"Iris" di Mascagni, il dramma lirico più peculiare per
scrittura musicale e soggetto
Iris è un'opera di Pietro Mascagni su libretto di Luigi
Illica, rappresentata in prima assoluta al Teatro Costanzi di Roma nel 1898.
Opera simbolista, è famosa per il coro iniziale "Inno del
sole". Il librettista lo scrisse per inondare della luce di
un'aurora la scena del giardino della bella Iris, con lo sfondo del Fuji Yama,
e iniziare così la storia, naturalmente ambientata in Giappone.
Il canto è
molto bello e di grande respiro melodico, ed ebbe nel tempo un grande successo.
Così cantano le prime maiuscole parole del testo: "Son Io! Son Io la Vita! Son la Beltà infinita. La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose! Dico: Sono il Dio novo e antico. Son l'Amor!". Iris è senza dubbio
il dramma lirico più peculiare per scrittura musicale e soggetto, ciononostante
raramente viene rappresentata, troppo fantastica come storia.
La storia è quella di una fanciulla, Iris, figlia di un
vecchio cieco, che vive godendo della luce del sole (‘Inno del sole') e della
natura, lieta di una sua disarmante ingenuità e diviene oggetto dei desideri di
un nobile capriccioso e annoiato, Osaka. Che incarica Kyoto, proprietario
di una casa da tè, di rapirla, tramite un teatrino di pupi che incantano Iris, come
l'amoroso Jor, figlio del sole, che intona una seducente serenata ("Apri la tua
finestra"). Iris, avvicinatasi tra la
folla per assistere allo spettacolo, è afferrata e trascinata via. Al padre di
lei, il cieco che chiama la figlia, viene fatta pervenire da Kyoto, insieme a
del denaro, una missiva lasciata sulla soglia di casa nella quale si dice che
la fanciulla è volontariamente fuggita a Joshiwara, il quartiere dei piaceri.
Il vecchio chiede che lo si guidi in città alla ricerca di Iris per scagliare contro
di lei la sua maledizione.
Osaka tenta invano di conquistare Iris che, risvegliatasi
nella sua ricca abitazione dopo avere perduto i sensi, riconosce nella voce del
giovane quella di Jor. Corteggiata da Osaka ella ne respinge ogni lusinga e si
mostra insensibile anche al suo bacio appassionato; il giovane annoiato cede
allora la fanciulla a Kyoto che la fa abbigliare per esporla agli sguardi della
folla. Tra di essa è il cieco che, guidato in presenza della figlia, la
maledice gettandole contro del fango. Disperata la fanciulla cerca la morte
gettandosi in un precipizio. Prima che muoia, scorrono davanti a lei gli
egoismi di coloro che non hanno saputo amarla (il padre, Osaka, Kyoto). Iris,
quasi divina, muore sotto il bacio del sole, che trasforma il suo corpo nel
fiore che porta il suo nome ed è così accompagnata in cielo da un'armoniosa
visione di colori e di luci.
Iris è figlia del sole, quel sole che brilla dentro il suo cuore e fiammeggia nella
sua anima, quel sole fonte di energia e luce che quotidianamente illumina il
mondo, bacia gli occhi e riscalda i nostri cuori. Fiorisci Iris, fiore del bel
canto, lascia che la fresca acqua del fiume baci i tuoi piedi, rendi il mondo
amabile, sensuale e dolce.
Antonella Gallicchio
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