Ludwig Van Beethoven:
un titano divinamente diviso, il più grande musicista di tutti i tempi
Una mattina di settembre del 1820 in Austria, una
guardia arrestò un uomo sospetto che si aggirava per le strade, spiando
attraverso le finestre nelle case. Piccolo, tarchiato e di carnagione scura, si
comportava come un folle. Una strana intensità fiammeggiava dal suo viso,
urlando con furore gridò al gendarme che lo trascinava via: "Io sono
Beethoven".
La differenza tra un pazzo furioso e un genio in preda all'ispirazione,
nel caso del maestro, fu sempre molto difficile da identificare. Osservando le
sue rudi abitudini ed i suoi frequenti attacchi d'ira è comprensibile come
fosse difficile immaginare che tale individuo potesse scrivere una musica di
così serafica bellezza. In lui angelo e demone si fondono meravigliosamente per
creare uno dei più grandi geni musicali mai esistiti, che ha lasciato una
produzione musicale fondamentale, straordinaria per la sua forza espressiva e
capace di evocare una gran mutevolezza di emozioni.
La maggior parte del lavoro
di Beethoven esprime il cammino della sua anima attraverso un periodo di più di
trent'anni, la cui vita creativa si svolse con la forza di un dramma
mitologico. Ludwig, secondo di sette figli, fu battezzato il 17 dicembre del
1770, con un padre austero e
dedito all'alcool e una madre gentile ma
depressa. Non ebbe l'amore di cui avrebbe avuto bisogno e crebbe in una
angosciosa povertà, ma il padre intravide in lui un talento e la possibilità di
un eventuale guadagno, costringendo il bambino a studiare il clavicembalo anche
di notte.
Questi terribili sforzi consumarono la sua gioventù e gli inculcarono
il concetto che solo l'accanimento nel lavoro lo avrebbe salvato dal fallimento. Sempre più
appassionato di musica e di composizione, nel 1787 Beethoven andò a Vienna, per
farsi dare lezioni da Mozart. Era il sogno della sua giovinezza che si
realizzava, ma la madre morì e dovette tornare a casa dove il padre, un poco di
buono dedito al gioco e
all'alcol, gli affidò l'intera famiglia. A tale
compito Beethoven adempì scrupolosamente, senza per questo trascurare la sua
formazione culturale. Continuò a studiare musica e si iscrisse inoltre alla Facoltà
di filosofia dell'università. Nel 1792 Ludwig tornò a Vienna per prendere lezioni
da un altro grande compositore, Haydn. Nonostante la stima reciproca, però,
Beethoven e Haydn non riuscirono mai ad andare d'accordo.
Con l'insorgere e l'aggravarsi
di un'acuta forma di sordità, la sua scontrosità divenne isolamento totale. Per il grande musicista tale
grave ipoacusia, che lo estraniava completamente dal mondo, fu un dramma
tremendo. Prigioniero del silenzio, infelice e misantropo, riversò ogni
sentimento, ogni slancio nella musica che ormai riusciva a 'sentire' solo nella
mente. Beethoven, oltre tutto, non era mai stato fortunato negli affetti. Nella
sua esistenza si conoscono pochi amori, tutti molto tormentati, resi difficili
soprattutto dal carattere ombroso e riservato del geniale compositore.
A una
sola persona Beethoven si affezionò: al nipote Karl, figlio del fratello Kaspar,
che egli prese a vivere con sé e che amò come un figlio. Ma andò incontro a
un'altra delusione, poichè Karl, rivelatosi anch'egli un poco di buono, gli
causò molte sofferenze e gli amareggiò gli ultimi anni di un'esistenza già
tanto infelice. Ritornato a Vienna il 2 dicembre 1826, su un carro scoperto e
in una notte di pioggia, Beethoven contrasse una polmonite doppia da cui non
doveva più risollevarsi; gli ultimi mesi della sua vita furono segnati da un terribile
logoramento fisico. Il 24 marzo, quattro mesi dopo essersi ammalato, il maestro
chiese l'estrema unzione, quella notte entrò in coma, un colpo di fulmine
accese la camera della morte e un violento fragore di tuono spaventò gli amici
che sedevano con l'uomo morente. Beethoven aprì gli occhi alzò la mano destra e
stringendo il pugno guardò in alto per diversi secondi con espressione di
sfida. Quindi il suo pugno ricadde. Era morto.
Secondo la critica moderna egli
è il più grande musicista di tutti i tempi. Compose una sola opera
lirica,«Fidelio», ma la sua arte si espresse soprattutto nelle sinfonie, veri e
propri capisaldi nella storia del genio umano. Ne compose nove, dal 1799 al
1823. La Terza sinfonia «Eroica », originariamente destinata a Napoleone, la
Sesta «Pastorale» e la Nona sono, con la «Missa Solemnis», i suoi maggiori
capolavori. Scrisse inoltre numerose sonate, concerti e balletti.
Le sue
musiche immortali testimoniano per sempre la sua smisurata grandezza. Per Beethoven
la musica è la più elevata manifestazione della scienza e della filosofia, il
nettare che dona l'ispirazione per nuovi processi generativi, tanto che di se stesso diceva: " Io
sono bacco che spilla vino vigoroso per l'umanità e la rende spiritualmente
ubriaca".
Antonella Gallicchio
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