E' UTILE IL CONFRONTO TRA I PARTITI DI
CENTRO
Il centro dei moderati in
Italia come nelle periferie non può essere rappresentato e svilito come un'area
di comodo, quasi un'area di sosta, in cui si allocano presenze e tatticismi, pur plausibili in politica, per
prolungare la sopravvivenza in politica. Riteniamo, invece, che esso
rappresenti un'area ideologica ancora forte dove i valori, i sentimenti, le
passioni che, nel corso di questi ultimi decenni hanno raccontato la storia
democratica di questo Paese, vanno oltremodo alimentati e diffusi per cambiare
al meglio la nostra società. Tanto è che, nelle ultime competizioni elettorali
che hanno rivoluzionato la rappresentanza del sistema dei partiti nel Paese, a
Roma come nelle periferie, il centro pur diviso è sopravvissuto grazie alla sua
presenza radicata ma anche grazie alla sua affidabilità politica-istituzionale
che è rimasta in campo.
Tuttavia adagiarsi più di
tanto è un errore politico che non conviene fare, in presenza di un bipolarismo
sempre più marcato ed esuberante che punta a corrodere la presenza dei partiti
minori. Conviene, forse, riflettere ed aprire, in modo trasparente, una nuova
stagione di confronto tra i partiti di centro per dibattere quei temi che
angustiano la società civile e per individuare una comune piattaforma di azioni
che consenta di rilanciare e rafforzare sul territorio i valori ed il
significato di una presenza politica ancora utile alla causa sociale del Paese.
A tal riguardo richiamiamo alla nostra attenzione alcuni problemi che, più
degli altri, in questi ultimi periodi stanno coinvolgendo la generale
attenzione.
Emergenza sicurezza. Un
grande tema sociale, un tema di tutti ma fatto proprio dal centro-destra ed, in
modo particolare, dalla Lega. La paura degli italiani per la criminalità si fa
sentire sempre più forte, tanto da rientrare tra i problemi del Paese visti
come prioritari. In certi casi più rilevante anche della difficoltà di trovare
un posto di lavoro. Accade al nord, dove la preoccupazione per rapine, delitti
e reati di vario genere supera la questione della disoccupazione, che comunque
continua ad affliggere il Paese ed in particolare il Mezzogiorno, compresa la Basilicata.
La criminalità è tra i
problemi prioritari per più della metà degli italiani (58,7 per cento), secondo
solo alla disoccupazione (70 per cento). Se la ricerca di un lavoro occupa al
Sud il primo posto nelle preoccupazioni dei cittadini (88%), in molte regioni
del Nord è il tema della sicurezza quello maggiormente sentito (55,6 per cento
nel nord-est contro il 50,8 per cento della disoccupazione). La Campania è la regione in
cui la criminalità preoccupa di più (72,3 per cento).
CRESCE OCCUPAZIONE MA L'ITALIA ANCORA LONTANA DA UE
In Italia nel 2007 risulta
occupato il 58,7% della popolazione nella fascia di età 15-64 anni, il tasso di
occupazione totale cresce di 0,3 punti percentuali, ma permangono "notevoli"
differenze di genere. Le donne occupate,
sempre nel 2007, sono il 46,6%,
gli uomini il 70,7%. Dati
ancora lontani dagli obiettivi di Lisbona che prevedono il raggiungimento entro
il 2010 di un tasso di occupazione complessivo pari al 70% e al 60% per le
donne. Ad essere penalizzati anche i giovani: il tasso di disoccupazione
giovanile (15-24 anni) è pari al 20,3% (di circa 14 punti superiore al tasso
totale di disoccupazione), nel 2007.
L'ECONOMIA STAGNA IN BASILICATA
Centro-nord e sud restano
distanti. La Campania
è la regione con il Pil procapite più basso (poco più di 13.700 euro per
abitante nel 2006). A precederla , Calabria e Puglia (che non raggiungono i
14.000 euro per abitante) e la
Sicilia che li supera di poco. Non meno preoccupante si
presenta il quadro economico in Basilicata che, a detta del rapporto di
Unioncamere, nei prossimi anni se non si avverte un cambio di tendenza nella
programmazione regionale la situazione diventerà sempre più stagnante. Il
Potentino marcia ad una velocità superiore rispetto al resto della regione. C'è
un incremento del reddito prodotto dall'economia provinciale del 4,3% (dati
2006) a fronte di un andamento stazionario del 2005 (+1,0%). Il Materano,
invece, viaggia col freno tirato, colpa soprattutto del bilancio fortemente
negativo dell'agricoltura (-9,3%),il cui apporto alla formazione del Pil è
superiore di oltre 3 punti percentuali nella provincia di Matera rispetto al
resto della regione. A ridare vigore alla crescita del Pil del Potentino ha
contribuito soprattutto la ripresa
dell'attività industriale, che aveva accusato un pesante regresso nell'anno
precedente. Il Pil pro-capite, sempre nel Potentino, si è attestato a 18,6 mila
euro nel 2007, il 72% circa del valore nazionale. Nella graduatoria delle 103
province italiane del Pil per abitante, Potenza occupa attualmente il 79esimo
posto, dopo essere risalita al 78esimo nel 2006. in provincia di Matera
siamo a quota 17,8 mila euro, circa il 4% in meno rispetto alla media regionale
(la provincia è all'83esimo posto in Italia).
Al 2005 il reddito lordo
disponibile pro-capite delle famiglie residenti nella provincia di Potenza è
stimato in 12,5 mila euro, di poco superiore alla media regionale (12,2 mila)e
pari al 76% del valore nazionale. Si tratta di una crescita troppo debole dei
redditi familiari per rilanciare la domanda di consumo. Stesso discorso per il
Materano dove il reddito lordo disponibile pro-capite delle famiglie è pari a
11,7 mila euro. Il dossier di Unioncamere rileva uno scarso dinamismo della
base imprenditoriale nel Potentino. I tassi di natalità aziendale sono rimasti
attestati su valori storicamente bassi, accusando inoltre una lieve riduzione
rispetto all'anno precedente (dal 6,5 al 6,3%). In calo anche i tassi di
mortalità (5,4%) dopo la forte impennata registrata nel 2006. nel Materano i
tassi di mortalità aziendale sono passati dal 5,8 al 6,4%. Gli indici di
natalità sono rimasti attestati al 6,9%. Peggiorate, infine, le condizioni del
mercato del lavoro: il numero degli occupati nel Potentino, è diminuito,
rispetto al 2006, di circa 1,6 mila unità (-2,3%) che corrispondo all'80%
dell'interno decremento occupazionale registrato a livello regionale (2,1 mila
unità, pari a -1,0%). Nel Materano il calo dell'occupazione si è fermato al
-0,7% contro -1,0% della media lucana (il 21% dei 2,1 mila posti in meno in
Basilicata riguarda le imprese materane).
Pof. Gaetano Fierro
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