Tursi - Farà ritorno nel cimitero del paese natale,
probabilmente agli inizi della prossima settimana, la salma del tursitano Adolfo
Ferrara, 36 anni, maresciallo maggiore della Sicurpol genovese, ucciso
mercoledì mattina da un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo da un
delinquente, poi fuggito, durante un tentativo fallito di rapina, nel centro
storico del capoluogo ligure. Riposerà accanto alla madre Giuseppina Trani,
deceduta a 44 anni nel 1988, dopo un'inesorabile malattia. Lo hanno deciso i
tre fratelli, Antonio, il più grande, Luigi e Graziano (il
più giovane, studente universitario che condivideva con Adolfo l'appartamento
di residenza nel popolato quartiere di Sestri Ponente), arrivati nella stessa
giornata a Genova, insieme con la moglie Antonella, amore giovanile, anche lei
figlia di emigranti tursitani nella Città della Lanterna. E' stata così
esaudita la nota volontà dello sfortunato Adolfo che, con l'affiatata consorte,
aveva da sempre in animo di ritornare a Tursi, "dopo anni di sacrifici (la
moglie fa la parrucchiera e lui prestava servizio di sicurezza anche in una
discoteca cittadina)", ci ha confermato ieri il padre Benito Ferrara,
affranto dall'inconsolabile dolore per la innaturale fine del terzogenito e intenzionato
a partire, accompagnato da parenti, per rivederlo l'ultima volta, prima
dell'autopsia fissata per domani (venerdì). Successivamente, la salma sarà
salutata dai colleghi e dalla numerosa comunità di tursitani a Genova. Non a
caso, oltre alla dichiarazione di "tristezza, solidarietà ed amicizia", il
sindaco genovese on. Giuseppe Pericu ha trasmesso un messaggio di
cordoglio per i funerali. Domenica mattina, appena arrivata la bara a Tursi,
per disposizione del sindaco Salvatore Caputo, sarà allestita la camera
ardente nella sala consiliare del municipio e i funerali dovrebbero svolgersi
in forma pubblica lunedì pomeriggio, giorno di lutto cittadino, con la
prevedibile partecipazione popolare e di una delegazione di colleghi di lavoro,
per il picchetto d'onore, oltre ai rappresentanti del sindacato di categoria
delle guardie giurate di diverse regioni.
I tempi della traslazione si sono modificati
proprio per l'effettuazione dell'esame anatomo-patologico, dal quale il pm Sabrina
Monteverdi e gli inquirenti si attendono altri utili elementi balistici per
definire alcuni aspetti dell'evento criminoso. Che nell'immaginazione popolare
ha colpito non poco, facendo emergere del portavalori "una personalità buona,
che non ha pensato ad utilizzare l'arma in dotazione per difendersi, purtroppo
pagando con la vita, mentre tentava di sottrarsi al pericolo", e del vile gesto
dell'assassino una "inutile ferocia, forse per ripicca, proprio perché la
rapina era ormai fallita", mentre tutti si interrogano sulla fatale mancanza
del doveroso giubbotto antiproiettile.
Numerosi i commenti dai compagni di scuola, dai
tanti amici e dalle persone dello storico rione di San Michele (dove ha sempre
vissuto la famiglia Ferrara), che hanno visto Adolfo crescere con intelligenza,
bonomia e apertura sconfinate, compresi quelli di alcuni rappresentati
istituzionali, tra i quali i consiglieri regionali Antonio Di Sanza e Vincenzo
Santochirico, che hanno espresso profondo cordoglio per l'uccisione
avvenuta nell'esercizio del proprio dovere.
Salvatore Verde
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