Lirica:
"Carmen" di Bizet. Capolavoro di amore e morte, ma ciò che è bello vive per l'eternità
Il 3 marzo
1875 all'Opéra-Comique di Parigi andò in scena "Carmen", nata dal genio musicale di Georges Bizet (1838 - 1875). Il Maestro rivelò qui tutta
la sua maestria di compositore e la piena maturità e bellezza artistica. L'opera in quattro atti,
su libretto di Henry Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper
Mérimée, rompeva la tradizione, portando in scena la zingara Carmen, donna nata
libera che, pur di non rinunciare alla sua libertà, sceglie di morire.
Giudicata immorale proprio come donna, suscitò
la fredda reazione degli spettatori e rappresentò una grande delusione per
l'autore, che i più illustri musicisti francesi avevano apprezzato nel passato
recente. Tra l'altro, fu molto difficile trovare una cantante disposta a vestire
i panni della sensuale, spregiudicata e passionale zingara. Nel dicembre 1874
finalmente Célestine Galli Marié accettò il ruolo, ma l'opera non ottenne i
riconoscimenti attesi dal suo autore. L'insuccesso fu fatale a Bizet, tanto da
contribuire alla sua morte, avvenuta tre mesi dopo la prima. Egli non avrebbe certo potuto
immaginare che, nell'autunno 1875 a Vienna, la sua grandiosa opera sarebbe
divenuta un successo mondiale. Per quell'edizione Ernest Giraud, da sempre
amico di Bizet, compose la musica per i recitativi che nella versione originale
erano parlati: Carmen divenne così grand-opéra, e come tale viene applaudita
oggi, dopo essersi conquistata il successo che era stato negato al Maestro. La sua più grande interprete resta Maria
Callas. La musica di Bizet, ricca di colore nei motivi folcloristici e nelle
danze popolari, è piena di impeto, forte passione e ardore, di contrasto fra i festosi motivi
zingareschi e l'incalzare drammatico dell'azione, fino a diventare un
vero capolavoro, trascinante ed avvincente.
L'azione
si svolge in Spagna, a Siviglia. Alla
caserma sulla piazza del mercato, dove si trova anche la manifattura dei
tabacchi, arriva Micaela, la fidanzata del brigadiere José, che non
riesce ad incontrare perché l'uomo è ancora in servizio, e allora si allontana.
Intanto, dalla manifattura dei tabacchi, escono le sigaraie, tra le quali si
distingue Carmen, la più ardente e vivace, una bella gitana che non si cura dei
corteggiatori ma vuole attirare l'attenzione di Josè. Lei si mette a danzare e lancia
un fiore al brigadiere, intanto sopraggiunto, che lo raccoglie. Rientrata al
lavoro, Carmen si azzuffa con una compagna e la ferisce; è proprio José ad
arrestarla e a condurla in prigione, ma la donna riesce a convincerlo a
lasciarla evadere. Per aver mancato al suo dovere il brigadiere viene
imprigionato ma, appena scontata la punizione, corre da Carmen, nella taverna
di Lillas Pastia, dove la donna si trova in compagnia di zingari e contrabbandieri
ai quali, dopo varie vicende, José finirà per aggregarsi, ribellandosi ai suoi
superiori. Il milite diviene così disertore e si lega a lei, rifugiandosi sui
monti con i malviventi. Nella nuova vita, però, José è infelice, rimpiange l'esistenza
che ha abbandonato ed è tormentato dalla gelosia per Escamillo, un torero
innamorato della bella zingara. Nel rifugio dei contrabbandieri arriva Micaela a
dare la notizia che la madre di José è morente. Il giovane allora decide di
seguirla al capezzale della madre. È il giorno della corrida. La folla
in festa attende il torero. Escamillo sta per entrare nell'arena per la
corrida e Carmen gli promette il suo amore se vincerà. Mercedes e Frasquita, le
amiche di Carmen l'avvertono che Josè è nei paraggi, ma lei con grande impeto
dinanzi al giovane, gli butta in faccia l'anello che lui le aveva donato mesi
prima. Questo contegno aumenta il tormento di José che, in preda ad una crisi
di gelosia e disperazione, uccide la donna con una pugnalata.
La bellezza di quest'opera la si può meglio
comprendere dalle parole del filosofo Nietzsche: "Ascoltando la Carmen si diviene noi stessi un capolavoro".
Come non essere attratti dal personaggio della bella zingara, civettuola e
seducente nella voluttuosa habanera fatale e spavalda. Con il suo temperamento
sanguigno e passionale, ben si presentava come
perfetta figura di donna che, attraverso l'amore, conduce alla perdizione
se stessa e l'uomo che ama. Da sempre affascina sia la storia di un uomo che
abbandona tutto per la donna che ama, fino a diventare un fuorilegge e ad
esserne poi tradito, sia la storia della donna che ama la libertà e che vuole
vivere l'amore. Con
i suoi occhi neri che guardano al futuro, con i suoi lunghi capelli scuri come
la notte, la gitana è ben presto diventata un mito della femminilità. L'opera
lirica ci trasporta in un mondo in cui il dolore non smette di esistere, a
volte si placa, altre volte diventa calmo e profondo. Amore e morte si
trasformano in un dolce e romantico canto che sazia anima e menti. La bellezza
è l'unica cosa contro cui la forza del tempo è vana. L'opera lirica non conosce
tempo, perché ciò che è bello vive per l'eternità.
Antonella
Gallicchio
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