La poesia dell'albanese Mimoza Sali nella raccolta Lekura e Gjarprit. La pelle del
serpente
Può un libro coniugare con
intensità il privato e il pubblico, il pensiero individuale e il vissuto
collettivo, in una osmosi di rara efficacia
poetica? Ci sembra questa la sostanza più stratificata e palese di tutta
la produzione lirica e in particolare della ispirata e impegnata raccolta Lekura e Gjarprit. La pelle del serpente
(pubblicata in albanese, italiano e inglese, per le edizioni Botimet "Ada",
Tirana, 152 pagine, 8 euro).
Il libro raccoglie i versi che l'autrice Mimoza "Mimi"
Sali, giovane e matura poetessa, ha
scritto durante i suoi anni trascorsi in Italia, dove era emigrata ventiduenne il
primo marzo del 1995 dall'Albania (adesso è anche cittadina italiana),
lavorando poi come attiva mediatrice culturale per le istituzioni territoriali
del Piemonte e per la consistente comunità albanese, ormai sparsa in tutta la
penisola. La quotidiana nostalgia, la fierezza dell'appartenenza e il
superamento della condizione di migrante, i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza
in Albania, sono tutte vicende personali che rivelano i mutamenti della
narrazione sociale di un cinquantennio, della storia di una nazione oppressa e
in crisi, di una generazione troppo a lungo negata alla gioia di vivere e che
invece aspira(va) alla libertà.
Dunque, sono composizioni profondamente
intrecciate con la propria autobiografia proiettata nel futuro dinamico e
nostalgico, dense di potente e intimistica ribellione, del senso di
insopportabili sopraffazioni e di smisurata voglia di cambiamento. Versi che
offrono una straordinaria opportunità per riflettere e rielaborare le tristi,
complesse e per fortuna superate vicende storiche della nazione, ormai lontana
eppure sempre amata e presente, filtrando il tutto con una esuberante e
ottimistica dimensione cosmopolita, senza mai scadere in alcun eccesso di
politicismo modaiolo, anche se la condanna del comunismo è perentoria e senza
appello.
Nata a Durazzo nella primavera del 1973, dove ha frequentato le scuole
superiori, l'avvenente e dotata autrice, perché bella e intelligente lo è
davvero, incarna un mirabile esempio di riuscita integrazione sociale, dopo un
arrivo difficile, come sovente accade nella stragrande maggioranza dei casi,
essendo oggi stimata per il suo impegno e il suo lavoro, collaborando pure con
il giornale interculturale piemontese "Di tutti i colori". Dopo aver vissuto
per anni a Bra, in provincia di Cuneo, e aver tanto girato nelle regioni
italiane, adesso sta per trasferirsi a Parigi, ma si spera di averla presto
anche a Tursi dove la presenza di suoi connazionali è davvero numerosa e
significativa. Quasi un'anima divisa in due, tra la patria d'origine e quella
di adozione, tra lo struggimento dello sradicamento territoriale ed
esistenziale, della privazione e della lontananza, e il nuovo approdo libero e
sicuro, e tuttavia sempre inquieto, Mimoza Sali ha dichiarato "di aver trovato
la forma più potente e concentrata di emozioni da esprimere, la poesia, da
quando aveva 16 anni", nei versi immaginifici e ardenti, pubblicati in patria
sulle riviste culturali già dal 1994.
In Italia, nel 1996, ha dato alle stampe la
sua prima raccolta di versi Il vento
della fortuna (Casa Editrice Di Maimone), con atmosfere malinconiche,
quadretti illuminanti e folgoranti intuizioni. Poi una lunga pausa di
riflessione e il ritorno alla scrittura, con la lingua madre o l'italiano che,
dice, "ho appreso presto e molto dalla televisione", oltre alla partecipazione numerosa
a eventi e manifestazioni. Nel 2009
ha vinto il premio "Poetesse della diaspora" a Vushtrri,
la città più antica del Kossovo, ma sono parecchie le attestazioni di rilievo
nei vari concorsi pure internazionali. "La scelta della lingua è dettata dalle emozioni",
perciò è fondamentale la linearità del contenuto che esprime nella forma più
adeguata, dove il ritmo è legato alla chiarezza e comprensibilità immediata,
sovrapponendo cultura folcloristica e colta. "L'arte è un messaggio cosmico,
ricchezza universale, medicina dell'anima. Le poesie sono pensieri liberi, che
esprimono ciò che sento nell'istante, senza molto badare alla tradizione
letteraria.
Nel caso ultimo, ho voluto creare un contrasto fra un simbolo
dell'insinuazione maligna e diabolica quale è la pelle del serpente, che
rievoca i ricordi ormai lontani, dell'infanzia scalfita dal pesante marchio
della dittatura, e la luce, la vita, la meraviglia dell'esistenza che ho
cercato di far emergere nella mia poesia". Insomma, si dipana nei versi
potenti, orgogliosi e umili al contempo di Mimi Sali la crescita esistenziale
individuale e un'attenta e sensibile analisi della evoluzione socio-culturale
della realtà che ha rifiutato il regime tirannico e isolazionista, fino alla
compiuta consapevolezza dei genuini
sentimenti femminili e dell'intensità del vivere oggi, come persona, donna e
poetessa. Mimoza Sali e la sorella della cinquantacinquenne albanese Fatime
Kulli, nota poetessa, giornalista e scrittrice.
Salvatore Verde - Verdiana C. Verde
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