Per
valorizzare la Rabatana e il centro storico
deve prevalere una logica istituzionale di collaborazione e di crescita
"Evento Presepe" è stato sicuramente una
manifestazione rilevante che ha richiesto una notevole organizzazione, da parte
della Pro Loco con la collaborazione del Comune di Tursi e della Parrocchia
Cattedrale. La buona partecipazione di pubblico è un riscontro che avvalora
l'iniziativa, peraltro alla undicesima edizione. Riconosciuto tutto questo e
senza intenti polemici, con molta onestà intellettuale bisogna fare anche un
bilancio complessivo e più ampio, di ciò che avrebbe potuto e dovuto funzionare meglio.
Intanto, l'amara
constatazione di una forma di chiusura culturale che ha portato gli
organizzatori a non allargare il coinvolgimento, diretto o indiretto, agli
altri protagonisti della quotidiana rinascita della Rabatana (compreso
l'inspiegabile ridimensionamento di fatto dell'unica struttura turistica
esistente, come il Palazzo dei Poeti). Inoltre, la spiacevole sorpresa della
disponibilità degli stessi operatori artigianali, pure contattati ufficialmente, che poi è stata stranamente accantonata gli organizzatori. Di conseguenza è sembrata un'abnormità il
transennamento del giorno precedente (26 dicembre) per salire in Rabatana, dove
chi scrive ha da poco aperto un laboratorio artistico, avendo trovato praticamente
chiuse tutte le vie di accesso al locale. Nei due giorni della manifestazione
(27 e 28 dicembre), in particolare, il flusso di persone del "Presepe vivente"
ha seguito un percorso unico, che ha volutamente escluso tutte le poche attività
presenti nell'antico borgo (a maggior ragione non capisco perché, lo ribadisco,
dopo essere stata contattata e mi ero resa disponibile: era mia intenzione trasformare
il laboratorio in un luogo più antico, lavorando l'argilla tutto in costume,
spegnendo luci elettriche, usando
lanterne ecc...). Da qui il disappunto.
Non è chiaro, quindi, perché in un
evento di questo tipo non si sia potuto collaborare e non sia stata data
l'opportunità di far conoscere anche quei pochi, per ora, ritrovi produttivi e
artigianali, che si sono coraggiosamente presi l'onere (a proprie spese!) di
far rivivere tutti i giorni e non occasionalmente la Rabatana di Tursi. Certo,
a titolo personale e magari a fatica qualcuno era libero di deviare dal
percorso (magari dopo essere stato redarguito), e di raggiungerci, come è
accaduto. Appunto, qualcuno, ma non un transito programmato e inserito nella
logica della riscoperta dell'intero quartiere. Sono davvero meravigliata da
questi atteggiamenti di esclusione. Noi non avremmo tolto nulla all'evento,
anzi, se meglio orchestrata la cosa sarebbe stata un valore aggiunto e anche un
richiamo per eventi futuri, poiché credo che il borgo vivo sia più
attraente di una scenografia vuota.
E questo non è (stato) solo un mio pensiero,
ma pure quello delle poche persone che sono riuscite a passare gli
"sbarramenti". Quei pochi capitati per puro caso, non riuscivano a capire il perché
di tutta quella chiusura, senza parlare degli amici e parenti che, venendo a
trovarci, erano ostacolati da corde e poi, quando hanno insistito per poter
passare, sono stati "sgridati" dalle persone poste a indirizzare il percorso.
Nel caso che ci riguarda, segnalo che per arrivare al mio laboratorio sono
possibili quattro accessi, ebbene erano tutti "fuori limite", così anche per
quello di Salvatore Di Gregorio e per l'albergo Palazzo dei Poeti, al
quale hanno lasciato un solo ingresso libero. E non vale certo la questione
sicurezza, come qualcuno mi ha riferito, dicendomi che il passaggio da via
Manzoni era poco sicuro, perché il corteo di persone si è fatto passare al
limite del burrone senza illuminazione e sotto due edifici con pericolo di
crolli. Si resta davvero senza parole. Spero che in futuro ciò non si ripeta e
che prevalga la logica collaborativa e di apertura, che dia opportunità di
sviluppo a tutti gli attori sociali e alle (piccole e grandi) forze
imprenditoriali della comunità tursitana in Rabatana.
Maria Teresa
Prinzo
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