La
gazza ladra di Rossini. La
Musica non ha padroni, è di chiunque l'ascolti o canti
Le
"ouvertures" di Rossini, sebbene composte in funzione dell'opera, per la loro
maestosa bellezza sono entrate nel repertorio concertistico internazionale. In
Rossini il ritmo e la sinfonia sono sempre vivi. La gazza ladra è una sua opera, su libretto di Giovanni Gherardini,
e la sinfonia si riferisce ad un melodramma semiserio.
La prima rappresentazione
ebbe luogo il 31 maggio 1817 al Teatro alla Scala di Milano. L'opera, è resa
immortale, nel repertorio sinfonico, grazie alla celeberrima ouverture. La
trama è nata da un avvenimento realmente accaduto a Firenze. Nei pressi di
palazzo Strozzi si trovava una colonna romana sormontata dalla statua della giustizia.
Una nobile donna perdette una preziosa collana di perle e una delle sue cameriere
fu accusata del furto e messa alla tortura. Incapace di resistere, la ragazza
finì con il confessarsi colpevole e fu impiccata. Poco dopo scoppiò un
violento temporale e una folgore colpì la statua della giustizia infrangendo la
bilancia dell'imparzialità. Uno dei piatti cadde a terra: esso conteneva un
nido di gazze nel quale furono rinvenuti la collana e gli altri monili. Su
questo fatto si basò Rossini, ma volle che l'opera avesse un lieto fine: fece
cioè ritrovare gli oggetti rubati prima dalle gazze.
Casa
Vingradito è in festa, a breve ritornerà il giovane Giannetto, partito per la
guerra: i genitori Fabrizio e Lucia e i servitori preparano i festeggiamenti.
Lucia continua a lamentarsi della serva Ninetta, che ha perso alcune posate di argento.
Il marito Fabrizio invece protegge la ragazza perché figlia del valoroso
soldato Fernando Villabella. Ninetta, dal canto suo, è felice del ritorno del
giovane perché i due si amano. Finalmente Giannetto torna e le dichiara
apertamente il suo amore: "Vieni fra queste braccia". Giannetto si
allontana con la famiglia per andare a trovare lo zio malato, lasciando Ninetta
sola a contare le posate. In quel momento le si avvicina un mendicante, in
realtà suo padre Fernando, che racconta la sua vicenda. Giunto a Parigi, aveva
chiesto il permesso al suo generale di rivedere la figlia NInetta.
Al diniego
ne è seguito un alterco che ha fatto innervosire Fernando. Nella lotta col
generale viene però disarmato e poi condannato a morte, ma riesce a sfuggire
grazie al suo commilitone Ernesto. Per campare, il padre chiede a Ninetta di
vendere un suo cucchiaio con incise le sue iniziali: FV. A rovinare i piani del
genitore e della figlia sopraggiunge il podestà Gottardo che, innamorato della
giovane, spera di farla sua. In quel momento arriva Giorgio, servo del podestà,
che gli porta l'identikit di un ricercato: Fernando Villabella. Fortunatamente,
al podestà mancano agli occhiali e Ninetta, leggendo, s'inventa che il
ricercato sia un giovane biondo e robusto. Il podestà cerca ancora di sedurre
Ninetta, scatenando le ire di Fernando che gli intima di rispettare l'innocenza
della ragazza. Allora Gottardo si allontana, meditando vendetta. Intanto, Ninetta
accompagna il padre al nascondiglio, lasciando incustodite le posate.
Ne
approfitta la gazza ladra addomesticata della famiglia, esce dalla gabbia e
ruba un cucchiaio del servizio d'argento. Ninetta vende al mercante Isacco il
cucchiaio di suo padre, verso il quale si dirige, ma viene bloccata dal ritorno
dei Vingradito in compagnia del podestà. Lucia, con sommo disappunto, si
accorge che manca una posata e si lamenta con Ninetta: Gottardo ne approfitta
per insinuare l'idea che ci sia un ladro in casa. Tutti rimangono spaventati,
dato che la legge prevede per il furto la pena di morte. Il Podestà,
trionfante, ordina di arrestare la ragazza. In prigione, Ninetta riceve prima la
visita di Giannetto, che non è convinto della sua colpevolezza, e poi quella, l'ultima,
del fidato servo Pippo.
Intanto, passeggiando nel bosco Lucia incontra
Fernando, che le chiede dove sia la figlia; allora lei gli riferisce dell'arresto
e dell'accusa di furto. Mentre tutti si rassegnano al peggio, arriva Ernesto,
il commilitone di Fernando, e Pippo gli racconta della condanna a morte della
ragazza, ma proprio in quel momento la gazza gli ruba le monete e vola via,
inseguita dal servitore. Quando Pippo arriva al nido del volatile trova le
monete e le posate rubate. Siamo al lieto fine, che vede Ninetta e Giannetto
ricongiunti, Fernando liberato e riunito con l'amata figlia e il Podestà che si
sente divorato dal rimorso: "Ecco, cessato è il vento".
La Musica non ha padroni, è di
chiunque l'ascolti o canti, e trasmetterà sempre un'emozione nell'anima di chi
sa intendere. Movimenti, respiri, brividi, eccitazioni all'unisono si rivolgono
ipnotizzanti a quel grande palco quando si abbassano le luci. All'improvviso
orchestra, cantanti, coro, scena, pubblico, sono tutti intimamente uniti perché
la musica non trovi ostacoli e scivoli nella profondità dei cuori.
Antonella
Gallicchio
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