La stranezza degli incendi tursitani, da domenica a giovedì
Se il vasto incendio
tursitano si attenua, le polemiche invece divampano. Quanto sta succedendo a
Tursi è davvero ai limiti della sopportazione e coinvolge le istituzioni
preposte, la popolazione e gli addetti alle operazioni di spegnimento.
A
memoria non si ricorda un simile precedente. Proviamo a rinverdire l'esperienza
di questi ultimi giorni. È davvero un mistero come sia potuto accadere che un
piccolo incendio, al momento della segnalazioni era appena di 5-6 metri quadrati, si sia
trasformato in uno dei più estesi e gravi attentati al locale patrimonio
boschivo.
Appiccato il fuoco con anonima volontarietà, intorno a mezzogiorno di
domenica scorsa, nella località Ponte di Murco, in una delle tante discariche
abusive che costellano con malignità il territorio di Tursi, le fiamme si sono
presto estese alle altre contrade (Serre, Manche, Sammaselle), addirittura fino
ad avvicinarsi a meno di cinquecento metri dalle abitazioni e a duecento dal
cimitero comunale. Cinque ettari andati in fumo la domenica, ma le fiamme
resuscitano mercoledì e si sviluppano ancora con maggiore furia distruttiva,
altro incendio e altri danni giovedì.
La gente più esposta, e quella interessata
ai terreni di proprietà, è allarmata, stanca, preoccupata, anche arrabbiata. Si
monitora il tutto dalla mattina alla sera, osservando il cielo e l'elevarsi o
meno delle colonne di fumo, oltre a direzionare l'orecchio sul rombo assordante
dei motori aerei. Si Tursi è proprio in allerta, ma impotente, solo i bambini
si divertono e tanto, pensando a un gioco degli adulti. Perfino i social
network fanno la loro parte, scambiano informazioni e lanciano appelli, si stimola
il controllo.
A caldo, tutti pensano al solito ignoto maniaco dei tronchi
arrosti, ma si fa strada pure l'ipotesi del fuoco lento, negli uliveti
soprattutto, in grado di "contenere i carboni anche per alcuni giorni prima di
sconquassare l'intero albero", dicono alcuni esperti. Si prova a capire come
meglio coordinare le decine di unità presenti (tra Protezione civile, Polizia
locale, operai dell'Area Programma Metapontino-Basso Sinni, volontari,
agenti del Corpo forestale dello Stato
dei Vigili del fuoco).
Gli elicotteri lavorano con grande perizia, ma vengono
chiamati, mandati via, poi richiamati e così via nei giorni successivi; il
primo canadair e arrivato solo domenica sera, mentre nel secondo incendio di
mercoledì è stato in azione ininterrottamente. I carabinieri e la Polizia
municipale hanno dei sospetti sul
piromane, ma le indagini pur accalorate non producono risultati.
Quello che
scricchiola è l'apparato complessivo, il sistema, perché qualcosa non ha
funzionato al massimo, pur facendo tutti quello che possono, lavorando con
scrupolo e senza correre pericoli, in zone impervie e non altrimenti
accessibili, certo svantaggiati dal vento, che prima ha soffiato verso il paese
e poi esattamente all'opposto. Manco il tempo di rifiatare e giovedì, appena
ieri, altre code di fumo e altro dispiegamento, insomma un film già visto.
Il
sindaco Giuseppe Labriola, tra lo sconfortato e la voglia di reagire, "per
senso di responsabilità e di stimolo", nella tarda mattinata ha avuto uno
scambio di idee sul da farsi con la vice comandante provinciale del CFS di
Matera, dott.ssa Mancuso. Nulla induce
al pessimismo, ma neppure all'ottimismo.
Salvatore Verde
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