Il giovane Sándor
Petőfi, tra i grandi poeti dell'amore e della
libertà, nel Risorgimento ungherese. La poesia è il mistero che contiene tutte le cose
Sándor Petőfi è il
più famoso poeta dell'epoca del Risorgimento ungherese, cantore dell'amore e
della libertà: "La libertà, l'amore!
Di questi due ho bisogno. Per l'amore
io sacrifico la vita, per la libertà sacrifico l'amore".
Considerato il
"Tirteo (poeta elegiaco greco,
vissuto, e forse anche nato, a Sparta nel 7º sec. a. C., ndr)
della rivoluzione ungherese" del 1948-49, Petőfi nacque
il 1 gennaio 1823 a
Kiskőrös, nella grande pianura ungherese,
da genitori di origine slava con il cognome Petrovics, che poi modificò in
quello magiaro di Petőfi, che vuol dire " figlio di Pietro". Suo
padre era un piccolo negoziante in un villaggio magiaro nel bassopiano dell'Alföld
(gli ungheresi chiamano così la grande pianura di cui la 'puszta' è la parte
sterile e deserta).
Dal luogo Petőfi trae tanti vividi motivi per la sua poesia,
spesso rievocando la bellezza della sconfinata pianura: "Chi sei per me, o aspra terra romantica dei diruti Carpazi irti
d'abeti? Forse ti ammiro, ma non ti amo: s'arretra la mia mente dinanzi alle
tue cime e alle tue valli. Giù nell'immenso mare dell'Alföld giú sono a casa, é
quello il mio mondo: su quelle infinite distese é la mia anima un'aquila che
irrompe liberata...Il galoppo di mandrie di cavalli tonfa nel vento, scalpitano
gli zoccoli tra il gridare dei butteri e l'aspro schiocco
delle sferze... Nel mite grembo dei venti ondeggia il grano spigato, e d'un vivo colore
smeraldo in ghirlanda tutta quanta la bella regione...".
Iniziò giovane la sua
attività letteraria. Nel 1844 decise di andare a Budapest a presentare le sue
liriche al più grande letterato ungherese del tempo, Mihály Vörösmarty
(Pusztanyék 1800 - Pest 1855). Così cominciò per Petőfi la fama e un
migliore - anche se fugace - destino. Moltissime sono le poesie d'amore dedicate
a Giulia Szendrey, sua moglie, che lui amò con ardore e che sposò nel 1847 dopo
molti contrasti e con cui visse 2 anni di felicità, presto spezzata dalla
morte: "Io sarò albero se ti farai fiore
d'un alber, se rugiada sarai mi farò fiore. Rugiada diverrò
se tu sarai raggio di sole: così, mio amore, noi ci uniremo Se, mia fanciulla,
tu sarai cielo io diverrò, allora, una stella. Se, mia fanciulla, tu sarai
inferno, io, per amarti, mi dannerò".
La ricca poesia di Petőfi riflette anche un forte senso
rivoluzionario, e racconta tutte le passioni più umane e più belle dell'800: la
patria, la liberta, l'elevazione del popolo. Morì nel 1849, a 26 anni, nella
battaglia di Segesvár (attualmente Sighişoara, in Romania), una delle battaglie
della rivoluzione ungherese del 1848 contro gli Asburgo, ed è considerato dagli
ungheresi eroe e poeta nazionale: "Dove
s'innalzano le nostre tombe, s'inchineranno i nostri nipoti, e proferiranno i
nostri sacri nomi con una benedicente preghiera. Al Dio dei magiari giuriamo, giuriamo
che schiavi mai più saremo".
Il poeta compone una poesia mettendo insieme
in bell'ordine pensieri e parole; quelle dolci parole da sempre ci regalano
forti emozioni, facendoci sognare momenti mai vissuti e vivere sensazioni mai
provate. La poesia è qualcosa che va per le strade, che si muove, che passa al
nostro fianco. Tutte le cose hanno il loro mistero e la poesia è il mistero che
contiene tutte le cose.
Antonella Gallicchio
Mi tormenta un pensiero:
morire tra i guanciali, nel mio letto.
Lentamente appassire come il fiore
roso dal dente d'un nascosto verme:
lentamente vanir come candela
che si consuma in una stanza vuota!
Non mi dare, Signore, questa morte:
Io non muoia cosi. ...
... là io cada, sul campo di battaglia,
lá sgorghi dal cuore il mio giovane sangue,
il mio ultimo grido gioioso
si perda nel fragore della mischia
tra gli echi delle trombe e il rombo dei cannoni
e sul mio cadavere la foga
dei cavalli frementi
pel conquistato trionfo
trascorra e mi lasci
là calpestato.
Le mie ossa disperse sian raccolte
quando verrá il gran giorno
dei funerali, allor che tra un corteo
di bandiere abbrunate ed una lenta
musica solenne, una comune tomba
accoglierà gli eroi
morti per te, o santa
libertá!
(Sándor Petőfi)
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