Elezione
ASSOSTAMPA di Basilicata:
3- Intervento di Pierantonio LUTRELLI
Cari
colleghi e colleghe,
mi
rivolgo principalmente alla nutritissima schiera di giornalisti
"collaboratori" che se non possono definirsi
"professionali", lo devono solo o principalmente alla mancanza di un
editore che sottoscriva con loro un contratto giornalistico. Come ho avuto già
modo di dire nel mio intervento all'assemblea di Rionero, a mio avviso
non dovrebbero esistere giornalisti di serie A e serie B, bensì giornalisti e
basta. Chi vi parla è un giornalista precario e pertanto classificato come
"collaboratore", termine che non mi piace, poiché da me
ritenuto una diminutio. Però rende l'idea mettendo ciascuno di noi di fronte
alla realtà.
C'è
chi lavora e c'è chi collabora, pur lavorando. La differenza la fa il
contratto, la mansione, ed i diritti riconosciuti in un caso e non riconosciuti
nell'altro. I problemi per chi collabora lavorando sono molti, ci troviamo a
vivere a stretto contatto con le redazioni pur non facendone parte. Produciamo
il nostro lavoro "on the road" sostenendo costi, rischi, pericoli, il
tutto per pochi spiccioli ad articolo. Pazzesco.
Facciamo
articoli col sangue. La vita dei giornalisti.
Facciamo
i giornalisti. Diciamolo con rabbia. Facciamo i giornalisti con rabbia
perchè siamo giornalisti. E mentre questa seconda affermazione implica pagare
ogni anno una tassa all'Ordine dei giornalisti, la prima nel
nostro caso significa che c'è qualcuno che ci paga (quando se
ne ricorda) male (quando paga) per quello che scriviamo. Siamo giornalisti e
facciamo i giornalisti. Ma dobbiamo ricordarlo a noi stessi ogni
mattina, altrimenti potremmo pensare che facciamo finta. Siamo
giornalisti e facciamo i giornalisti, a dispetto del nostro conto in
banca.
Ma
mi chiedo, il lettore quando legge un pezzo, sa distinguere se è scritto da un
collaboratore o da un professionale? Certo che no. Di qui la considerazione e
la consapevolezza che alla fine facciamo tutti lo stesso lavoro. Un lavoro duro
ed accattivante allo stesso tempo, che merita profonde riflessioni
soprattutto in rapporto al contesto storico che stiamo vivendo. Molti
di noi prestano la propria attività senza tutele di alcun tipo, trascorrendo il
proprio tempo a "collaborare" con la rispettiva testata giornalistica.
Intanto gli anni passano e le speranze che si possa vedere riconosciuti i
propri meriti si affievoliscono.
Ognuno,
è inutile nasconderlo, ha le proprie aspirazioni: c'è chi vuole realmente
collaborare perchè ha altre cose da fare nella sua giornata (lavorative
s'intende) e c'è chi collabora a tempo pieno. Che lavora come chi lavora ma
che è pagato come chi collabora. Un assurdo logico. Un controsenso che non
si dovrebbe poter spiegare applicando anche solo minimamente le più elementari
regole della logica.
Allora
mi chiedo, cosa si può fare affinché la categoria "precari" del
giornalismo lucano possa vedersi riconosciuti i diritti che ogni
lavoratore-collaboratore, in un Paese civile merita?
Non
ci sono altre strade se non quelle dei diritti costituzionalmente riconosciuti,
tra cui quello dell'associazione sindacale. I risultati, seppur faticosamente
possono arrivare. Anche se vi è un'oggettiva difficoltà, aimè
"strutturale" direi, di dialogo con gli editori a tutti i livelli.
La
strada è ancora lunga e tortuosa, gli editori continuano ad ignorarci il più
delle volte, a non pagarci come meriteremmo. E quindi, proprio perchè profondo
conoscitore in prima persona della realtà del precariato e dei
collaboratori-giornalisti con i quali si dividono ansie, amarezze e speranze,
ho deciso di impegnarmi direttamente per rappresentare nella lista
"collaboratori" , noi collaboratori, alle elezioni di domani,
per il rinnovo del Consiglio direttivo dell'Associazione della Stampa di Basilicata.
E'
mia umile e ferma intenzione portare avanti le battaglie con l'impegno e la
costanza che sono solito mettere nelle cose che faccio.
Sono
sicuro che risultati arriveranno. Ma non potrò farcela da solo, chiedo pertanto
a tutti i collaboratori di "collaborare" con me nel sindacato.
Che
ricordiamolo, non è un qualcosa di chiuso, di "impacchettato",
di "precotto", bensì è un soggetto vivo che va costruito giorno per
giorno, pazientemente, con il contributo di tutti.
Ringrazio
quanti vorranno contattarmi d'ora in avanti, per sottopormi istanze e temi di
riflessione. La mia mail è
Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
ed il mio numero 392 8343047.
Ci
vediamo presto. Con impegno.
Pierantonio
Lutrelli
4- Intervento
di Giovanni RIVELLI
Cari colleghi,
innanzitutto voglio dire un sincero grazie a Renato Cantore per aver accettato
la bonaria imposizione di tornare a prendere le redini di un organismo che lui,
più di ogni altro, ha voluto. L'aver accettato di tornare a buttarsi nella mischia per affiancarci nel lavoro in un momento che
si è mostrato particolarmente critico è il segno del suo attaccamento al
sindacato e alla categoria. E per aver fatto una scelta analoga ringrazio anche
Donato Pace e tutti i colleghi che non hanno respinto l'appello a partecipare a
questa fase di "rifondazione".
Ma lavorare per rilanciare il sindacato non dove distrarci dal lavoro che va
affrontato quotidianamente. E il compito di portare avanti l'azione sindacale,
in questa fase di transizione, porrà un responsabilità ulteriore su quanti, sindacalmente più giovani, continuano un impegno nel direttivo.
Così, accanto all'attività di revisione dello statuto, per ampliare le
possibilità di impegno e rendere il mandato sempre più diretto, bisognerà
mettere in campo iniziative sindacali per affrontare il problema del lavoro.
Oltre a curare le vertenze che insorgono e monitorare la situazione delle grani
testate, credo si debba procedere su due punti: Provare a dare un seguito all'intesa con l'Anci per far dotare i comuni della
figura dell'ufficio stampa e puntare a un risultato analogo con tutte le realtà
pubbliche;
Chiedere a tutte le redazioni presenti in Basilicata, da quelle più grandi,
come Telenorba, a quelle più piccole, come le radio e i fogli locali, di
prevedere tra le spese quella per un contratto giornalistico (anche un articolo due al minimo).
Dobbiamo in questo chiedere anche alle pubbliche amministrazioni di fare scelte
coerenti, come, ad esempio, non dare pubblicità e contributi a testate che non
applicano il contratto, o non abilitare l'accesso alla pubblicazione di notizie
sul portale regionale Basilicatanet alle amministrazioni prive di una figura
giornalistica. Parliamo di un'attività enorme: 131 comuni, oltre 200 testate attive. Al di là
delle resistenze e difficoltà che si incontreranno, già riuscire ad intavolare
una discussione con ciascuno di questi soggetti comporterà uno sforzo notevole.
E questa è la dimostrazione che gli spazi di impegno per quanti vorranno
lavorare, anche senza essere nel direttivo, non mancheranno. E proprio
l'impegno offerto dovrà essere l'inoppugnabile criterio di selezione per la
classe dirigente che, dopo questa fase di "rifondazione" prenderà la
guida del sindacato.
Giovanni Rivelli
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