A Tursi "Il
Dizionario del brigantaggio lucano dell'Ottocento (Briganti - Manutengoli.
Fautori/Oppositori)" dello storico
pisticcese Dino (Berardino) D'Angella
È
stato presentato domenica sera, verso le ore 19, nella sede della Società operaia di mutuo soccorso
di Tursi, il"Il Dizionario del brigantaggio lucano
dell'Ottocento (Briganti - Manutengoli. Fautori/Oppositori)"
di Dino (Berardino) D'Angella.
Nella storica sala dell'associazione, nella suggestiva piazza Plebiscito dell'antico
rione San Filippo, una platea raccolta e attenta, che annoverava tra i presenti
numerosi esponenti di altre associazioni, ma nessuno delle istituzioni locali,
ha seguito i lavori che hanno visto protagonisti tra gli altri, il docente
Antonio Romano, per un'introduzione dell'opera, e lo stesso autore pisticcese,
"affermato storico, saggista e meridionalista. Un'istituzione", come l'ha
definito Antonio Rondinelli, docente dell'Istituto comprensivo "Albino Pierro",
coordinatore della serata.
Dopo i saluti della giovane vice-presidente della
Società operaia, Marica Cuccarese, e del presidente dell'associazione "Non solo
58",
promotore dell'appuntamento, Nuccio Mormando, la parola è passata al prof.
Romano, che ha tracciato un collegamento tra la situazione italiana subito dopo
l'Unità di metà Ottocento e quella attuale, dove il potere viene gestito male ed i fenomeni
di corruzione e clientelismo rischiano di fomentare una rivolta sociale come al
tempo dei briganti. "Perché la storia l'hanno scritta i vincitori - dice Romano
- e lo Stato, ieri come oggi, si mostra forte con i deboli e debole con i
forti, attuando trattamenti iniqui che rischiano di creare una violenta
risposta sociale, proprio come era il brigantaggio verso lo Stato centrale a
metà Ottocento".
Affermazioni forti, che hanno trovato ampi consensi tra la
platea che non ha lesinato applausi durante e al termine del suo intervento.
Romano ha proseguito la disanima dell'opera, lodando il lavoro svolto
dall'autore nel colmare un vuoto della storia locale che si palesa ogni qual
volta si interroga un ragazzo sugli avvenimenti storici contemporanei della
propria regione. Sulla stessa scia ha proseguito l'ex preside D'Angella, il
quale ha illustrato il "dizionario" con l'ausilio di foto sul tema per troppo
tempo "dimenticato" dagli storici. Tutti i convenuti, infatti, hanno confermato
come fosse paradossale che un evento che ha causato più morti dell'Unità
nazionale stessa, sia stato per decenni ridotto a fenomeno criminale del Meridione
e riassunto nella maggior parte dei testi scolastici in poche, sterili righe. Il
maturo studioso ha poi evidenziato l'importanza che la cultura riveste nella
vita dell'uomo, "perché se vogliamo sperare di uscire dalla crisi dei nostri
giorni dobbiamo investire e credere nella cultura, e non tagliare fondi a
questa".
Interventi mirati e forti, quasi a muovere un sillogismo tra passato e
presente, per cercare di non ridurre la storia ad una materia di sole nozioni
da memorizzare. La storia, in realtà serve per capire la nostra realtà attuale
e per tentare di non rifare gli errori del passato, per avere, o per lo meno sperare
in un futuro migliore. Serate come questa non possono che far bene alla
collettività che dovrebbe, tuttavia, mostrare più interesse verso tali
iniziative culturali, lodevoli sia per la dedizione con cui vengono organizzati
sia per gli argomenti e gli ospiti che li trattano. Perché in fondo, nella
vita, non si finisce mai di imparare.
Salvatore
Cesareo
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