LA CELEBRAZIONE DEL
IV NOVEMBRE
Nel
novantesimo anniversario della fine del primo conflitto mondiale, per rendere
omaggio a tutte le vittime di guerra e per festeggiare le Forze Armate, con i
sentimenti di affetto e con l'ufficialità che sempre meritano da parte della
società civile in uno stato libero e democratico, si è svolta a Tursi la
cerimonia della ricorrenza del 4 Novembre. In tale giorno del 1918, infatti, si
firmò l'armistizio tra l'Austria e la
Germania, facenti parte degli imperi soccombenti del centro Europa, e l'Italia,
che vinse la Grande Guerra unitamente alla Francia e
all'Inghilterra. Si completava così il programma risorgimentale di
riunificazione del Paese, con la liberazione delle terre irredente del
Nord-Est, ma il prezzo di giovani vite spezzate fu elevatissimo: alcune
centinaia di migliaia di soldati non fecero ritorno a casa e trovarono la
morte, dopo aver combattuto un conflitto prevalentemente di posizione al
fronte, in trincea e tra reticolati, e patito supplizi nei campi di prigionia.
Una
lapide collocata nel centro storico di piazza Plebiscito ricorda tutti i nomi e
cognomi e i gradi militari dei caduti tursitani della guerra del 1915-1918,
mentre un monumento al Milite ignoto su un cippo marmoreo, eretto negli anni
Settanta e ubicato nella centralissima grande piazza Maria Santissima di
Anglona, li ripropone unitamente a quelli deceduti durante la
Seconda guerra mondiale. Per la gloria italiana, il tributo di sangue offerto
e subìto dalla città della Diocesi e della Rabatana è stato complessivamente di
99 uomini in uniforme: 59 (2 ufficiali, 2 sottufficiali e 54 soldati) nella
seconda decade del Novecento e 40 (1 ufficiale, 2 sottufficiali, 3 marinai e 34
soldati) nella terribile sventura nazifascista del 1940-1945. Per onorare la
memoria condivisa di tanto sacrificio umano, riattualizzandone il valore del
messaggio di conquistata libertà e di democrazia, l'amministrazione comunale ha
organizzato una solenne ma sostanzialmente sobria ed intensa cerimonia nella
mattinata, con la partecipazione delle massime autorità civili, militari e
delle variegate associazioni di volontariato, unitamente ad alcune scolaresche
con insegnanti e professori in rappresentanza di tutti gli ordini scolastici
statali presenti sul territorio (dai giovani dell'Itcgt "M. Capitolo" ai
ragazzi e ai bambini dell'Istituto comprensivo "A. Pierro", con tutti gli
alunni della Scuola Secondaria di I Grado "S. Andrea Avellino", diversi della
scuola Primaria e la sezione unica della Scuola dell'Infanzia "C. Ayr" di via
L. Manara nel rione San Filippo Neri).
Dietro
il gonfalone del Comune, quelli della Società di mutuo soccorso, presieduta da Antonio Romano, e delle due
associazioni dei pensionati Anteas e Centro sociale anziani, presieduti
rispettivamente da Maurizio Agata e Filippo Digno, intervenuti per i
saluti. Erano pure presenti numerosi altri assessori e consiglieri comunali, i
carabinieri al comando del mar. Antonio
Aradeo, gli agenti della polizia municipale, con il ten. Giovanni Sanchirico, comandante f.f., esponenti della
Protezione civile e del neonato comitato femminile della Croce Rossa. Tutti
hanno sfilato su due ali, in verità con scarsissima presenza di
"pubblico", lungo viale Sant'Anna e via
Roma per raggiungere la cattedrale dell'Annunziata, dove il parroco don Battista Di Santo ha celebrato la
messa. Il sindaco Antonio Guida,
prima di ringraziare tutti i convenuti, ha deposto una corona di alloro ai
piedi del monumento, seguito dall'ottantottenne Rosa Padula con un mazzo di fiori (e il pensiero rivolto ai suoi
giovani tre fratelli uccisi al fronte) mentre la banda musicale di Valsinni
intonava le celebri note dell'Inno nazionale e delle marce cantate dai soldati,
tramandateci dalla tradizione, prima del "silenzio fuori ordinanza", suonato
dalla tromba di Valentino Favoino e
salutato da tutte le persone in divisa.
Breve
cerimonia replicata nel centro storico e tante foto ricordo ufficiali e di rito
non formale. Se è naturale che non ci siano più sopravvissuti alla Grande
Guerra, tuttavia, è ancora possibile avere la diretta testimonianza di coloro
che hanno vissuto nel periodo buio della Seconda guerra mondiale (non
necessariamente nei vari fronti opposti o a contato con il "nemico"). Solo per
capire, per non disperdere ma preservare un patrimonio di esperienze e di
ricordi, di un tempo così vicino a noi eppure tanto incredibilmente lontano
rispetto alle ultime generazioni.
Salvatore
Verde
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