Sulla "Sfilata di abiti da sposa di
tutti i tempi", di Arturo Mercanti
Per una serie
di circostanze "ombellicali" ho avuto
il piacere (finalmente), di assistere a una delle manifestazioni programmate ed
organizzate per la cosiddetta "Estate Tursitana". Devo dire subito, a scanso
della mia vena polemica, di averla apprezzata a tal punto da dedicargli qualche
momento di riflessione.
Credo di poter affermare che, nella sua semplicità, la
serata è stata vissuta con il giusto mix di emozioni e partecipazione, tanto da
far ritenere, a giusta ragione, che negli anni potrebbe diventare senz'altro un
"evento". L'idea di coniugare l'abito da sposa alla storia della nostra città è
un momento di "cultura" da coltivare. Sono convinto, infatti, che la cultura
sia una dote preziosa dell'uomo, a condizione però che abbia una funzione
sociale, partecipativa della collettività. La cultura raggiunge il suo livello
più alto quando funge da educazione della società e questo, va detto, non si
ottiene soltanto attraverso la lettura dei libri o l'insegnamento, ma anche
attraverso una manifestazione.
Sia chiaro, l'idea di una sfilata di abiti da
sposa non è affatto originale, basti pensare che in tutta Italia si svolgono
manifestazioni del genere, mi risulta che una simile è stata tenuta anche nel vicino
comune di Stigliano (MT). Ciò che mi ha colpito però, di tale iniziativa, è
stata la sua semplicità e soprattutto la
fierezza degli organizzatori che senza alcuna pretesa, con piccole cose,
una passerella e un po' di sottofondo musicale, sono riusciti a creare delle
emozioni e perché no anche un po' di gioia in ciascuno dei presenti. La brava
ed elegante speaker ha posto una domanda importante al primo cittadino, se e
quale è stata "l' impressione che ha provato".
Personalmente sono rimasto
impressionato dai flash dei numerosi fotografi presenti, quasi tutti
professionisti. A mio avviso, l'aspetto più rilevante della manifestazione, che
forse non è stato posto in debita considerazione, è stato il luogo in cui si è
svolta. Il luogo, ovvero, come si direbbe oggi, la location, è senz'altro da rivalutare e non soltanto la Piazza Plebiscito
e la chiesa di San Filippo o il "vecchio" Municipio e il palazzo Baronale
"Brancalasso", ma tutta quella zona del centro storico che comprende forse i
rioni più belli del nostro Comune, basti pensare al rione di San Michele, a
quello del "Petto" e a tutto il Corso Vittorio Emanuele, con le sue varie
diramazioni.
Spendiamo un fiume di recensioni per la "Rabatana", sicuramente
meritate, ma se solo ci guardassimo di più intorno, scopriremmo, all'interno
del nostro centro storico, dei posti veramente incantevoli e, peraltro, molto
più fruibili della stessa "Rabatana". Una cosa, per esempio, si potrebbe fare
per il prossimo anno, per cercare in qualche modo di rivalutare quella parte
del nostro paese, in occasione dell'evento della sfilata di abiti da sposa:
organizzare, nella sede della Società Operaia, per tutto il mese di agosto, una
mostra permanente degli abiti da indossare, con le foto delle precedenti
manifestazioni, con un percorso guidato di quella parte del centro storico, riprodotto
su un piccolo opuscolo. Oltre al luogo, va senz'altro apprezzata e rivalutata
l'associazione che ha promosso la serata e con essa i soci che ancora oggi,
dopo tanti anni, la tengono in vita.
La
Soms (Società operaia di mutuo soccorso) di Tursi è rimasta
impressa, credo in molti di noi, quando ai funerali di un socio il presidente e
tutti i soci confortavano la famiglia e con la loro bandiera accompagnavano
commossi il feretro. Molti forse non sanno che questo tipo di associazione
risale addirittura alla Roma antica, infatti le società di mutuo soccorso
derivano dai "collegia opificum" (associazioni di artigiani) e rappresentarono
una forma intelligente di organizzazione proletaria per affrontare i disagi
dovuti a malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia. Alla storia della Soms
tursitana è stato dedicato, come ho avuto modo di leggere dall'articolo di
Salvatore Verde del 12.05.2012, anche un libro a cura di Rocco Campese e
Battista D'Alessandro.-
Arturo Mercanti
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