Da Tursi a
Herat in Afghanistan, tre giovani militari tursitani si ritrovano
Partire da
Tursi e ritrovarsi in Afghanistan, ma non come turisti. È accaduto a Herat a
tre giovani militari tursitani: il sergente Luigi Lonigro, 35 anni, Francesco
Quinto, 34, e il trentaduenne Antonio Parziale.
Che ci ha fatto sapere: "Erano
anni che non ci vedevamo e neppure in paese ci frequentavamo spesso. Invece, il
destino ci ha fatto incrociare qui, con grande sorpresa e gioia fraterna e
cameratesca. Se di Francesco sapevo, non così per Luigi, che non vedevo da
tantissimo tempo ed è stata davvero una cosa imprevista". Herat è un luogo
operativo per il contingente italiano, in un contesto interforze ancora di
assoluta pericolosità, come dimostrano le cronache anche recenti di attacchi,
scontri e attentati. Forte il loro legame con la terra di origine, agevolato da
internet e facebook, tramite il quale c'è stato il contatto, e dal sito di
informazione locale Tursitani.it, "da noi sempre seguito", hanno dichiarato.
Lonigro presta servizio a Viterbo nel Reggimento Aves (l'aviazione dell'esercito)
e ha trascorso un periodo di 3 mesi ad Herat come meccanico e collaudatore di
elicotteri, prima di rientrare in Italia da una decina di giorni, per un
periodo di meritato riposo. Assegnato a Torino nella Brigata alpina Taurinense,
Quinto è un veterano delle missioni all'estero e in Afghanistan in particolare,
dove è ritornato da quattro settimane e dovrà trascorrere un periodo di 6 mesi,
impiegato come segretario del Comandante della Brigata di sua appartenenza.
Quinto e Parziale, molto amici, si sono visti l'estate scorsa a Tursi e in
qualche modo si erano dati l'arrivederci, come poi si è verificato.
Parziale è
in servizio nel 1° Reggimento artiglieria da montagna a Fossano vicino Cuneo e
resterà un semestre ad Herat dove svolge servizi di vigilanza all'aeroporto
civile e militare, quale componente della Force Protection assieme
all'Aeronautica Militare. "Certo che sentiamo tanto la mancanza del paesello e
degli affetti, la nostra terra la portiamo sempre nel cuore ovunque - ci dicono
-. Non ci sentiamo occupanti nè superuomini. È una scelta di vita, il nostro
lavoro, che cerchiamo di svolgere al meglio onorando, non senza sacrifici, gli
impegni che il nostro Paese ha assunto a livello internazionale, perché, e
bisogna sempre ricordarlo, noi siamo in una missione di pace, nonostante
tutto".
Salvatore
Verde
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