Lirica: La Cenerentola di Rossini, il più grande compositore comico-giocoso
"Il fatto è, caro amico, che Rossini era un bipolare, come
tanti altri geni, ma in fondo non siamo un po' tutti bipolari?". Con queste
parole il maestro Luigi Solidoro definisce il genio musicale di Rossini.
In effetti viviamo un po' tutti costantemente in bilico, in compagnia di
continui cambiamenti d'umore che accompagnano le nostre giornate, perennemente
confusi dalle nostre emozioni.
Poi un giorno il cervello si addormenta e tu
cominci a sprofondare nel buio. Come capitò a Rossini, probabilmente dopo la morte
della madre Anna, una bellissima cantante lirica, che lui amava. Il suo Mosè
veniva applaudito a Parigi da un pubblico entusiasta e lui, nell'inchinarsi,
piangeva e mormorava: "Ma lei è morta". Una sofferenza talmente grande che lo
condusse sull'orlo della demenza. A distanza di un anno Rossini avrebbe smesso
di scrivere musica a soli 37 anni.
Era un uomo di gradevole aspetto, elegante,
pieno di gioia di vivere e amante dei divertimenti. Ma nessuno sapeva quel che
c'era dietro quel suo far musica, quanta sofferenza, quanta paura di ammalarsi
e di morire! Una forma di ipocondria che lo paralizzava e che gli faceva
comparire lo spettro della morte dietro il più piccolo malessere. Eppure
nonostante questa sua fragile sensibilità è stato il più grande compositore
comico che la lirica abbia conosciuto. E la sua arte era di una grazia
assoluta, da Il Barbiere di Siviglia,
realizzata tra vino rosso e allegra compagnia, alla folle Italiana in Algeri; dalla bontà in trionfo della dolce Cenerentola allo scabro Maometto II, dal michelangiolesco Mosè al Guglielmo Tell, fortemente romantico.
La Cenerentola è un'opera importante anche perché si
colloca in un momento fondamentale dal punto di vista dell'evoluzione del
linguaggio rossiniano. Non è un'opera comica, bensì un dramma giocoso.
Angiolina viene trattata come serva dal patrigno, il nobile Don Magnifico, e
dalle sorellastre Clorinda e Tisbe, che la hanno soprannominata Cenerentola.
Ella ignora che Magnifico si mantiene grazie al suo patrimonio, di cui si è
appropriato. Nel frattempo il principe Don Ramiro ha ereditato il titolo dal
padre, ma alla condizione di maritarsi a breve termine. È mattina, Alidoro,
precettore di Ramiro, per meglio indagare sulle qualità delle possibili mogli,
si presenta travestito da mendicante. Viene ben accolto da Cenerentola e
scacciato dalle sorelle. Alidoro chiede di portare al ballo tutte e tre le
figlie a Magnifico, questi replica che la terza figlia è morta. Dopo la partenza
della carrozza del principe, Alidoro procura un vestito a Cenerentola per
portarla al ballo sotto falso nome. Al banchetto compare una dama velata e quando
lei mostra il volto tutti rimangono sorpresi dalla sua somiglianza con
Cenerentola.
Ma Ramiro ha dichiarato il proprio amore alla dama ignota che, pur
credendolo un servitore, lo preferisce al falso principe. Il principe, infatti,
per avere la certezza che le dame erano lì non per il suo patrimonio, ma per
cercare l'amore, si è fatto sostituire dal suo fedele cameriere. Tuttavia, la
dama pone una strana condizione: se ne andrà lasciando in pegno un bracciale
uguale a quello che indossa. Se Ramiro dopo averla incontrata fuori del palazzo
ripeterà la richiesta di matrimonio, allora lo sposerà. Partita Cenerentola, ed
essendo ormai inutile proseguire la mascherata, Dandini rivela la propria vera condizione
a Magnifico, che se ne va deluso. Tornati a casa prima di cena, patrigno e
sorellastre trovano Cenerentola che li attende come nulla fosse accaduto. Scoppia
un temporale, e una carrozza si ribalta presso il palazzo di Don Magnifico: è
quella di Ramiro, che chiede ospitalità per ripararsi dalla pioggia. Il
principe riconosce la dama ignota in Cenerentola e annuncia di volerla sposare.
L'opera si conclude con Cenerentola che esprime la propria felicità per essere
passata nell'arco di una giornata dalla condizione di serva a quella di
principessa.
La musica ha sempre accompagnato le mie giornate, fin da
quando ero bambina, ed è sempre stata viva in me la passione per l'opera lirica
e la musica classica. Nel mondo della lirica si deve entrare con immenso
rispetto, grande umiltà, solo così la si potrà amare ed è possibile ammirare le
meraviglie che nasconde questo mondo ricco di armonia e di
dolcezza, contornata in profondità da un'intelligenza sopraffina. Si, quel
mare vorrei attraversare con la nave del mio amore e accarezzare per tutta la vita.
Antonella Gallicchio
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