Nicola
Marino denuncia la rischiosità della discarica comprensoriale
di Colobraro, chiusa
dal 14 gennaio. La Comunità montana Basso Sinni replica.
Colobraro
- "Non il maltempo del 13 gennaio e la concomitante frana (da noi
annotata già nel 2005) sono eccezionali, ma l'azzardo di
ubicare la discarica in quel luogo a rischio idrogeologico. Quello ha
causato il pericolo di un disastro ambientale e la chiusura
temporanea del sito, disposta d'urgenza dall'Amministrazione
provinciale di Matera. Il prossimo ripristino sarà comunque a
termine, perché i problemi si riproporranno, altro che
ampliamento della stessa". È diretto e documentato Nicola
Marino, noto
imprenditore ortofrutticolo dell'agro "Finata", anche a nome di
uno spontaneo comitato di cittadini. Ne fanno parte i possessori di
quasi mille ettari di terreni viciniori. In data 18 dicembre, loro
hanno fatto eseguire dal geologo pugliese Pasquale
Lopresto una perizia
che contiene dure contestazioni. "Ci sono dubbi - aggiunge Marino
- di coerenza alle norme, di idoneità del sito, di adeguata
progettazione e di ottimale finitura che qualcuno dovrebbe dipanare.
Se fosse opera di un privato cosa sarebbe accaduto?". Perciò
ha interessato Procura della Repubblica, uffici ambiente di Provincia
e Regione, Corpo forestale dello Stato, Asl di Montalbano Jonico e
Matera e il Noe dei Carabinieri e l'Agenzia regionale per la
protezione dell'ambiente di Basilicata. Da fotografie datate rileva
"la lacerazione dei sottostanti teloni protettivi staccati in
alcune parti, la continua fuoriuscita di enormi quantitativi di
percolato (con quali danni?) e l'incerta estrazione del biogas".
La
vicenda dell'impianto (a pochi metri dal fosso Polacco, che sfocia
nel fiume Sinni) e dell'annessa discarica (in luogo calanchivo
ripidissimo) per la raccolta, selezione e trattamento di rifiuti
solidi urbani realizzata dalla Comunità montana Basso Sinni di
Tursi, nasce alla fine degli anni Novanta, di fronte all'emergenza
rifiuti e per offrire una soluzione comprensoriale. L'ente
comunitario (con la ideazione, progettazione, realizzazione e
"gestione"), la colloca in contrada Monticello di Colobraro, al
confine con la zona Finata di Tursi. Da un triennio circa i comuni
conferiscono i rifiuti, percorrendo i mezzi il malridotto argine
torrentizio. Ai sei municipi della Comunità montana (con Nova
Siri, Rotondella, San Giorgio Lucano e Valsinni), si sono aggiunti
Gorgoglione, Montalbano Jonico, Policoro, Scanzano Jonico. Quello del
mese scorso, con il riversamento abbondante non solo di percolato nel
sottostante canalone, che porta nel Torrente Confino e confluisce
anch'esso nel Sinni, arriva dopo altri incidenti (furti, incendi
enormi "da probabile autocombustione" e fuoriuscita del liquame).
"Si sfiora il paradosso nella scorsa estate, con la richiesta della
Ecoland snc di Policoro di costruire nei pressi un'altra discarica
di rifiuti speciali, per adesso bloccata".
Per
Nicola Castronuovo,
ingegnere responsabile dell'area tecnica dell'ente comunitario,
invece, "tutto è controllato dalle autorità preposte,
Provincia, Arpab, Noe, con il conferimento del percolato alla
Tecnoparco. L'impianto e la discarica sono tra le più
ecocompatibili in giro e il rifiuto interno integra la struttura
stessa. La riapriremo presto, attendiamo il bel tempo per
intervenire".
Intanto,
Marino con l'avv. Giampaolo
Sechi di Bari ha già
depositato gli atti al Tribunale di Matera. A fronte di documenti,
perizie foto e atti ufficiali, datati e sottoscritti, facendo salva
la buona fede di tutti, è chiaro che qualcuno non dice (tutta)
la verità. Si tratta di capire chi e, soprattutto, perché.
Salvatore
Verde - Dal
quotidiano LA GAZZETTA
DEL MEZZOGIORNO
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