La morte di Carmela Padula: eseguita martedì l'autopsia. Si attendono importanti verità
Tursi - Si è svolta nelle ore pomeridiane di ieri
(martedì) l'autopsia sul corpo della giovane Carmela Padula, scomparsa da casa
il pomeriggio di venerdì 6 agosto e ritrovata morta lunedì mattina, dopo
ventiquattro giorni (ma il decesso risalirebbe a oltre due settimane prima).
Il
cadavere, all'esterno privo di segni palesi di ferite e fratture, non era
affatto nascosto e, agli occhi dell'agricoltore Raffaele Breglia, l'avvistatore
che ha dato l'allarme, si presentava adagiato nel letto del canale Confino,
torrente (asciutto da settimane, per il gran caldo di stagione) che separa la
zona Finata di Tursi con il territorio di Colobraro. Disposta dal sostituto
procuratore Annunziata Cazzetta del Tribunale di Matera, la complessa perizia
necroscopica è stata eseguita nell'ospedale di Policoro dal prof.
Alessandro Dell'Erba,
docente associato di Medicina legale e
di Deontologia ed Etica medica all'Università di Bari. Verso le ore 14,
l'anatomopatologo ha prima verificato personalmente e con un'assistente il
luogo del ritrovamento, tuttavia compromesso dall'imbiancamento generalizzato
con la "calce viva", quale opera necessaria di disinfestazione ambientale.
Il
corpo della sfortunata ragazza giaceva semidisteso con addosso lo slip (ritrovato
martedì il pantaloncino nero), una scarpa di ginnastica (l'altra è stata
recuperata già lunedì a un centinaio di metri più a nord) e una maglietta scura
con scritte stampate sul davanti. Insomma, chiarezza massima su un vicenda che
molti dubbi solleva e conserva ancora, segnatamente per le ricerche,
volenterose ma scoordinate e troppo brevi, come lamentano ormai tutti, dal
sindaco al pensionato ottantenne, dalle giovani coetanee ai familiari
soprattutto, in stato di prostrazione massima.
Molte le domande, comunque, alle
quali la dissezione dovrà tentare di dare risposte (anche confermative), in via
prioritaria: luogo (se ci è arrivata da sola), data presumibile e modalità del
trapasso; come ha trascorso gli ultimi giorni di vita e accertamento di
ipotetiche forme di violenza subita. Ma su tutte la inequivocabile certezza
dell'identità della persona, per sgombrare il campo da ogni ragionevole dubbio,
come giustamente avanzato in modo sommesso anche dai familiari. A tal fine sarà
eseguita la prova del Dna, da reperti epatici (se ricavabili) oppure da
frammenti ossei, oltre alla rilevazione comparativa dell'impronta dentale. Per
tali esami di laboratorio occorrono alcuni giorni. L'esito potrebbe arrivare
già alla fine di questa settimana, mentre il funerale si potrà svolgere solo
dopo, ovviamente.
Salvatore
Verde
Carmela Padula aveva compiuto ventotto anni appena lo
scorso 16 giugno. Di famiglia cattolica e religiosa, si è sempre caratterizzata
per la sua notevole intelligenza e fragilità al contempo. Il padre Domenico
Padula, con sensibilità di poeta e musicista, ha tentato di farla seguire,
chiedendo pareri importanti e autorevoli agli specialisti. Prima a Perugia, dove
tuttora lavora la sorella trentunenne Luigina,
Carmela ultimamente si era trasferita all'Università di Lecce, per
proseguire gli studi di Lingue. La ragazza era in cura psichiatrica e
farmacologica, affetta
da evidenti disturbi psicologici certificati da anni, talvolta associati a
crisi mistico-religiose. Ma i problemi si sono accentuati con la morte prematura
del fratello Giovanniandrea (25/02/1977-25/3/2010), prossimo alla laurea in
medicina, avvenuta in un solitario incidente stradale a San Giovanni Rotondo.
Insomma, un caso umano e un quadro clinico di enormi problematiche, che avrebbe meritato ben altre
attenzioni nelle ricerche.
s.v.
Tursi -
Il decesso della ventottenne Carmela Padula è ormai affidato alla tecnica
investigativa scientifica e di laboratorio. Se il corpo "parlerà allo
specialista medico-legale, come si usa dire in gergo, l'esperienza insegna che
molte cose si chiariranno, altre forse rimarranno incerte e qualcuna resterà un
mistero, come sovente accade in situazioni simili. Anche se ogni ipotesi è al
vaglio degli inquirenti, sembra prevalere
l'orientamento di un volontario e sostanziale auto-sfinimento della ragazza,
probabilmente dopo aver vagato alcuni giorni nella stessa zona, considerando la
presenza di acqua e di frutteti intensivi e in produzione, utili alla
sopravvivenza per diverso tempo, se lo avesse voluto. Ma dove ha dormito di
notte? Se nel canalone, alto mediamente due-tre metri, la giovane ci sia
entrata per caso o per scelta è tutto da stabilire, volendosi escludere altre
congetture.
Di certo il luogo è frequentatissimo dalla fauna selvatica, in
particolare cinghiali e volpi, tordi e beccacce, oggetto di intensa attività
venatoria. Inoltre, neppure a trecento metri, insiste la grande masseria dei
Marino, dove parecchie donne sono state utilizzate ripetutamente nei campi di
coltivazione e raccolta. Eppure nessun istinto animale e nessuna persona si
sono accorti mai di nulla. Esattamente come le prime indagini, tutte
direzionate nella notte tra venerdì 6 agosto e sabato verso le zone Petto di
Coppe e Santa Maria delle Vigne, quindi nella Finata (effettivamente poco
distante dall'attuale ritrovamento del cadavere). Anche perché il padre Domenico Padula aveva
confermato decisamente la bontà delle tracce individuate nonostante il buio,
prima dalla Polizia municipale di Tursi e poi dal noto imprenditore agricolo
Giambattista Breglia. Le impronte delle scarpe rilevate erano nitide e
identiche durante il percorso a scendere e sono poi risultate appartenenti
davvero alla ragazza. Altra stranezza di quel sabato 7 agosto, il canale Confino
è stato battuto da volontari e non c'era nulla, di sicuro. Ma poi le ricerche
sono state sospese.
Salvatore
Verde
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