La televisione
dell'intrattenimento
Il pomeriggio televisivo targato Rai1 (ovvero della televisione ammiraglia dei
contribuenti) continua nel suo intento di elargire intrattenimento su temi
apparentemente leggeri. Uno dei programmi scorsi (dopo le ore 17) ha affrontato
il senso di colpa, qualcosa di cui pentirsi. Ospiti eccellenti sotto i
riflettori (che illuminano a giorno gli studi) come l'ex ministro della
giustizia Mastella, l'immancabile Vittorio Sgarbi, l'ex comico Andrea Roncato,
e due ragazze dalle lunghe leve ben esibite: Flavia Vento e l'ex hostess dell'
Alitalia passata alle cronache per il cappio sfoggiato durante le note vicende
della Compagnia, quindi aspirante girl di spettacolo.
Una
compagine di tutto
rispetto per un tema altrettanto impegnativo, ma di
cui il conduttore dei pomeriggi, Lamberto Sposini, ha spesso avvertito
(nel
viso) il terrore della totale futilità, della vacuità manifesta, con
espressioni facciali che rivelavano "che si deve fare per campare",dato
il livello in cui scivolava con frivolezza e banalità l'argomentazione.
Il
tetto massimo lo ha toccato l'ex comico, il quale si riteneva pentito
di aver
indotto all'aborto qualche sua compagna; mentre ciascuno per la sua
parte ha
dato sfoggio delle proprie esperienze (ma a chi importeranno mai?); il
cittadino-contribuente che assiste inerme (può anche spegnere la tv, è
pur
vero) sarà prodigo a versare il suo obolo annuale (fra qualche
settimana
cominceranno gli spot-questuanti sulle reti Rai) per milioni di euro da
far
intascare anche a quegli "ospiti" dalle moralità discutibili.
Va
aggiunto,
inoltre, che prima dell'interessante "dibattito", sono stati trasmessi
servizi
ed interviste su coppie risposate (famose solo
al pubblico che segue giornali di gossip, a cura di una incerta
Raffaella
Longobardi) e uno su Fabrizio Corona (che fanno passare ormai come
bello e
maledetto) accusato anche di riciclare banconote false adun benzinaio.
Quali esempi edificanti per le giovani generazioni nei pomeriggi
tv. Sapessero almeno intrattenere.
Armando Lostaglio
Il
pedinamento: dal neorealismo al neopopulismo
"Pedinamento" è la parola chiave usata, a seguito di un servizio televisivo
trasmesso da un programma mattutino su Canale 5 qualche giorno fa; è un temine
coniato dal grande Cesare Zavattini, padre del neorealismo. Ma cosa è accaduto: un giudice della Decima sezione civile del Tribunale
di Milano, Raimondo Mesiano, è stato al centro di un pezzo giornalistico
mandato in onda dalla televisione ammiraglia di Mediaset, nel quale viene
"pedinato" (appunto) durante il suo tempo libero: mentre aspetta di andare dal
barbiere fumando una sigaretta, ripreso quindi con la schiuma da barba sul
viso, e vestito con pantaloni blu, mocassino bianco e calzini turchese.
"Stravaganze" vengono definite queste dall'autrice del servizio, un pezzo su
commissione (echeggiano da più parti) in quanto il giudice in questione è colui
che ha pronunciato la sentenza con la quale Fininvest viene condannata in primo
grado a risarcire con 750 milioni di euro il gruppo Cir, per la vicenda legata
al Lodo Mondadori. Dunque, vendetta trasversale, "pestaggio mediatico senza
precedenti", verso una persona fino all'altro ieri anonima ma entrata
repentinamente nella cronaca per il ruolo che svolge.
La televisione e un discutibile
giornalismo prestati alla causa del linciaggio "immotivato", scegliendo a tema
la presunta stravaganza di una persona, mediante il tallonamento da "specchio
segreto" (altro nobile programma della tv di un tempo, con Nanni Loi). Dal
nobile pedinamento idealizzato da un cinema immortale, al meno nobile
inseguimento per fini strumentali e forse diffamatori. Scrive Rondolino,
critico di cinema: "Nel pedinamento, i protagonisti sono seguiti
incessantemente dalla cinecamera, la realtà di una condizione umana "tipica" si
svela nella sua verità storica. Con Ladri di biciclette (1948) ed Umberto D
(1952) questa poetica raggiunge un alto livello espressivo, si concretizza in
testi filmici di notevole valore artistico". Ecco la deriva: da espressioni
artistiche nel cinema a gratuite diffamazioni in televisione, utilizzando gli
stessi mezzi tecnologici (la telecamera). Il "pedinamento" da lezione
zavattiniana a uso televisivo privo di decoro: da un'epoca all'altra, anche in
questo le differenze.
Armando Lostaglio
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