Pëtr
Il'ič Čajkovskij, il colto e immortale romanticismo lirico, tra gusto occidentale e tradizione popolare
Pëtr Il'ič Čajkovskij nacque il 25 aprile 1840 a Kamsko-Votkinsk, circa
mille chilometri a est di Mosca. Il padre era un ingegnere minerario
ucraino e la madre, Aleksandra Andreevna
d'Assier, una donna di nobili origini francesi, ma nata a San Pietroburgo nel 1812, oltre che una
buona pianista dilettante.
Lei avviò Piotr allo studio della musica, anche
perché aveva fin da bambino manifestato uno spiccato interesse per l'arte dei
suoni. Iniziò a prendere lezioni di pianoforte all'età di cinque anni
da una serva liberata, Marja Markovna Palčikova. Nel 1850 assiste con la
madre per la prima volta ad un'opera lirica: Una vita per lo Zar di Michail Ivanovič Glinka (assieme al Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart,
costituiranno sempre una pietra di paragone per il compositore). Nello steso
anno supera l'esame di ammissione alla scuola di giurisprudenza di San
Pietroburgo per volontà del padre, ma il giovane rimane profondamente segnato
dalla morte della madre alla quale egli era morbosamente attaccato.
Questo
tragico evento segnò per sempre la psiche del musicista, tanto da cercare di
costruire in ogni rapporto con le donne quel legame materno bruscamente
troncato. Egli stesso scriverà: «Ogni momento di quel giorno spaventoso è
vivido in me come fosse ieri». Nella Scuola di Giurisprudenza ottenne risultati
mediocri, ma strinse amicizie che si prolungarono per tutta l'esistenza,
scoprendo anche le debolezze per il fumo e il bere. In tale ambiente si
realizzarono per Čajkovskij anche le prime esperienze omosessuali. Nel 1877
ricevette una lettera da parte di una certa Antonina Ivanovna Miljukova, che si
dichiarava perdutamente innamorata di lui.
Il Maestro, deciso a zittire le voci
sempre più insistenti circa la sua omosessualità, propose a quella donna che
neppure conosceva di sposarlo, la ragazza accettò e il matrimoni fu celebrato,
ma dopo solo tre settimane angosciato dalla repulsione fisica che provava nei
confronti della moglie, fuggì a San Pietroburgo e tentò il suicidio gettandosi
nelle acque della Neva, ma si prese solo una brutta polmonite. A quel punto
Anatolo, un suo amato fratello, lo portò con se in Europa per un viaggio di
convalescenza. Nei mesi successivi alla crisi coniugale, il maestro incominciò
a ricevere una pensione annua di 6000 rubli devolutagli da una ricchissima vedova,
Nadežda Filaretovna von Meck, intenzionata a fare si che egli potesse dedicarsi
completamente alla composizione.
La prima lettera della donna al musicista è del
30 dicembre 1876: «La prego di credere che con la sua musica la mia vita è davvero
diventata più facile e piacevole». Questo sostegno economico, al quale la von
Meck si riteneva come obbligata tanto dalla propria posizione sociale quanto
dal trasporto affettivo verso il musicista, consentì a Čajkovskij di abbandonare
la cattedra al Conservatorio, per dedicarsi a tempo pieno alla composizione. La
donna fu anche una confidente privilegiata del musicista e la persona con cui
intrattenne una fittissima corrispondenza: si scrivevano praticamente ogni
giorno e anche più volte al giorno. Dopo la fine della relazione con Madame von
Meck, un ulteriore colpo alla sua fragile sensibilità fu inferto nella
primavera del 1871 alla notizia della morte di una sua amata sorella.
Da quel
momento in poi nulla conta più per lui e il 25 ottobre 1893 si uccide (anche se
per molto tempo si volle far credere che egli era morto di colera come la
madre). La von Meck morì due mesi dopo il musicista, lontano dalla Russia, per
tubercolosi. Anna Davydova-von Meck, nipote di Čajkovskij, quando le fu
domandato come madame avesse accolto la scomparsa del suo amico, rispose: «Non
poté accettarla», al funerale del musicista fu la grande assente, rappresentata
da una corona di fiori. Ciaikovskij è stato un musicista colto, con un bagaglio
tecnico vasto e raffinato e le sue splendide opere vivono di immortalità,
dalle dolcissime e malinconiche note del "Il lago dei cigni" , alla trama
poetica dell'opera "La bella addormentata", allo straordinario e commovente
capolavoro "Lo schiaccianoci", oltre ai concerti per pianoforte e violino.
Seppe
fondere la perfezione compositiva con l'immediatezza dell'espressione, mediando
tra gusto occidentale e ispirazione popolare. La musica è stata per il Maestro
il mezzo incomparabilmente più potente e allo stesso tempo più sottile per
esprimere le mille differenti sfumature dei suoi stati d'animo.
Antonella
Gallicchio
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