anche
la sicurezza nelle scuole.
Dal punto di vista occupazionale, per i 1047 posti ridotti per l'a.s. 2009/2010,
solo circa 750 precari storici hanno potuto rinnovare il contratto di lavoro a
fronte dei circa 1500 occupati nell'anno scolastico 2008/2009.
Un vero e proprio attacco al diritto allo studio e, in
qualche misura, una reale interruzione di pubblico servizio che, per la sua
portata, assume caratteri discriminatori sia nei confronti della Basilicata in
quanto regione meridionale, sia rispetto alle categorie sociali che ne vengono
fortemente penalizzate.
Per evitare il rischio di questo preoccupante
smantellamento della scuola pubblica, che per ora si materializza in serie
difficoltà organizzative, si chiede di sospendere le operazioni in corso,
mantenere in organico di fatto la situazione dell'a. s. 2008/09 e avviare un
confronto serio, pedagogicamente e didatticamente fondato, serrato e concreto
per verificare:
-
Le reali necessità di tagli alla luce di
un'interpretazione non meramente contabile. A tal fine si richiedono i dati
disaggregati sul territorio nazionale in relazione alla determinazione degli
organici di diritto e di fatto al fine di accertare il rispetto di criteri
omogenei.
-
In che modo siano stati garantiti pari livelli di opportunità formative in tutto
il territorio nazionale ed in che modo si sia tenuto conto di situazioni di contesto
per il rispetto di un reale diritto all'istruzione e non per una domanda di
assistenzialismo che - in maniera immotivata, cinica e destabilizzante - viene
attribuita a tutte le richieste che emergono dalle aree deboli del paese.
-
La sintesi della reale portata delle economie
realizzate con le operazioni sugli organici.
Solo a queste condizioni si potrà evitare che la
legittima protesta possa sfociare in deriva qualunquistica, prospettiva che non
è nell'interesse di chi vuole seriamente occuparsi di istruzione e anche di
politica a meno che regole e logiche non siano altre.
Tutto quel che accade, ormai sfugge a qualsiasi controllo
e non può essere accettato.
Come persone di scuola riteniamo che l'istruzione e la
conoscenza accessibili a tutte e tutti siano essenziali per l'esercizio
della cittadinanza e l'esigibilità dei diritti.
Chiediamo quindi al Governo, per il tramite della regione
Basilicata a cui competono precisi compiti in materia di legislazione
concorrente:
-
che nella prossima finanziaria vi siano
risorse, non tagli: per i finanziamenti alle scuole pubbliche, per le
retribuzioni, per l'integrazione degli alunni/e disabili, per l'edilizia
scolastica e per la sicurezza degli edifici. Tagli di cattedre e di
finanziamenti rendono impossibile insegnare, perché in classi sovraffollate e
senza finanziamenti viene reso vano ogni progetto didattico e reso impossibile
l'apprendimento e la crescita educativa. Non c'è qualità senza i mezzi per fare
buona scuola e questa, in nome del risparmio a senso unico, non può essere
ridotta ad una caserma con docenti "militarizzati" e ridotti a "fustigatori"
dei propri alunni;
-
che venga sanata definitivamente la
piaga del precariato, che avvilisce non solo chi subisce tale condizione, ma
l'intero sistema perché colpisce il lavoratore come persona e non permette alla
scuola di funzionare con continuità garantendo la crescita dei rapporti interpersonali
allievi-insegnanti;
-
che il tempo scuola risponda alle necessità
degli alunni piuttosto che alle "compatibilità" economiche. La difesa del tempo
scuola, normale, pieno e prolungato con doppi insegnanti, perché
l'apprendimento avviene solo con tempi distesi nel rispetto dei processi
cognitivi di ciascuno;
-
che l'obbligo d'istruzione sia svolto nelle
scuole, con le risorse e l'organizzazione adeguata per rispondere alle esigenze
anche dei più deboli;
-
che sia garantito e salvaguardato
l'insegnamento di sostegno e il diritto all'istruzione per tutti, senza
discriminazioni etniche e linguistiche e per tutte le ore necessarie.
Confidiamo che il governo, nel rispetto del dettato
costituzionale, si faccia garante del diritto all'istruzione ed alla formazione
per tutti i cittadini e che il dibattito
pubblico si svolga sui contenuti culturali e non su presunte emergenze disciplinari e, ancor
meno, che risponda a mere esigenze economiche e ragionieristiche.
Invitiamo cittadini, politici, sindacalisti, amministratori,
studenti, movimenti, associazioni, riviste a firmare e far firmare questo
appello.
CGIL-CISL-UIL-SNALS
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