Durante l'esecuzione di lavori di scavo di una fognatura a
servizio di un nuovo comparto residenziale in costruzione a Policoro in Via
Agrigento, il Personale della Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Basilicata del locale Ufficio del Museo Archeologico Nazionale della Siritide,
durante i consueti lavori di sorveglianza dei cantieri edili, ha individuato un
nucleo di sepolture databile al IV secolo a. C. e riferibile alla grande
necropoli meridionale dell'antica colonia greca di Herakleia.
Il centro moderno di Policoro, come è noto, si sovrappone
parzialmente all'area urbana dell'antica città greca, intorno alla quale si
disponevano i cimiteri lungo le grandi strade in uscita dall'antica città. Il
nucleo di sepolture individuato si inserisce nella grande necropoli
meridionale, costituita da vasti lotti cimiteriali utilizzati probabilmente da
gruppi parentelari allargati della popolazione eracleota residente all'incirca
nell'area urbana antica compresa tra le attuali Via Colombo e Viale Salerno.
I lavori di scavo sono stati condotti dallo stesso Personale
del Museo Nazionale di Policoro con l'ausilio tecnico del gruppo di imprese
impegnate nei lavori di urbanizzazione di Via Agrigento.
All'interno del nucleo di sepolture di interesse eccezionale
si è rivelata una tomba a cassa realizzata con grandi lastre di arenaria, al
cui interno, intorno alla metà del IV secolo a. C., era stato deposto un
soggetto femminile deceduto in uno stato di avanzata gravidanza, quasi
sicuramente in un momento di parto imminente e per cause dovute a complicazioni
dello stesso.
All'interno del bacino del soggetto femminile sono stati
rinvenuti, infatti, i resti scheletrici, ancora in posizione anatomica, di un
feto purtroppo mai nato. Fatto eccezionale risulta essere l'ottimale stato di
conservazione dei due reperti scheletrici.
La donna era accompagnata da un corredo ceramico costituito
da due lekythoi (vasetti contenitori di oli profumati utilizzati per il
lavaggio e l'unzione del corpo nel corso della preparazione della cerimonia
funebre) e da ornamenti personali come le fibule (spille) in osso in forma di
delfino simili ad altri esemplari noti in Magna Grecia, in particolare da
Herakleia e da Taranto.
Il rinvenimento è del tutto eccezionale e per ora sembra
costituire l'unico caso noto di decesso per parto e di consanguineità accertata
nelle necropoli di tutta la
Magna Grecia. Analizzando i reperti scheletrici si potrà
risalire all'età di morte della defunta e al suo stato di salute in vita o al
gruppo sanguigno dei due reperti scheletrici e si potrà ulteriormente precisare
a quale stadio fosse giunta la gravidanza (anche se le ossa del feto parlano in
favore di uno stadio terminale) e ancora risalire, tramite metodiche avanzate
di recente sperimentazione e sul test de DNA, ad individuare il sesso del feto.
Dell'organizzazione del gruppo di ricerca e di studio delle sepolture
individuate si occupa il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Policoro
Dott. Salvatore Bianco.
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