Lirica: IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Rossini. Una
variopinta commedia umana in musica
Siete comodamente seduti in teatro, le luci si
spengono e l'orchestra inizia a suonare una melodiosa sinfonia. Alla fine si alza il sipario e vi
trovate davanti una scena buia, nella quale entrano alcuni strani individui che,
avanzando guardinghi, si voltano indietro per vedere se qualcuno li abbia visti
o sentiti. Sono stati ingaggiati per accompagnare una serenata sotto il balcone
di una donna. Ci troviamo immersi nell'opera Il barbiere
di Siviglia,
dramma comico in due atti di Gioacchino Rossini (Pesaro 1792 - Parigi 1868), su libretto di Cesare Sterbini tratto
dalla commedia omonima di Beaumarchais.
Questa bella orchestrina è stata chiamata dal Conte di Almaviva (il tenore protagonista), con il chiaro intento
di conquistare Rosina, una bella ragazza
che vive nella casa di Bartolo, il suo tutore che la tiene segregata con la
speranza un giorno di sposarla. Il conte, dopo aver controllato che l'orchestra
ci sia tutta, inizia la sua serenata con queste parole: "Ecco ridente
in cielo, spunta la bella aurora. E tu non sorgi ancora, e puoi dormir così?". Queste parole ci fanno capire tutto l'amore che quest'uomo prova per lei.
Alla fine dell'aria, Rosina non si affaccia, con il
disappunto del conte, che manda via il
complessino, infastidito anche dal fatto d'aver sprecato inutilmente i suoi
soldi. Il
conte a questo punto decide di chiedere aiuto a Figaro, il barbiere "factotum della città", per conquistare
il cuore della ragazza. E Figaro accorre in suo aiuto, presentandosi con la
famosa cavatina "Largo al factotum della città", che per intenderci
è quella che tutti noi nella vita abbiamo almeno una volta canticchiato
"Figaro quà, Figaro là".
Il
conte lo convince ad accettare di aiutarlo, dietro il pagamento di una forte
somma di denaro. La mente di Figaro è già al lavoro. Fa cantare un'altra
serenata al conte, che si fa passare per Lindoro, giovane squattrinato, al fine
di evitare un amore "interessato" da parte della giovane. Rosina è al balcone,
affascinata dal canto proveniente dal cortile, ma uditi dei passi è costretta a
rientrare in casa. Chiusa in camera ha tra le mani una lettera che vorrebbe far
recapitare all'uomo, dalla cui voce melodiosa è rimasta incantata, naturalmente
la lettera dovrà consegnarla Figaro. Mentre i due confabulano, arrivano Bartolo
e Basilio, professore di canto di Rosina, il quale informa il padrone di casa
che il conte di Almaviva è giunto a Siviglia.
Basilio consiglia a Bartolo, intenzionato
a concludere al più presto il contratto di matrimonio, di ricorrere alla
calunnia per scoraggiare Lindoro.
Figaro, che di nascosto ha udito la conversazione, rivela tutto a Rosina e fa
in modo che incontri Lindoro/il conte. Questi s'introduce in casa fingendosi un
soldato ubriaco e riesce a scambiare un biglietto con la ragazza. Figaro,
intanto, arrivato col pretesto di radere Bartolo, riesce a sottrargli le chiavi
del balcone dov'è rinchiusa Rosina. Con uno stratagemma, e con la complicità
forzata di Basilio, Figaro riesce a far celebrare il matrimonio tra il conte
d'Almaviva e Rosina. Quando Bartolo arriva non può fare altro che unirsi al
coro di gioia e benedire gli sposi.
Rossini è bravissimo nel tradurre in musica le
sensazioni, la psicologia umana, le forti emozioni. Nella parte finale del
primo atto ci troviamo immersi nei pensieri di Don Bartolo, Don Basilio,
Rosina, Berta (la serva di Bartolo), il Conte, Figaro e i gendarmi, ognuno con
il proprio pensiero e le proprie considerazioni, ognuno con i propri tormenti,
il tutto in un crescendo musicale stupendo, coinvolgente.
La prima rappresentazione
del Barbiere di
Siviglia ("Almaviva, ossia L'inutile precauzione"), al Teatro
Argentina di Roma, il 20 febbraio 1816, fu un grande insuccesso, per le
invidie del mondo musicale. Le repliche invece furono molto applaudite.
Ritengo che quest'opera
faccia tanto sorridere e penso pure che ridere sia una cosa necessaria e
terapeutica per moltissimi mali. Il "Barbiere di Siviglia " è,
dunque, un'opera giocosa, una variopinta commedia umana in musica, ricca di
presenza ritmica, carica di spirito e briosità, con arie sgargianti, spiritose,
come la cavatina di Figaro. Quest'opera continuerà per secoli a deliziare il mondo
con la giocondità, serena e benefica, dei suoi canti. La musica è la
lingua dello spirito, è ciò che noi vogliamo che sia: un antidoto contro la
solitudine, soave compagnia, un diario che agevola il ricordo, una ninna nanna
rilassante. Il suo segreto e magico linguaggio corre tra il cuore di colui che
canta e l'anima di chi ascolta.
Antonella
Gallicchio
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