La storia recente di Egidio e Filomena che hanno rischiato
di morire per un fulmine dentro casa
Un giornalista, un corrispondente, un inviato o qualsiasi appassionato
di scrittura o, semplicemente, chi dotato di un minimo di sentimento non può far
altro che accogliere lo sfogo di una giovane coppia e soprattutto quello di una
giovane mamma, che nei momenti più difficile si rivela il sesso più forte e deciso.
Ed io, nel momento di una così mostrata indifferenza degli addetti, non faccio
altro che raccogliere la loro testimonianza con la triste visione delle foto
sull'accaduto. "Noi siamo Egidio Costanza e Filomena Cascini. Viviamo in una
contrada del comune di Latronico, precisamente ad Agromonte Mileo. Ci siamo
sposati cinque anni fa. I sacrifici per mettere su una casa sono stati tanti,
ma pian piano ce l'abbiamo fatta. Dopo due anni di matrimonio è nato Aaron,
l'amore della nostra vita. Un bimbo allegro, vivace e simpatico. Conduciamo una
vita normale, intrisa di sacrificio. Lavoriamo entrambi, senza un lavoro sicuro
e come tanti altri si fa fatica ad arrivare alla fine del mese, per non parlare
del mutuo che grava sulla nostre spalle. Tutto questo fino a qualche giorno fa
quando una ‘maledettisima' sera ci è capitato quello che mai potevamo credere
potesse accadere. Mio marito Egidio lavorava, mi trovavo in casa con due mie
amiche, Paola P. e Alexandra L., pioveva tanto, c'era un forte temporale, lampi
e tuoni all'impazzata. Noi eravamo vicino al fuoco a chiacchierare, Aaron
dormiva sul divano.
Erano quasi le 23,00 quando un boato fortissimo ci
distoglie dai nostri discorsi e appena dopo segue l'interruzione dell'energia
elettrica sia in casa che all'esterno. Lo spavento è stato tanto ma mai a
pensare che quello che stava succedendo fosse di una gravità inaudita. Eravamo
al buio, il bambino si mette ad urlare per lo spavento e, mentre mi avvicino al
divano per poterlo prendere in braccio noto che in cucina c'erano delle
scintille che si estendevano lunga tutta la stanza. Lì mi sono spaventata
tanto. Ho capito che c'era una sola cosa da fare: uscire immediatamente
dall'abitato, scappare! Non ho pensato a nulla, ho urlato alle mie amiche di
uscire immediatamente dalla casa. Ci siamo messe a correre per le scale al
buio, tenendo a precisare che ci sono più di ottanta gradini e col bambino, in
preda al panico, che urlava "mamma aiuto!". Mi sentivo impotente, oltre che a
scappare non sapevo cosa altro fare. Arrivati giù sulla strada urliamo per
chiedere aiuto ai vicini. La solidarietà è immediata. Accorrono quasi tutti.
Lascio in custodia il bimbo ad una signora ed in compagnia con un'altra provo a
risalire in casa con l'ausilio di una candela per vedere cosa stesse accadendo.
Ma arrivati sull'ingresso non si poteva andare oltre!
C'era fumo dappertutto.
Non si riusciva proprio ad entrare perchè impossibile respirare. Mi sentivo
morire, la paura di perdere tutto ciò che in tanti anni avevamo costruito con
tanti sacrifici era tanta. Telefoniamo i vigili del fuoco, telefono anche mio
marito Egidio (turnista in una stazione di servizio come barista-cameriere) per
farlo rientrare subito in Agromonte. C'era maltempo ed i soccorsi ancora non
giungevano. Mentre aspettiamo, impotenti, finalmente arriva mio marito che va
subito a chiudere l'erogazione del metano per evitare il peggio. E, finalmente
arrivano i soccorsi. Erano in tanti ed insieme ad Egidio salgono ed iniziano a spegnere
le fiamme cercando di salvare il salvabile. Salgono e scendono ininterrottamente
per le scale ma nessuno mi informa di come stanno realmente le cose dentro casa.
Mi sembrava di vivere in un incubo!
Dopo una buona mezz'ora scende Egidio. Dal
suo volto, la sua espressione comprendo subito che su in casa era successo un
disastro. In lacrime insisto per salire anch'io. Cercano di trattenermi ma poi
la
disperazione è così tanta che mi lasciano andare. Lo spettacolo che mi si presenta
è a dir poco sconvolgente! Tutto fumo, tutto nero. Non si riconosceva più nulla
e c'era l'acqua erogata dai pompieri dappertutto! Mi faccio forza e guardo
all'interno della cucina dove è stato il punto in cui si è sviluppato l'incendio. Niente! Solo macerie! Tutto distrutto! Tutto finito
in fumo. Una cucina bellissima polverizzata da un fulmine! Si un fulmine entrato
dentro casa! Una cosa impensabile, soprattutto perchè siamo nel 2013. Tengo a
precisare che nella zona in cui viviamo non esistono parafulmini, a dir poco
una cosa vergognosa! Qualche autorità ci ha informato che ve ne è uno sul campanile
della chiesa ma che non copre tutte le altre zone, quindi insufficiente!
E il
nostro abitato ricade proprio in una di queste zone non protette. Non siamo
pure noi cittadini da proteggere da queste calamità naturali? Abbiamo chiesto
ed invitato più volte il sindaco di Latronico a casa nostra per fargli, non
dico partecipe ma prendere visione a cosa si va incontronel temporeggiare a non installare un parafulmine! Oltre al sindaco nessuno sia
delle autorità che altri responsabili o addetti si è fatto vivo per un sopralluogo!
A quanto pare c'erano e ci sono a tutt'oggi altri impegni più urgenti che pensare
ad una famiglia, con un bimbo piccolo, rimasti in mezzo a una strada! Io e mio
marito attualmente siamo costretti a vivere separatamente perchè la nostra casa è divenuta invivibile. Bisogna ricominciare tutto daccapo! Sempre
col mutuo vecchio sulle spalle e chiedendoci: chi ci paga i danni di tutto questo?
Chiedo aiuto a chi leggerà il nostro grido di dolore perchè, con tutto il rispetto
verso gli animali, oggi fa più eco se un cane riceve un calcio e non se una
famiglia che ha rischiato di perdere la vita e attualmente si trova in mezzo
ad una strada. L'unica cosa che posso dire, o promessa che posso fare, è al mio
figlio Aaron. Mamma e papà faranno di tutto per potergli permettere di
ritornare a vivere nella sua casa, con i suoi giochini e rientrare anche a
frequentare la scuola dell'infanzia ritrovando tutti i suoi amichetti. Questo
ci tocca fare in una regione dove le autorità sono assenti! Ci tocca rimboccare
le maniche e ricominciare da sotto lo zero e come in questi casi bisogna dire ‘aiutati
che Dio ti aiuta'. Non è un caso che a mio figlio abbiamo dato il nome di
Aaron!
Tutto questo accaduto il 14 gennaio!" Questo lo sfogo pienamente
"giustificato" e compreso di una giovane mamma del Sud. Di quella giovane donna
del Sud che non ha voluto emigrare con la cesta di arance per il Nord (come
cantava Bruno Lauzi in una delle sue meravigliose liriche), per rimanere
aggrappata alla sua terra. In quella parte del Sud dove, nel 2013, ci sono
ancora "popoli dimenticati"! Di quella parte del Sud che serve solo a fornire
idrocarburi, acqua ed energia elettrica allo Stato. Di quella parte del Sud
dove morire non conta niente, figuriamoci per via di un fulmine! Allora
qualsiasi addetto di stampa o reporter non può far nulla se non scrivere con le
lacrime e fotografare attraverso l'iride di una grande donna del Sud!
Salvatore Di Gregorio
(da "Il Quotiodiano della Basilicata")
|