Franz Liszt, autore gigantesco,
pianista virtuoso e personaggio mistico e carnale
Come Nicolò Paganini sta al violino, così Franz
Liszt sta al pianoforte. Nato il 22 ottobre del 1811, a Doborjan (oggi
Raiding, in Ungheria), si affermò come il più grande pianista del suo tempo,
grazie ad una agilità senza confronti sulla tastiera, con un virtuosismo da lui
stesso definito trascendentale, e amava spesso dire: "Il concerto sono io", là
dove Chopin incarna la poesia del pianoforte romantico.
Liszt era figlio di
tedeschi, ma nacque in un villaggio ungherese dell'impero che abbandonò fin da
bambino per una formidabile carriera, visse poi in Germania in Francia e Italia.
Una vita con tre caratteri musicali anche nel comporre, in Liszt: italiana è la
passione per l'opera lirica, francese è l'interesse per il colore tanto
pianistico quanto orchestrale, tedesco è l'amore per le grandi forme, come gli
ambiziosi lavori orchestrali quali la sinfonia Faust o la sinfonia Dante.
A Liszt si deve l'invenzione del moderno "recital di pianoforte solo", mentre
prima il concertista si esibiva obbligatoriamente con l'orchestra.
Nel 1847,
stanco di fare l'intrattenitore, iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla
composizione. Sosteneva la musica moderna di Berlioz e Wagner e amava fare l'operatore
culturale, diffondendo le opere del passato e del presente, come dimostrano le riduzioni
per pianoforte a due o a quattro mani delle sinfonie di Beethoven. Pianista
brillante e mondano, è l'idolo delle folle ed uno dei più accesi sostenitori
dell'arte totale di Richard Wagner, del quale diventa grande amico, poi anche
di Mendellsohn e Chopin. Nel 1833 Liszt conosce una delle donne che segneranno
la sua vita, la contessa Marie d'Agoult, con la quale fuggirà in Svizzera e che
gli darà tre figli, tra cui Cosima che sposerà in seconde nozze proprio Wagner.
Nell'ultimo periodo della sua vita, Franz Liszt lavorò incessantemente come
compositore e organizzatore di eventi musicali a Weimar e Lipsia, insieme al
pianista russo Alexander Ilyich Siloti, il vero erede del pianismo lisztiano.
In Germania, durante il festival di Bayreuth del 1886 (festival creato da
Wagner), Liszt si ammalò gravemente di polmonite e morì il 31 luglio dello
stesso anno. Il suo catalogo include numerosi lavori sinfonici a programma, tre
concerti per pianoforte e orchestra, un numero elevato di pezzi per pianoforte
oltre a un repertorio di pezzi per organo che cambieranno il volto organistico
tedesco per sempre.
Vari suoi pezzi sono entrati nel repertorio
della musica classica e sono conosciuti da un vasto pubblico, tra essi la
celeberrima Rapsodia ungherese n.2 in Do
Diesis Minore, il Sogno d'amore n. 3,
il Mefisto valzer, la Ballata in Si minore, il Concerto in Mi Bemolle Maggiore e la Sonata in Si Minore. Nel 1862 compone lo
stupendo Cantico del sol di San Francesco
d'Assisi e deve sopportare la morte della primogenita Blandine. Dei tredici
poemi Lisztiani il più noto è Les
Preludes, dove l'autore si domanda: "È forse la nostra vita qualcosa di
diverso da una serie di preludi a quel canto sconosciuto che è la morte?".
La dolcezza dell'amore, poi le tempeste che tutto travolgono, anche il rifugio
nella pace dei campi prima del combattimento in cui trovare piena coscienza di
sé. La tecnica virtuosistica del pianoforte di Liszt è tanto di agilità quanto
di forza, si basa su arpeggi, accordi e salti di mano. Un autore grande,
talmente grande da sfiorare il gigantesco, un compositore che potrebbe tranquillamente
sedersi al fianco di numi tutelari come Beethoven, Chopin, Brahms, Schumann, personaggio
mistico e carnale, depressivo e al tempo stesso vitale.
Sempre ci stupisce la
musica che sa colorare l'umore e creare spazio dove non c'è, echi di tempo che
si riflettono dentro l'anima, toccando le corde dei ricordi, dei sentimenti,
suonando il cuore e liberando la mente.
Antonella Gallicchio
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