Allevamento conigli da carne,
Minichino (Ugc Cisl - Copagri) scrive all'assessore all'Agricoltura Roberto
Falotico: "la Regione
Basilicata deliberi lo
stato di crisi"
A causa della crisi di mercato in cui versa il
settore dell'allevamento del coniglio da carne nella regione, l'Ugc
Cisl-Copagri di Basilicata ha scritto all'assessore regionale Roberto Falotico
richiedendo "l'attivazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 1072, della
Legge 27 dicembre 2006, n. 296. La stessa organizzazione di produttori ha
chiesto all'esponente del governo regionale un incontro urgente per
approfondire la situazione del settore; di deliberare lo stato di crisi
dell'allevamento del coniglio da carne; di chiedere al Ministero delle
Politiche Agricole, Alimentari e forestali "Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato" e l'attivazione del fondo per le
crisi di mercato, consentendo l'accoglimento delle domande di sostegno ai fini
di favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole lucane
operanti nel settore dell'allevamento del coniglio da carne.
In Basilicata l'allevamento del coniglio da carne
comprende 12.450 fori fattrici per complessivi 700.000 conigli macellati l'anno,
circa, ed una produzione lorda vendibile di circa 3 milioni di euro. Essa
interessa essenzialmente il comune di Irsina (5.000 fori fattrici), Rotonda
(1.100 fori fattrici), Valsinni (1.100 fori fattrici), Avigliano (900 fori
fattrici), oltre altri venti comuni sparsi su tutto il territorio regionale.
"Trattasi di una serie di agricoltori avveduti e moderni - ha detto Nicola
Minichino, vice presidente regionale della Copagri di Basilicata - che in
tali comuni hanno determinato un'imprenditoria agricola dinamica, capace di
stare sul mercato, capace di trovare soluzioni alternative all'agricoltura
tradizionale. Ma purtroppo - fa notare l'esponente di categoria - il radicale
mutamento degli stili di vita e di
consumo dei prodotti alimentari da parte delle famiglie italiane, insieme ad
una minore propensione all'acquisto di alimenti freschi a favore di quelli
congelati, nonché l'aumento costante delle importazioni agricole che impongono
ai produttori un progressivo adeguamento dell'organizzazione aziendale non
facilmente realizzabile ha determinato grandi difficoltà a collocare sul
mercato la produzione nazionale e regionale
che spesso risulta invenduta. Inoltre - ha concluso Minichino - si
registra un forte aumento dei costi degli alimenti in particolare che
determinano conseguenti incrementi dei costi di produzione, tenendo presente
inoltre che un costo di produzione di circa 1,80 euro al Kg ed un prezzo di
vendita dei conigli da macello di 1,50
euro al Kg, con una perdita per gli allevatori di 0,30 euro al kg."
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