La morte della giovane Carmela Padula nel torrente
Canale Confino, in zona Finata, tra Tursi e Colobraro
Tursi
(30 agosto 2010) - "È finita nel
peggiore dei modi e rappresenta una sconfitta per tutti, anche per le modalità
con le quali si è arrivati all'epilogo", commenta il sindaco Nuccio Labriola,
facendosi interprete di un diffuso sentimento popolare, e preannunciando il
lutto cittadino nel giorno delle esequie.
La tragica vicenda di Carmela Padula, giovane ventottenne
tursitana, scomparsa nel pomeriggio di venerdì 6 agosto, segna in profondità
l'anima collettiva dell'intera comunità e soprattutto dei genitori, Domenico
Padula e Laura Di Matteo, e della sorella maggiore Luigina, straziati dal più
innaturale dei dolori. Che già li aveva duramente colpiti lo scorso mese di
marzo con la morte in un solitario incidente stradale del primogenito
Giovanniandrea, prossimo alla laurea in medicina, sulla strada di ritorno da
San Giovanni Rotondo.
La
ragazza è stata ritrovata nella mattinata di oggi (lunedì), verso le ore 10,45
dal noto imprenditore agricolo Raffaele Breglia. Il cinquantacinquenne
tursitano, residente a Rotondella, era in compagnia dei figli quando ha
avvistato un corpo. La forma cadaverica giaceva nel letto del torrente asciutto
denominato Canale Confino, che separa i territori di Tursi e Colobraro, in
località Finata, esattamente vicino alle masserie Breglia e Marino. L'uomo ha
subito dato l'allarme.
Sul posto sono arrivati prontamente gli agenti locali
della Polizia municipale e dei comuni viciniori, i Vigili del Fuoco e i
carabinieri di Policoro, unitamente agli uomini della scientifica, tutti al
comando del capitano Fernando Carbone, responsabile delle operazioni e dei
rilievi anche video-fotografici di rito. Annunziata Cazzetta, sostituto procuratore
del tribunale di Matera, ha poi disposto la traslazione della salma nel
cimitero di Tursi, e quindi all'ospedale di Policoro, dove probabilmente sarà eseguita l'autopsia in serata o la
massimo nella giornata di martedì. Solo allora sarà fissato il funerale, "in
forma privata" per volere del padre, che si è battuto fino allo stremo del
protagonismo genitoriale perché le ricerche continuassero.
Un primo
esame dei resti è stato effettuato verso le ore 12,30, da parte di Nicola
Simone, ufficiale sanitario del distretto di Tursi. Il corpo non presentava
evidenti segni di fratture, né ferite aperte ed era piuttosto rannicchiato, in
posizione semidistesa come a riposare all'ombra degli alberi e dei cespugli
soprastanti. L'avanzato stato di decomposizione e di parziale processo di
disidratazione e mummificazione, fa ritenere che il decesso sia collocabile tra i 15/20 giorni
prima.
Salvatore
Verde
La
tragedia della studentessa universitaria Carmela Padula, probabilmente
lasciatasi morire di stenti e ritrovata dopo 24 giorni in località Finata di
Tursi, nel Canale Confino, lascia tutti francamente sconcertati e addolorati.
Ora dovrebbe prevalere il silenzio rispettoso, verso una intera famiglia
devastata da una perdita immensa, che annichilisce e che solo una incrollabile
fede può far comprendere e sopportare. Il giallo misterioso dell'estate
tursitana si è rivelato nella sua terribile tinta del noir. Già verso
mezzogiorno l'intero paese, dove tutti o quasi sanno tutto degli altri, era a
lutto, palpabile nei volti, nelle posture e nei gesti. Si fa fatica a tacere le
urla e le imprecazioni, non soltanto dei familiari, ma anche dei semplici
cittadini. Adesso il ritornello è lo stesso, una sola domanda: perché mai le
ricerche sono state sospese così presto, appena quarantotto ore dopo? Forse
perché la ragazza era maggiorenne. Ma erano notorie e conclamate le condizioni
di precario equilibrio psichico della giovane, in cura terapeutica e
farmacologica. C'è un tempo per tutte le cose. Ma non si può non ricordare la
"credibilità" data all'avvistamento di Roseto Capo Spulico,vicina località in
provincia di Cosenza, ventennale luogo abituale delle vacanze estive della
famiglia Padula-Di Matteo. Si è trattato di un autentico depistaggio, sia pure
involontario. Né vale l'ipotesi delle ricerche "completate" sul territorio di
Tursi, tra Petto di Coppe e Santa Maria delle Vigne e Finata, appunto, quando
si sa bene che neppure un quarto della vasta zona è stata perlustrata, a
seguito di sospensioni anche notturne e di lunghi briefing. Com'è potuto
accadere che le unità cinofile, gli elicotteri e un esercito di volontari e di
agenti delle varie forze dell'ordine, in tutto oltre duecento cinquanta persone
si siano sbagliati? Anche in questo caso la statistica dei casi analoghi è
stata avvalorata: gran parte dei casi di ritrovamento avviene non lontano dal
luogo dell'ultimo avvistamento. E qui c'è l'impronta della scarpa.
Salvatore Verde
La tragica morte della ventottenne tursitana Carmela Padula, studentessa
universitaria di Lingue a Lecce, pone il problema delle fragilità umana,
dell'approccio familiare e sociale al disagio mentale e di una adeguata azione
di prevenzione e di cura, ma anche di una efficace organizzazione di
"protezione" civile, con il corollario della tempestività degli interventi e
del suo ottimale coordinamento. Qualcosa non ha funzionato a dovere in questa
circostanza. La giovane aveva un evidente bisogno disperato di aiuto, acuito
dopo la morte recente del fratello, e forse voleva essere cercata ma non
ritrovata. Troppe cose non ritornano. Non in ultimo, il luogo dove si è spenta
per sempre, un canalone alto mediamente un paio di metri dal quale è difficile
risalire. Scomparsa nel pomeriggio di venerdì, all'alba di sabato 7 agosto
erano stati uditi nelle vicinanze strani lamenti-litanie, poi un fugace avvistamento
a pochi centinaia di metri e altre lamentele. Perché non si è continuato?
Questa e altre domande meritano una risposta.
Salvatore Verde
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