Nicolò
Paganini, acclamato primo violinista al mondo
Niccolò Paganini (Genova, 27 ottobre 1782 - Nizza, 27 maggio 1840) è stato un violinista,
compositore e chitarrista italiano della musica romantica. Vita senza riposo la
sua, inventore del moderno concertismo internazionale, è considerato uno dei
maggiori violinisti dell'Ottocento.
Figlio di un ligaballe (imballatore di
porto), amante di musica e di una donna del popolo, la sua attività di
compositore fu legata a quella di esecutore, in quanto trovava innaturale
eseguire musiche sulle quali non aveva un completo controllo. Nel febbraio del
1818, al Teatro Carignano di Torino, dopo aver assistito a un concerto, il re
di Sardegna Carlo Felice fece pregare il maestro di ripetere un brano, ma il
muiscista, che amava improvvisare molto e talvolta si lesionava i polpastrelli,
gli fece rispondere «Paganini non ripete», da qui la dimostrazione della grande
conoscenza dello strumento che il maestro suonava.
Fin dalla più giovane età, Nicolò
apprese dal padre le prime nozioni di musica sul mandolino e, in seguito, fu da
lui indirizzato allo studio del violino. Non a torto il Paganini è considerato
autodidatta, poiché i suoi due maestri furono di scarso valore e non ricevette
che una trentina di lezioni di composizione da Gaspare Ghiretti. Malgrado ciò,
all'età di 12 anni già si faceva ascoltare nelle chiese di Genova e a
quattordici il padre lo condusse a Parma, dove si ammalò di polmonite e venne
curato con il salasso, che lo indebolì e lo costrinse a un periodo di riposo
nella casa paterna. Qui arrivò a studiare fino a 10-12 ore al giorno su un
violino costruito dal Guarneri, regalatogli da un ammiratore di Parma.
Paganini
imitava i suoni naturali, il canto degli uccelli, i versi degli animali, i
timbri degli strumenti, come il flauto, la tromba e il corno. In seguito diede
dei concerti nell'Italia Settentrionale e in Toscana. Raggiunta una portentosa
abilità, andò di nuovo in Toscana, dove ottenne le più clamorose accoglienze.
Nella sua vita, Paganini percorse l'Italia tre volte, facendosi applaudire in numerose
città, la prima fu Milano. I critici lo acclamarono primo violinista al mondo. Strinse
amicizia con Gioachino Rossini, a 35 anni suonò a Roma, suscitando una tale
impressione che il Metternich lo invitò a Vienna. Ma, già allora, le precarie
condizioni di salute gli impedirono di realizzare quel progetto.
Il 23 luglio
1825 vide la luce Achille, il figlio avuto con una "mediocre
cantante" Antonia Bianchi. Paganini convisse dal 1824 al 1828 con la Bianchi
prima che lei sposasse il milanese Carlo Felice Brunati. Nel 1828 finalmente
andò a Vienna, dove l'imperatore Francesco II lo nominò suo virtuoso di camera.
Compose sei concerti per violino e orchestra. Famosissimo il finale del secondo,
detto La Campanella. Ritornato
a Genova nel 1832, iniziò la composizione dei famosi Capricci per violino.
Paganini morì il 27 maggio 1840. A causa delle voci
sul suo conto, circa un sospetto "patto con il diavolo", e della sua
cattiva reputazione (dovuta soprattutto alla sua condotta apparentemente
"irreligiosa"), il vescovo di Nizza ne vietò la sepoltura in terra
consacrata. Il suo corpo fu quindi imbalsamato con il metodo Gannal e conservato
(inizialmente a bara aperta) nella cantina della casa dov'era morto. Dopo vari
spostamenti, nel 1853 fu sepolto nel cimitero di Gaione e successivamente nel
cimitero della Villetta di Parma, dove riposa tuttora in una tomba sempre
provvista di fiori freschi e che attrae molti turisti.
Era un prodigio Nicolò Paganini,
con vocazione di autodidatta guardò oltre le corde tese sopra un ponticello del
violino; seppe fare un lavoro di sintesi immediata della tradizione
violinistica e inventare il futuro dello strumento, che grazie a lui si rivela
produttore di una materia sonora emozionale e virtuosistica. Il maestro aveva
una eccezionale scioltezza dei legamenti, tanto che la mano di Paganini fu
paragonata ad un fazzoletto legato in cima ad un bastone, che il vento fa
sventolare da tutte le parti. Le corde del violino le senti vibrare dentro, come
fili d'anime ti sfiorano appena. Come si potrebbe vivere, senza la musica? Le
sue note ci toccano il cuore e la mente, ci parlano di dolore, gioia e amore!
La musica è il linguaggio universale dell'umanità.
Antonella Gallicchio
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