Tursi – Edificante racconto di uomini e lupi, in una zona dove, al contrario di quanto comunemente si crede, gli avvistamenti non mancano e dove può capitare di vivere un’avventura cara a Jack London. Nel caso, si badi alla congiunzione che separa al contempo, per definire tipologie di protagonisti uniti nella variegata campagna tursitana, in località Caprarico Vallo, sulla sponda destra dell'Agri, ma divisi dal ruolo di occasionali carnefici e di predestinate vittime, ancorché protette dalle norme in vigore, per tutelare le razze animali in via di accertata estinzione. Non che l'incontro fosse voluto, nel primo pomeriggio di domenica scorsa, da una decina di espertissimi cacciatori del luogo impegnati in una battuta al cinghiale, coordinata dal quarantunenne Lazzaro Di Noia, caposquadra del distretto n. 2 dell'Atc (B) di Montalbano Jonico, sembrando invece "un’uscita come tante che si susseguono, in un territorio ricco di selvaggina praticamente da sempre". Avvistato l'ungulato, i circa quindici cani addestrati hanno fatto la loro parte, accerchiando con i rispettivi padroni l'enorme preda. Richiamati dall'insistito abbaiare canino, alterato e furiosamente sofferente, tra i primi si sono avvicinati Giuseppe Lapolla, 46 anni, e Antonio Cantarella, 60, i quali si sono trovati di fronte "con chiarezza indubitabile, due stupendi esemplari di lupi adulti, a distanza utilissima, praticamente a meno di trenta metri, dalla quale è difficile sbagliare, volendolo, anche se principianti". Al loro fianco, immobili, il suino selvatico e un cane ferito al torace in una pozza di sangue per terra. Si è originato, insomma, quell'attimo nel quale gli sguardi si incrociano, i pensieri si accavallano e la confusione aumenta. Sono arrivati poi il cinquantasettenne Antonio Tauro, Salvatore Salerno, 48 anni, e il coetaneo Vincenzo Rondinelli, mentre gli altri cacciatori si tenevano lontani e titubanti, non avendo ancora compreso l'accaduto. I lupi, intanto, ne hanno approfittato, fuggendo istintivamente, ma in direzione opposta. "Poi si sono fermati, quasi avessero avuto un ripensamento, emettendo tristi ululati, diremmo quasi di lamento, e abbiamo capito subito che avrebbero voluto riunirsi, pur mantenendosi sempre a fatale distanza e non mostrando segni di ostilità, mai. Noi li abbiamo osservati e siamo stati, come dire, ricambiati. Quindi ci hanno provato, ripassandoci davanti e riguadagnando la fitta boscaglia". Si chiude così il resoconto dell'affiatato gruppo, di sera nella piazza, come un tempo usava narrare le proprie gesta, socializzando l'esperienza che diventava patrimonio di tutti gli astanti. "E' stato bello. Il rispetto per l'ambiente è anche questo, rispettare la vita e le sue regole che informano la coscienza di ciascuno". Per la cronaca, il cane di razza “segugio muro-focato” di Cantarella è in cura veterinaria, e con un costoso trattamento farmacologico se la caverà certamente, mentre il grande cinghiale di oltre un quintale e mezzo, pur colpito e ferito, è riuscito a spostarsi nell’ambito di caccia limitrofo, tra i colpi di un altro gruppo di seguaci di Diana, finendo in seguito sulla loro tavola. “Piccola beffa della selvaggina, ma per una volta siamo davvero contenti che sia andata così”, ammettono tutti. Salvatore Verde
|