Nuova farmacia a Tursi: la conferma a Panevino porterà al referendum comunale?
Una
raccolta di firme per la istituzione della seconda farmacia nell'abitato di
Tursi, movimenta la scena politica tursitana, affetta da una sorta torpore
dialettico, non certo addebitabile alla maggioranza consiliare scaturita da
un'unica lista nella competizione elettorale.
Ci ha pensato un comitato di
cittadini a rianimare l'opposizione esterna di centro-sinistra, riportando
all'attenzione del Consiglio comunale la istituzione della nuova farmacia. La
vicenda interessa molto l'opinione pubblica trasversalmente e rischia di avere
effetti imprevedibili. A oggi sembra che il decreto del Governo sia bloccato e
pertanto della seconda farmacia cittadina se ne potrà riparlare ancora, o
ritornando nell'assemblea consiliare, come chiedono i seicento cittadini
firmatari, oppure attraverso un referendum comunale, per il quale un gruppo di
promotori si è già attrezzato.
In sostanza, il decreto del Governo Monti aveva
mutato recentemente il rapporto con la popolazione locale in senso più
estensivo, di fatto allargando le condizioni perché anche nelle piccole realtà
come Tursi (che pure l'aveva oltre mezzo secolo fa) venisse obbligatoriamente
istituita un'altra farmacia. Il consiglio comunale, dopo vicende alterne,
evidenziando fratture forti anche tra gli stessi assessori e ribaltando la
decisione del 24 aprile della Giunta, ha deliberato il 25 settembre scorso (10 a favore 5 contrati) di
ubicarla nella frazione di Panevino,
distante 15 km
dall'abitato di Tursi e cinque da Policoro.
Il giovane portavoce del comitato,
Antonio Di Matteo, è soddisfatto del risultato raggiunto: "Abbiamo raccolto
601 firme di elettori in soli 13 giorni,
ne bastavano la metà per sottoporre la proposta all'organo elettivo competente,
che deve pronunciarsi entro i novanta giorni. Chiediamo di rettificare la
delibera e riportare la nuova farmacia nell'abitato, nella parte nord della
centralissima via Roma, al servizio dei popolati rioni Europa e Costa. La
battaglia continua". Intanto, la delicata questione ha prodotto effetti sullo
stesso Di Matteo, che si è dimesso nei giorni scorsi da ogni incarico dal MPA,
"partito inadeguato" nel quale ha militato di recente.
Sul piano politico e
giuridico, il sindaco Giuseppe Labriola, ha subito fatto sapere: "Porterò in
discussione l'argomento nei tempi previsti, superando le questioni
interpretative statutarie, e per opportunità (essendo cugino di Enrica Imma Camardo,
titolare della nota farmacia,
ndr), come è già accaduto, mi asterrò dalla seduta."
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