Lirica:
Il Flauto Magico, ultima opera del genio di Mozart, immenso e immortale
La
genesi del Flauto Magico è avvolta dal buio. E' giusto che sia così. Tutte le
grandi opere dovrebbero essere avvolte dal mistero. Forse anche oggi, in
qualche luogo oscuro e circondato dal più assoluto riserbo, un uomo sta
lavorando ad un'opera che attraverserà il tempo e lo spazio vivendo "in eterno".
L'opera originale di Mozart, "Il Flauto Magico", era stata scritta in
tedesco, nonostante in quel periodo la lingua della lirica fosse l'italiano, e
questo perché il genio di Salisburgo voleva rendere la musica che scriveva
godibile anche al popolo e non solo a pochi eletti.
Il flauto magico,titolo
originale Die Zauberflöte, è un'opera in due atti musicato
da Mozart su libretto di Schikaneder con
il contributo di Karl Ludwig Giesecke. La prima
rappresentazione avvenne al Theater auf der Wieden di Vienna il 30settembre 1791. L'azione si svolge
nell'antico Egitto, trasfigurato in una dimensione fantastico-fiabesca. Un paesaggio montuoso, con un tempio sullo sfondo
immaginario.
Il principe Tamino sta
fuggendo da un serpente e gli vengono incontro le tre dame della Regina della
notte per aiutarlo. Le dame lo presentano alla regina della notte,
Astrifiammante, che lamenta il dolore per la scomparsa della figlia Pamina,
rapita dal malvagio Sarastro. Tamino, affascinato da un ritratto della giovane,
decide di andare con l'uccellatore Papageno a salvare la principessa. Le Dame
consegnano a Tamino un flauto magico e un carillon fatato a Papageno.
I due si
incamminano verso il Tempio di Sarastro, sotto la guida di tre ragazzi.
Papageno giunge per primo al tempio e penetra persino nella stanza dove il
perfido moro Monostatos tiene imprigionata Pamina. Papageno e Pamina,
scacciando Monostatos, tentano la fuga. Tamino frattanto giunge di fronte a tre
Templi (Natura, Ragione e Saggezza) e si confronta con un sacerdote che, oltre
a smontare l'immagine di un Sarastro cattivo, pone domande a Tamino sul suo
essere uomo. Questi, sconcertato e disorientato, suona il flauto magico nella
speranza di far comparire Pamina, invano. Trascinato da Monostatos, viene
successivamente condotto al cospetto di Sarastro (alla presenza anche di
Pamina), che lo libera e gli dice che, se vorrà entrare nel suo regno con Papageno,
dovrà purificarsi. Tamino e Pamina si riconoscono e si amano da subito. Sarastro invoca Iside ed Osiride affinché
aiutino spiritualmente Papageno e Tamino, che affrontano la prima prova:
dovranno stare in silenzio, qualunque cosa accada.
Monostatos si avvicina
furtivamente a Pamina addormentata: vorrebbe baciarla, ma è cacciato da
Astrifiammante che, porgendo un pugnale alla figlia, le ordina di vendicarla
uccidendo Sarastro. Monostatos, non visto, ha ascoltato tutto e minaccia di
rivelare l'intrigo se Pamina non l'amerà. Sopraggiunge Sarastro: dopo aver
scacciato Monostatos si rivolge paternamente a Pamina e le spiega che solo
l'amore, non la vendetta, conduce alla felicità. Pamina cerca di parlare a
Tamino, ma il giovane - essendo ancora sottoposto alla prova del silenzio - non
può. Lei crede che non l'ami più, come le ha suggerito Monostatos, ora
diventato alleato di Astrifiammante e forse innamorato di lei, e, colta dal
dolore, medita il suicido, ma viene fermata da tre ragazzi che l'informano dello
scopo della prova.
Durante questa prova, Papageno parla con una vecchina, che,
poco più tardi, si rivelerà essere Papagena, una donna simile a lui, di cui si
innamora. Tamino e Pamina superano le due successive prove: l'attraversamento
dell'acqua e del fuoco. Ma subito dopo arrivano Astrifiammante, Monostatos e le
tre dame per sconfiggere Sarastro. Un terremoto li fa inabissare, e così si
celebra la vittoria del bene sul male. Sarastro
e i sacerdoti celebrano la vittoria della luce sulle tenebre. Pamina e Tamino vengono accolti nel regno solare di
Sarastro.
Le musiche di Mozart in quest'opera
sono meravigliose, quando c'è la luce i fiori sbocciano e i colori sono
brillanti, l'amore e la pace trionfano sull'oscurità, sulla guerra, sull'odio e
desiderio di vendetta della Regina della Notte. Le musiche e le immagini si
fondono in un'unica armonia che coinvolge lo spettatore senza mai annoiarlo. La
scala dei sentimenti, propri della musica mozartiana, trova nel Flauto Magico
la sua espressione più alta. Il tono popolare e comico, la sensualità istintiva
e la solennità sacrale di fronte alla morte si succedono e si alternano
continuamente.
La data di composizione, settembre 1791, è particolarmente
importante e si può prendere perciò il Flauto
Magico come un testamento spirituale, in particolare risulta
toccante
quella frase, verso la fine, dove Tamino, Pamina e i due armigeri
cantano: «Grazie alla potenza della musica camminiamo lieti attraverso
la notte tetra della morte».
Mozart morirà soltanto due mesi più tardi. Dopo
anni di forte passione per l'opera lirica, sono giunta alla conclusione
che in
questa meravigliosa arte c'è una forza unica, un'energia capace di
abbattere
qualsiasi diversità, di unire e di coinvolgere tutti coloro che popolano
il
nostro affascinante pianeta. L'amore sussiste quando tutto frana,
consola quando
ogni consolazione viene meno. Coloro che vivono d'amore si nutrono
di eterno. Le stelle stanno a guardare perché l'amore obbedisce ad una
legge più alta.
Antonella Gallicchio
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