Maria,
una ragazza dell'Est - A. Lostaglio
Area
del Vulture. - E' una storia come tante ma forse un po' diversa; che ha un
volto e gli occhi azzurri, accesi e vivaci. Viene da molto lontano, dall'Est
dell'Europa, Maria, (così la chiamiamo) perché dalle loro parti è un nome molto
diffuso. Nomi come Natasha o Irina o Katiusha, questi sì che suonano di est. Quella
di Maria è una storia lucana, giunge ai piedi del Vulture da quando aveva
appena diciotto anni. P
artita
dall'Ucraina (chiamata da una cugina) per trovare
un lavoro, aveva davanti a sé un futuro nebuloso, uguale a quello di
tante sue
conterranee che l'avevano preceduta. Ma lei era troppo giovane, dieci
anni fa.
Non conosceva la nostra lingua e gli occhi sempre bagnati di nostalgia,
lei che
non aveva mai attraversato il confine della propria nazione, e forse
nemmeno della
sua città. Pian piano svolge lavori da badante, e quindi ottiene, grazie
alla
lealtà, il riconoscimento lavorativo della famiglia presso la quale è
ospite, che
la metterà in regola. Ed ancora, farà la cameriera e la barista. Tanti
sono i
lavori ad ore, svolti con l'idea sempre fissa di farsi accettare, di non
cadere
nella trappola dei luoghi comuni, in una realtà lucana che sa accogliere
l'altro,
sì, ma sempre che si comporti da "persona seria". E così è stato per
Maria, che
non ha tradito le attese e oggi sta pure per compiere un passo
importante: si
sposa. Con un giovane di queste parti, un onesto operaio con il quale
metterà
su famiglia, con cui dividerà le gioie e le speranze in questa terra che
non
sarà la più ricca, ma che sa offrire anche piccoli gesti di familiarità.
Chissà
se ci saranno i genitori al suo matrimonio, forse costa troppo venire
fin quà
dall'Ucraina.
Questo
è per ora la storia di Maria, servizievole ed attenta, che ha imparato a
cucinare
lucano insieme ad alcune colorite espressioni dialettali come "e che
aggia
fà!..."
Sono
sempre più numerose ormai le storie che si portano dietro queste
"ragazze
dell'Est", come le cantava Claudio Baglioni, ben prima del crollo del
Muro. Parlano un italiano strano con l'accento univoco. Prima vivevano
in uno
stato di quasi clandestinità, ma ora in molte sono state regolarizzate.
Sono
donne sole, si conoscono un po' tutte ma si frequentano poco, è
difficile
omologarle; appena possono vanno ai telefoni pubblici per parlare con i
propri
cari, "sì, perché col telefonino costa troppo". Loro, che a vent'anni
sono già
madri e a quaranta spesso diventano nonne.
Questo
freddo inverno, per Maria e le altre è solo un vivido ricordo del loro
"generale" inverno: "la neve dai monti non va mai via, non è
come sul Vulture..."
"Quì
è bella la primavera" così ci saluta Maria, mentre riaffiora ancora un
verso di
Baglioni: "...le ho viste portare fiori e poi fuggire via...e stringere
le
lacrime di una primavera che non venne mai..."
Un'altra
primavera aspettano ora ai piedi del Vulture.
Armando
Lostaglio
|