La Uils ricorda il Presidente Sandro Pertini
LA UILS RICORDA CON
PROFONDO AFFETTO L'ANNIVERSARIO
DELLA NASCITA DI SANDRO PERTINI (25.09.1896). PER NON DIMENTICARLO, HA RIPUBBLICATO IL MESSAGGIO CHE PERTINI RIVOLSE AL PARLAMENTO DOPO L'ELEZIONE A PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA IL 9 LUGLIO 1978.
La UILS fa appello ai soggetti
politici, sociali e della comunicazione affinché gli insegnamenti e i
comportamenti di Sandro Pertini possano risuonare utili per il superamento
della crisi morale, politica, istituzionale, costituzionale ed economica che
stiamo vivendo. A giudizio della UILS le responsabilità governative per quanto
sta accadendo sono gravi. La recessione, alimentata anche dalle misure
governative, porta alla rottura della coesione sociale e al collasso dello
Stato. La collettività è esasperata
per la perdita e la mancanza di lavori; le pensioni sono insufficienti e il
credito alla produzione è carente. La politica è ormai inquinata dal malaffare
e dalla mancanza di programmi. Pertini è stato e continua ad essere un faro come
la luce che può illuminare la strada giusta da seguire. Il discorso
pronunciato davanti al parlamento è un programma politico e morale.
Siamo
ancora in tempo per salvare il paese dalla speculazione mondiale e per
rafforzare l'Unione Europea. La
UILS, confida che i giovani di qualsiasi fede politica
possano leggere il messaggio di Sandro Pertini in modo di farne oggetto di
discussione e dibattito politico o di approfondimento e di ispirazione per le
loro scelte pubbliche e professionali, purché il fine sia il bene collettivo e
i prestigio del nostro paese nel mondo. Pertini affidava alle nuove generazioni
il compito di difendere i valori della Costituzione della Repubblica Italiana.
E contemporaneamente di non dimenticare coloro che hanno dato la propria vita
per la liberazione dell'Italia concepita come giusta, democratica, solidale,
fondata sul lavoro e sulla libertà. Noi della UILS vogliamo continuare a
promuovere tali principi costituzionali affinché le Istituzioni democratiche
del paese perseguano sempre il bene comune. Antonino Gasparo, presidente UILS
9 LUGLIO
1978. MESSAGGIO DI SANDRO PERTINI AL PARLAMENTO DOPO L'ELEZIONE A PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, nella mia
tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le
ho sempre affrontate con animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a
pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza. Adesso, invece,
so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno sullo Stato, sulla
nazione intera. Da qui il mio doveroso proposito di osservare lealmente e
scrupolosamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione, pronunciato dinanzi
a voi, rappresentanti del popolo sovrano. Dovrò essere il tutore delle garanzie
e dei diritti costituzionali dei cittadini. Dovrò difendere l'unità e
l'indipendenza della nazione nel rispetto degli impegni internazionali e delle
sue alleanze, liberamente contratte.
Dobbiamo prepararci ad inserire sempre più
l'Italia nella comunità più vasta, che è l'Europa, avviata alla sua
unificazione con il Parlamento europeo, che l'anno prossimo sarà eletto a
suffragio diretto. L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di
pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di vita per milioni di
creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è
sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la
strada della pace che noi dobbiamo seguire. Ma dobbiamo operare perché, pur nel
necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di
una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese. Farò quanto mi
sarà possibile, senza tuttavia mai valicare i poteri tassativamente
prescrittimi dalla Costituzione, perché l'unità nazionale, di cui la mia
elezione è un'espressione, si consolidi, si rafforzi. Questa unità è
necessaria, e se per disavventura si spezzasse, giorni tristi attenderebbero il
nostro paese. Non dimentichiamo, onorevoli deputati,, onorevoli senatori,
signori delegati regionali, che se il nostro paese è riuscito a risalire
dall'abisso in cui fu gettato dalla dittatura fascista e da una folle guerra,
lo si deve anche e soprattutto all'unità nazionale realizzata allora da tutte
le forze democratiche.
E' con questa unità nazionale che tutte le riforme, cui
aspira da anni la classe lavoratrice, potranno essere attuate. Questo è compito
del Parlamento. Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La
disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo,
chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha
dovuto fare l'operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve
soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di
lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva, e
disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori
senza scrupoli. Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia
possa avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una
giornata di duro lavoro. Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come
prescrive la
Costituzione. Anche la scuola conosce una crisi che deve
essere superata.
L'istruzione deve essere davvero universale, accessibile a
tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi. L'Italia
ha bisogno di avanzare in tutti i campi del sapere, per reggere il confronto
con le esigenze della nuova civiltà che si profila. Gli articoli della Carta
costituzionale che si riferiscono all'insegnamento e alla promozione della
cultura, della ricerca scientifica e tecnica, non possono essere disattesi. Il
dettato costituzionale, che valorizza le autonomie locali e introduce le regioni,
è stato attuato. Ne è derivata una vasta partecipazione popolare che deve
essere incoraggiata. Questo diciamo, perché vogliamo la libertà, riconquistata
dopo lunga e dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra
fraterna solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente
perseguitati per le loro idee. Certo noi abbiamo sempre considerato la libertà
un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato
nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la libertà perduta. Ma se
a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a
prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai essere
barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà pienamente goduta
solo da una minoranza, se non riceverà il suo contenuto naturale che è la
giustizia sociale.
Ripeto quello che ho già detto in altre sedi: libertà e
giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile, l'un termine
presuppone l'altro: non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà,
come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Di qui le riforme
cui ho accennato poc'anzi. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà
sua la Repubblica,
la sentirà madre e non matrigna. Bisogna che la Repubblica sia giusta e
incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i
diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di
lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà
oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di
minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo
difendere la Repubblica
con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona.. Siamo decisi avversari
della violenza, perché siamo strenui difensori della democrazia e della vita di
ogni cittadino.
Basta con questa violenza che turba il vivere civile del nostro
popolo, basta con questa violenza consumata quasi ogni giorno contro pacifici
cittadini e forze dell'ordine, cui va la nostra solidarietà. Ed alla nostra
mente si presenta la dolorosa immagine di un amico a noi tanto caro, di un uomo
onesto, di un politico dal forte ingegno e dalla vasta cultura: Aldo Moro.
Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in questa Assemblea! Se non fosse
stato crudelmente assassinato, lui, non io, parlerebbe oggi da questo seggio a
voi. Ci conforta la constatazione che il popolo italiano ha saputo prontamente
reagire con compostezza democratica, ma anche con ferma decisione, a questi
criminali atti di violenza. Ne prendano atto gli stranieri spesso non giusti
nel giudicare il popolo italiano. Quale altro popolo saprebbe rispondere e
resistere alla bufera di violenza scatenatesi sul nostro paese come ha saputo e
sa rispondere il popolo italiano? Onorevoli senatori, onorevoli deputati,
signori delegati regionali invio alle forze armate il mio saluto caloroso. Esse
oggi, secondo il dettato della Costituzione, hanno il solo nobilissimo compito
di difendere i confini della patria se si tentasse di violarli.
Noi siamo certi
che i nostri soldati e i nostri ufficiali saprebbero con valore compiere questo
alto dovere. Il mio saluto deferente alla magistratura: dalla Corte
costituzionale a tutti i magistrati ordinari e amministrativi cui incombe il
peso prezioso e gravoso di difendere la vita altrui. Ma devono essere meglio
apprezzate ed avere condizioni economiche più dignitose. Vada il nostro
riconoscente pensiero a tutti i connazionali che fuori delle nostre frontiere
onorano l'Italia con il loro lavoro. Rendo omaggio a tutti i miei predecessori
per l'opera da loro svolta nel supremo interesse del paese. Il mio saluto al
senatore Giovanni Leone, che oggi vive in amara solitudine. Non posso, in
ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale
speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza.
Non posso non
ricordare che la mia coscienza di uomo libero si è formata alla scuola del
movimento operaio di Savona e che si è rinvigorita guardando sempre ai luminosi
esempi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo
Rosselli, di don Minzoni e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di
carcere. Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti,
perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in
politica. Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il
Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell'amore
di patria e nell'aspirazione costante alla libertà e alla giustizia. Onorevoli
senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, viva l'Italia!
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