Tracce dei Templari nella cattedrale dell'antica Montepeloso. Resti architettonici e lapidei nella cripta
Tracce significative
dei Templari a Irsina. Resti architettonici e lapidei inequivocabili sono
nell'antica cripta (sec.XII) della grande cattedrale dell'Assunta (stile
romanico-gotico), oggetto di importanti interventi, con vari ornamenti e
abbellimenti barocchi, ma non "ricostruita a fundamentis alla fine del XVIII
secolo su di un'altra preesistente".
La tradizionale croce patente scolpita dentro
una circonferenza e una statua che rappresenterebbe san Bernardo di Chiaravalle,
oltre al "fiore della vita - margherita dei templari" nel pavimento, sarebbero
elementi già bastevoli per irrobustire curiosità, interesse e approfondimenti
necessari a far luce su taluni aspetti della più che millenaria storia di
Montepeloso, nome mutato in Irsina dal 1895.
A tutto questo si deve aggiungere proprio
la parte strutturale della Vecchia Chiesa, come ha suggerito l'architetto
Francesco Silvio Di Gregorio, dopo uno studio relativo sia alla parte absidale (che
rimanda alla pianta del Santo Sepolcro di Gerusalemme) sia alla cripta con la
croce Templare (ottenuta nella volta, dall'incrocio di due crociere) perfettamente
allineata con la sovrastante croce dell'Ordine di San Giovanni (poi di Malta).
Chiara simbologia della supremazia dell'Ordine sopravvissuto rispetto a quello Templare,
caduto in disgrazia. La croce dei Giovanniti, grande più di otto metri, è
inclusa nella cupola a forma ottagonale, poligono per eccellenza che più si
avvicina alla perfezione del cerchio e, com'era chiaro all'imperatore Federico
II, che ingloba ogni forma di croce (si pensi al mistero di Castel del Monte
vicino Andria, nella cui diocesi è stata inclusa pure Montepiloso).
La
questione Templare (1119-1314) ad Irsina è abbastanza clamorosa, poiché anche gli
studiosi locali (Don Peppino Arpaia, Michele Calia, Michelino Dilillo, don
Nicolino Di Pasquale, Angelo Zienna, oltre all'arcidiacono Pasquale Verrone) hanno
ignorato l'epopea delle crociate e la storia degli ordini monastico-cavallereschi.
Le loro conclusioni derivano dal fondamentale "Memorie storiche, critiche e
diplomatiche della Città di Montepeloso" (Matera, 1901) dallo storico Michele
Janora (1867-1910), che però non problematizzò
le implicazioni di talune notizie che pure aveva annotato.
In costoro, Monte
Piloso/Peloso appare interessata solo alle alterne fortune del vescovado e quindi
alla lotta tra clero e benedettini, mentre le stesse vicende della Cattedrale o
Santa Maria Vecchia (assegnata alla Chaise-Dieu in Francia sin dal 1133, per
volere di Ruggero II) sono collocate prima e dopo tale periodo.
Non a caso, gli
approfondimenti storici riguardano la statua e l'effigie del Mantegna, monopolizzando
ricerche e produzione intellettuale in una mono-direzionalità che oggi appare
(de)limitativa.
Salvatore Verde
La Gazzetta del Mezzogiorno, mercoledì 26 marzo 2014
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