Medaglia d'onore a Vincenzo Lasalandra e a tutti i deportati durante la II Guerra Mondiale
Ha avuto
esito positivo la segnalazione alla Presidenza della Repubblica Italiana, fatta
da Giovanni Lasalandra, farmacista tursitano residente in provincia di
Frosinone, affinché fosse riconosciuta la Medaglia d'onore per i deportati e
internati italiani nei lager nazisti al padre Vincenzo Lasalandra, deceduto nel
2008.
La cerimonia di consegna dell'onorificenza all'erede si è svolta lo
scorso mese di dicembre. Istituito con legge n. 296 del 27 dicembre 2006, tale
importante riconoscimento storico e civile è attribuibile a tutte le persone (e
per loro agli eredi) che hanno vissuto la drammatica esperienza della
deportazione tedesca e del lavoro coatto durante la guerra. Dunque, tutti i
cittadini italiani ancora in vita o deceduti, a quel tempo militari o civili
che hanno combattuto durante la seconda guerra mondiale finendo in prigionia,
deportati o internati dopo l'8 settembre 1943, hanno titolo perché la
decorazione sia consegnata.
Nel caso
specifico, dal verbale dell'interrogatorio redatto nel Distretto militare di
Potenza, risulta che Vincenzo Lasalandra (Tursi 28 marzo 1919 - 04 febbraio 2007) fu
chiamato alle armi il 3 aprile 1939, prestò servizio alla frontiera Jugoslava,
come "conducente quadrupede" e poi fatto prigioniero il 9 settembre 1943,
quindi trasferito a Francoforte, dove ha lavorato in una fabbrica siderurgica;
riuscì poi a fuggire con una quarantina di compagni, passando il Brennero il 30
maggio 1945, dopo aver camminato sempre a piedi in ore notturne.
Un piccolo
grande segnale di considerazione e rispetto da parte dello Stato e delle
istituzioni democratiche verso coloro che hanno duramente patito e pagato un
prezzo elevato perché la nazione fosse restituita alla sua tradizione di
libertà, democrazia e civiltà, quali valori fondanti e condivisi della nuova era
repubblicana. Messaggio attualissimo anche nel 150° dell'Unità d'Italia.
L'intera nazione non può e deve dimenticare gli errori di ieri per meglio
difendersi da quelli di oggi, caratterizzati soprattutto da tendenze disgregatrici
endogene.
Salvatore
Verde
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