Antonio
Smareglia, compositore grande e unico nell'eleganza dell'orchestrazione
Sarà
ricordato per secoli dopo la sua morte. Non è stato molto profetico il celebre
scrittore irlandese James Joyce nel predire il futuro che avrebbe atteso
Antonio Smareglia. Il compositore di origine istriana, infatti, è uno di quei
nomi che l'opera lirica tende a dimenticare con troppa facilità.
Nato a Pola il
5 maggio 1854 e morto a Gorizia il 15 aprile 1929, Smaregli appartiene a quella
schiera di musicisti trascurati e dimenticati nei cartelloni concertistici.
Dopo i primi anni dell'infanzia passati nella natìa Istria, si trasferì per
motivi di studio prima a Gorizia, poi a Vienna e infine a Graz. Nel 1871 si iscrisse
presso il Conservatorio di Milano avendo come insegnante il celebre direttore
d'orchestra Franco Faccio. Il suo carattere fortemente combattivo (era
vicino al movimento della Scapigliatura) e pronto allo scontro culturale, lo
portò ben presto ad essere protagonista nel mondo dell'opera.
Nel 1879 debuttò
a Milano con il lavoro melodrammatico Preziosa,
ottenendo un discreto successo ma senza riuscire ad entrare nella rosa degli
operisti che dominavano in quel momento, forse perché il compositore non è mai
riuscito a navigare fra gli scogli della vita. Non bisogna trascurare il fatto
che negli anni milanesi vi era la presenza del grande Giuseppe Verdi, che
faceva inconsciamente da sbarramento psicologico per i giovani compositori che
cercavano di ottenere un piccolo posto. Smareglia fu grande ed unico nell'eleganza
dell'orchestrazione, particolarmente dotato nello scegliere gli strumenti adatti
per commentare una scena o uno specifico passaggio, riuscendo ad abbinare
diversi timbri strumentali al fine di arrivare a un originale e melodiosa
impasto di suoni.
Nel 1900 Smareglia, a causa di una mal riuscita operazione di
cataratta perse completamente la vista. Si spense il mattino del 15 aprile del
1929, lasciando ai suoi figli un profondo testamento spirituale, chiedendo
scusa per non aver dato loro agiatezza. La morte di Smareglia, venne appresa a
Dignano con grande dolore. Il primo a esporre una bandiera abbrunata fu
l'avvocato Domenico Sbisà, appassionato cultore della musica del maestro, ma in
breve tutti esposero bandiere a mezz'asta per esaltare colui che aveva scritto
una pagina importante della storia bumbara. Le sue due ultime opere vennero
così composte sotto dettatura al figlio Mario, che delle opere del padre fu in
seguito un bravo direttore d'orchestra (nel 1935, disperato per l'oblio in cui
la musica paterna era caduta, si suicidò). Smareglia è conosciuto con la sua
prima composizione assoluta, il dramma lirico Preziosa, ma soprattutto per aver immortalato e portato alla
ribalta con la sua opera lirica Nozze
istriane (per la prima volta venne presenta con un successo trionfale a
Trieste, nel 1895), l'ambiente, gli usi, i costumi del paese.
La trama, venne
suggerita da Nicoletto Smareglia (suo parente ciabattino, che rappresentava la
memoria storica del luogo) e sembra si poggi su una storia veramente accaduta.
Si svolge alla fine dell'Ottocento. Il ricco Nicola vorrebbe sposare Marussa,
che però è innamorata di Lorenzo. Biagio, un suonatore e sensale di matrimoni,
consiglia Menico di far sposare la figlia a Nicola dicendogli che è davvero un
buon partito. Nel frattempo Marussa e Lorenzo si sono scambiati il pegno
d'amore: la ragazza regala un cuoricino d'oro e il giovanotto un suo orecchino.
Ma il padre ordisce un piano perverso: trovato l'orecchino donato, lo fa
restituire a Lorenzo da Luze, una povera venditrice di fragole, facendo credere
al giovane che Marussa non lo ama più. Disperato Lorenzo restituisce il
cuoricino ma quando la ragazza, credendo di essere stata abbandonata, accetta
di sposare Nicola, Luze svela l'inganno tra la costernazione dei due
innamorati. Ma dato che il ricco Nicola non vuole rinunciare al matrimonio,
uccide Lorenzo in un duello.
Dunque, un soggetto di amore e gelosia con duello
finale, che lo rende simile alla Cavalleria rusticana. Smareglia è un
compositore da scoprire nella sua interezza e la trascuratezza che si ha da
sempre nei suoi confronti è inaccettabile. Molte volte viene eseguito al Teatro
Verdi di Trieste e in alcuni casi anche all'estero, ma non si è ancora giunti
ad una totale rivalutazione del personaggio. Rivalutarlo come merita sarebbe
non solo un atto di giustizia verso un grande musicista che seppe unire le due
anime dell'Istria, quella slava e quella italiana, onorandole entrambe
nell'unione della loro ricchezza culturale!
Antonella Gallicchio
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