Altissimo interesse di
laureati in materie giuridiche-economiche, di avvocati e di commercialisti di
specializzarsi nella conciliazione amministrata.
La carne al fuoco è molta, gli interessi di quelli che operano nel settore
giuridico-economico sono rilevantissimi. La conciliazione che è stata
prevista dal legislatore come alternativa alla lite, ha il pregio di non
scontentare nessuno, e quindi di avere maggior forza nella normalizzazione dei
rapporti rispetto alla sentenza del giudice.
La morale della favola è che finalmente le parti possono regolamentare i
rapporti, "facendosi giustizia da sé" senza dover sottostare alla decisione di
un terzo: il giudice.
Questo spiega l'adesione piena e massiccia a percorsi formativi da parte di
laureati in materie giuridiche-economiche, di avvocati e di commercialisti per
diventare al più presto conciliatore specializzato, arrivare in ritardo
nella specializzazione significa restare ai margini di questa nuova attività.
Non specializzarsi è ancor più grave in quanto significa esserne fuori.
Se guardiamo la situazione giudiziaria del Paese si nota che stiamo
attraversando il momento più difficile in tema di giustizia, ecco perché,
l'introduzione di una conciliazione volontaria, ma, amministrata, cioè la
possibilità di affidare la conciliazione ad organismi privati, purché assoggettati
a forme di controllo da parte della pubblica amministrazione più in particolare
dal Ministero di Giustizia, non potrà che non portare benefici alla gente
che, ha bisogno di comportamenti lineari in tema di giustizia sociale.
Dunque, il valore aggiunto dato dalla conciliazione riguarda sì le
categorie dei laureati in materie giuridiche-economiche, gli avvocati e i
commercialisti, che hanno da subito la possibilità di esercitare
l'attività "di conciliatore" dopo il superamento di un corso specialistico,
ma riguarda anche utenti e gente comune. Queste le categorie che si stanno
attrezzando per non rimaner fuori dalla grande ruota della
"conciliazione". Milioni di cause evitate e risolte in 60 giorni
significa compenso subito per tutti e soddisfazione per le parti, che tra
l'altro usufruiscono nel procedimento di conciliazione di un'altro vantaggio
che è l'esenzione, se la conciliazione riesce, per tutti gli atti, documenti o
provvedimenti del procedimento da qualsiasi imposta, tassa o spesa o diritto.
Inoltre, tutte le conciliazioni entro il limite di valore di 25.000 euro sono
esenti dall'imposta di registro.
C'è molta soddisfazione fra gli addetti ma anche timore che l'imparzialità,
l'indipendenza, la professionalità e l'onorabilità vengano assorbiti dai
conflitti d'interesse che pur esistono tra i vari organismi di conciliazione
oggi esistenti e le altre parti in causa. Ben venga l'istituzione
di camere conciliative da parte di istituzioni pubbliche, banche e
società multinazionali, ma sarebbe un errore gravissimo se questi
amministrassero la conciliazione con conciliatori iscritti al loro
organismo di conciliazione. Non vorremmo che succedesse la stessa cosa
che avviene con i revisori dei conti che sono nominati o designati da
quelli che dovrebbero essere controllati. Solo quest'ultimo punto è la parte
peggiore di una buona legge che bisogna rendere ancor più trasparente per una
vera conciliazione super-partes.
Federprofessioni-confas
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