L'ACQUA
LUCANA PUO' DIVENTARE PRIVATA CON ATTO NOTARILE
Inoltriamo per opportuna diffusione il volantino informativo
ricevuto dal comitato spontaneo di cittadini di Senise sulla
discarica di rifiuti speciali in progetto in quel comprensorio.
Mentre le dighe e i bacini idrici finiscono sui giornali per i depuratori
che non funzionano, le alghe, arrivano pure i progetti delle discariche di
rifiuti speciali(non pericolosi), come nel caso di Senise.Una discarica da
300.000 mc da realizzare in una località vicino alla Diga di Senise
"Palombara" dove c'e già stato un sequestro della forestale nel
2009 per un caso d'inquinamento della diga da liquami provenienti da un'altra
discarica di rsu chiusa a suo tempo. Un immenso patrimonio idrico che rischia
di essere messo a repentaglio dalla programmazione della Provincia
di Potenza che ha redatto il piano provinciale dei rifiuti e dalla
miopia culturale dell' amministrazione di Senise che si è pure
attivata per cercare imprese disposte realizzare la discarica,
contrattando eventuali benefici economici invece di valorizzare il proprio
territorio che ha potenzialità enormi di sviluppo .Nella regione che produce
meno rifiuti in Italia di rsu e in pieno parco del pollino da
dove arriveranno i rifiuti speciali ( definiti non pericolosi)?
La diga di Senise alimenta due regioni, con la sua acqua s'innaffiano i
campi del Metapontino e della Puglia e la stessa Bari beve la nostra acqua. Il
patrimonio idrico è di tutta la collettività e nessuno può metterlo a repentaglio
per qualsiasi motivo.
Pertanto invitiamo i sindaci del comprensorio da Valsinni, Colobraro,Tursi,
Policoro, Nova Siri, Rotondella, Pisticci, Scanzano, Montalbano a far sentire
la propria voce in merito a queste scellerate iniziative che portano i nostri
territori a diventare enormi pattumiere e che mettono a
repentaglio la risorsa idrica dal valore inestimabile e le enormi
potenzialità che invece il territorio offre.
Con il decreto ronchi sulla privatizzazione dell'acqua è la fine delle gestioni
attraverso SpA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali
nelle SpA quotate in borsa.
E' la fine ad esempio in Basilicata di Acqua Spa ora tutta pubblica tra Regione
Puglia e Basilicata per l'acqua all'ingrosso sulla gestione degli invasi o
dell'Acquedotto Lucano i cui azionisti sono i Comuni Lucani. Il decreto ronchi
prevede che entro il 2011 i privati debbano entrare almeno nel 40% delle azioni
pubbliche. E' facile prevedere, che cordate composte da grosse imprese o peggio
ancora da multinazionali dell'acqua o multi utility si candidino nella
gestione. L'approccio delle multinazionali o dei privati alla gestione
dell'acqua è semplice, pagano i debiti delle allegre gestioni pubbliche e poi
sistematicamente dopo aver fatto efficienza, per rientrare nei costi e per fare
business aumentano le bollette sulle utenze. Per assurdo invece di fare
efficienza nell'ente pubblico al fine di ridurre i costi ci si affida alle
imprese che devono invece guadagnare sull'acqua. Il sistema della partecipazione
in azioni è già ben sperimentato in Regione Basilicata e le multinazionali che
gestiscono servizi idrici o le multi utility (che trattano più settori
del pubblico) sono già presenti sul mercato italiano e lucano. Attualmente nel
settore dei rifiuti in partenariato con Tecnoparco (una società dove è presente
anche la Regione Basilicata con il consorzio Asi) è presente la Veolia, una
delle più grandi multinazionali dell'acqua. In Basilicata poi non dobbiamo
dimenticare il business delle acque minerali dove sono già presenti le
multinazionali come la Coca Cola e dove le concessioni regionali costano
cifre irrisorie al privato . Francamente non pensiamo che con una
legislazione favorevole e con l'oro blu della Basilicata le grosse aziende non
si facciano avanti nella gestione dell'acqua. In una regione che
vive di agricoltura l'acqua oltre ad essere un bene primario diventa bene
fondamentale per l'economia trainante, già messa in ginocchio dalle calamità e
proprio dai costi di gestione tra cui figurano anche i consorzi di bonifica.
L'acqua lucana potrebbe diventare privata con una riunione dei soci e un atto
notarile perché la legge lo prevede. I soci pubblici se non si difendono non
possono far nulla e restano complici. Salvo che i Comuni e la Regione modifichino
i propri statuti per dichiarare l'acqua bene comune e il servizio idrico
"privo di rilevanza economica". I Comuni e la Regione devono
fare la scelta dell'Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico e
attivarsi per raccogliere a breve le firme per il referendum per abrogare
questa legge nazionale assurda e antisociale così come faremo noi cittadini.
Rimarchiamo che l'acqua è bene rinnovabile se siamo in grado di mantenere le
condizioni ambientali e gli habitat naturali, mentre il petrolio è a termine e
non rinnovabile come nel caso della Basilicata dove durerà solo per altri
dieci/quindici anni. Tra le due risorse se esistesse un saggio, sceglierebbe
sicuramente la prima, proprio così come stanno facendo in tutto il mondo, le
multinazionali e le banche.
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