Tursi- Grandissimo successo per l’87° Giro d’Italia nella storica attraversata del territorio tursitano. Si calcolano in alcune migliaia le persone che, lasciando deserto l’abitato, si sono distribuite lungo quasi tutti i quaranta chilometri, per salutare i corridori e la lunga carovana. Uno spettacolo nell’evento sportivo, che, già dal primo pomeriggio, ha fatto muovere intere famiglie. Tantissimi bambini e anziani, ma soprattutto donne e giovani, moltissimi dei quali colorati di rosa, dopo aver acquistato i gadgets ricordo, hanno assistito da vicino ad una corsa che mantiene ancora elevato ed intatto il suo interesse agonistico e il carico partecipativo ed emozionale. Non era mai accaduto che, proprio nel finale dell’appuntamento, la tensione della gara si affiancasse ad una vetrina in “mondovisione”. “Tutto si è svolto nel massimo della collaborazione, senza sbavature organizzative”, hanno commentato il sindaco Salvatore Caputo e l’assessore al turismo Francesco Ottomano, entrambi a ragione “pienamente soddisfatti dei risultati, dopo gli innumerevoli sforzi profusi”. Una folla enorme si è disciplinatamente schierata nei tratti stradali più congeniali al miglior colpo d’occhio, sistemandosi nell’attesa, tra i più vari commenti, vicino a striscioni e scritte per terra. Poi l’esplosione gioiosa del tifo allegro al passaggio del gruppo dei ciclisti; in un attimo si osservano le maglie colorate pensando a un nome, si crede di riconoscerlo, ma non è importante quanto il sancire l’unione di sensazioni antiche e di moderne sollecitazioni. Tutto si è mescolato nel colore delle tante auto di accompagnamento, delle forze dell’ordine e dei motociclisti, e nel rumore degli elicotteri, al sèguito dei professionisti del pedale. Soprattutto si è movimentato un paesaggio variegato e tra i più inusuali, animato come solo a una festa religiosa riesce di fare. Quanta esplosione di vita in questo set naturale di immagini multiformi: i lunari calanchi argillosi, fortemente in contrasto con il verde della campagna coltivata, i famosi aranceti dei “giardini”, i giallognoli burroni franosi della “timpa” arenaria della Rabatana, a strapiombo sui canaloni torrentizi e sotto il colle della Madonna di Anglona, immortalati nei versi sfiorati dal Nobel mancato di Pierro. Non importa se è durato poco, come tutte le cose belle che fuggono. Giusto il tempo per capire la fatica di uno sport popolare e amato, per liberarsi in aperta campagna di un urlo di incitamento a lungo represso, per sorridere e abbracciare stretto il proprio figlio, per una volta insieme e lontani dalla televisione, ma dentro di essa. Ancor più per sperare e credere nelle mille risorse di un territorio, se opportunamente attrezzato e valorizzato. Nel futuro volgere del “giro”, se veramente tale, ci sarà un ritorno.
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