Vivere
in provincia. Letteratura e cinema ne danno visioni coerenti - A. Lostaglio
Sono
molteplici gli autori che hanno scritto e descritto, fra letteratura e cinema e
con piglio artistico e sensuale, la loro città natale; spesso la provincia
nascosta eppur vitale. Una società che
sembra assopita e talvolta refrattaria ai cambiamenti estremi.
Alberto
Bevilacqua, alcuni anni fa, pubblicava Giallo
Parma, nel quale la sua città è vista sotto un piano di introspezione, con
tinte di giallo, eppure mistificata da un reddito fra i più alti in Italia. E'il
danaro che filtra ogni condizione umana. Michelangelo Antonioni, nel suo
bellissimo Al di là delle nuvole,
gira nella sua Ferrara a quattro mani con Wim Wenders: è un film aeriforme,
dove anche la vita negli aspetti più nascosti, con i suoi dubbi e le sue
bellezze interiori, viene esaltata dalla bellezza dei colori. A
A ricamarne i
contenuti sono le architetture e i merletti murari della città nella
quale era
nato: è fulgida Ferrara nello sguardo di Antonioni, avvolta nella nebbia
e
nella sua barocca linearità.
Einaudi
ha dato alle stampe il romanzo I
quindicimila passi di Vitaliano Trevisan: sotto la lente spesso
spietata c'è
la sua Vicenza, con la sua veneta cattolica tradizione che l'autore
mette in luce fra il blasfemo e
l'antropologico.
A
parlarne su Repubblica nella sua
consueta rubrica domenicale "Nautilus" lo
scrittore e saggista lucano Beniamino Placido (da poco scomparso) aveva
scritto
un pezzo dal titolo Ammalarsi di vivere
in provincia.
Prendendo
spunto dai contenuti, dalla caparbietà o dalla "eroicità" (per taluni)
del
vivere in provincia, l'autore riprende ogni aspetto della naturalezza e
della
sapienza popolare che la vita di provincia ancora per certi aspetti
conserva.
Si
ammanta di provincialismo, di popolana visione, qualsiasi evento piccolo
o
grande che sia, nella descrizione più ampia che però rischia di apparire
riduttiva. Ma l'occhio dell'artista, dello scrittore, sa cogliere ogni
aspetto (sotto
una lente scrupolosa) della vitalità della provincia.
Anche il
lucano Lucio Tufano, nel suo lirico Del
regale teatro di campagna con prefazione dello scrittore e regista
(anch'egli lucano) Pasquale Festa Campanile, condensa alla sua maniera
gli aspetti
di saggezza e di ironia insiti nella tradizione e nella cultura
popolare. Un
viaggio poetico, che rende giustizia ad un mondo spesso tenuto in ombra,
sottovoce.
Tufano ne amplia l'orizzonte. Compie lo stratagemma di coglierne le voci
con
l'allegoria dell'affabulatore di un tempo, in equilibrio fra il dire e
il
mostrare.
La
provincia è in fondo la transumanza - in ossimoro, statica - di ogni
evoluzione.
Armando
Lostaglio - CineClub "V. De Sica" - Cinit
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