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Platone
Cento fusti di scorie a Pisticci, calanchi di Tursi e sul Pollino
mercoledì 16 settembre 2009
Cento fusti di scorie a Pisticci, calanchi di Tursi e sul Pollino di GIOVANNI RIVELLI (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Ufficialmente, alcune sono attivtà d'indagine, altri sono programmi di ricerca scientifica e i finanziamenti arrivano da lì. Ma in Basilicata si starebbero cercando rifiuti, «fusti», utilizzando anche i satelliti, con l'impegno, su un versante (quello ufficiale delle indagini) dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), sull'altro (quello della «ricerca scientifica) di aziende iperspecializzate che rientrano nei programmi dell'Agenzia Spaziale Italiana, l'Asi, una «i» in meno dell'Aisi, l'Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, che pure di questa partita si starebbe, in modo molto discreto, interessando. E se le ricerche fatte dall'Ingv avrebbero genericamente indicato la necessità di procedere in modo più sistematico sul territorio, quelle fatte dall'alto del satellite - a quanto rivela una fonte riservata alla Gazzetta - avrebbero individuato una serie di «siti da approfondire» in particolare nell'area di Pisticci (più a sud di quella di Coste della Cretagna, ma in una zona che ha un nome simile), nella zona dei Calanchi di Tursi e in una «galleria», al di sotto del Pollino.
Gli accertamenti (almeno a quanto è stato possibile sapere) non sono stati approfonditi sui singoli luoghi, ma hanno utilizzato solo delle tecnologie di «sondaggio». Quelli fatti dall'Ingv hanno sfruttato tecniche magnetometriche, misurando, con una sonda a bordo di elicotteri che hanno sorvolato alcune aree della regione, le alterazioni del campo magnetico terrestre dovute alla presenza di masse ferrose. Se c'erano fusti (in particolare i 100 fusti di cui parlò il pentito) i valori sarebbero risultati alterati.
«In quegli accertamenti - dice Marco Marchetti della sezione Geomagnetismo, Aeronomia e Geofisica Ambientale dell'Ingv - non trovammo nulla, ma lavorammo solo su alcuni punti che ci furono indicati. Per fare un lavoro completo, visto anche che le parole del pentito stanno trovando riscontro, bisognerebbe battere il territorio a tappeto, proseguendo con la stessa metodologia». All'Invg nulla più. «Non so se altri hanno fatto altre ricerche» aggiunge Marchetti, che poi, a una domanda specifica, ammette: «Del Pollino ne ho sentito parlare anche io, della possibilità che potrebbero esserci delle vecchie cave in cui qualcosa è finito».
Ma la tecnologia utilizzata dall'Ingv consente di esplorare fino a 8/10 metri nel sottosuolo e lì si ipotizzano profondità superiori. In quelle zone si è cercato di esplorare da molto più alto. Ufficialmente si sono testate nuove sonde e nuovi software «ma qualcuno di apparati dello Stato - spiega la fonte riservata alla Gazzetta - ci ha detto su quali porzioni di territorio fare questa sperimentazione». E sarebbero emersi i «siti da approfondire». Anche in questo caso, non si parla di radioattività ma di masse anomale nel terreno o scavi per i quali non risulta alcuna giustificazione. La ricerca sarebbe stata condotta utilizzando l'infrarosso termico, facendo una analisi dello spettro del territorio e monitorandone le irregolarità.
Nei siti individuati, insomma, qualcosa è successo, ma potrebbe trattarsi di un sondaggio geologico non registrato, di un interramento di rifiuti «normali», o anche di una presenza archeologica. E tra i tre siti, se quello nei pressi di Pisticci solletica più l'attenzione, quello sul Pollino sarebbe il più problematico. Se, infatti, la grande profondità attenuerebbe i danni, renderebbe anche più difficile eventuali attività di accertamento e bonifica.