Lirica: "La
sonnambula" di Bellini contiene pagine di meravigliosa purezza e
straordinaria potenza vocale
"Il vostro
incommensurabile genio vi porterà ad una morte prematura: morirete giovane,
molto giovane, come Raffaello, Mozart e Gesù". Si racconta che queste
parole siano state pronunciate da Heine a Vincenzo Bellini nel corso di una
cena a Parigi, agli inizi di settembre del 1835. Chi mai avrebbe potuto
immaginare che soltanto poche settimane più tardi il maestro sarebbe morto
davvero, a soli 34 anni.
Di una cosa però possiamo avere la certezza assoluta:
l'alta qualità della musica, soprattutto dei suoi capolavori Norma, I
Puritani e, forse più degli altri, La sonnambula che contiene pagine di meravigliosa purezza
e straordinaria potenza vocale. Bellini stesso aveva deciso di rivestire
la sua tomba con le note della sua più alta ed amata melodia: "Ah non credea
mirati si presto estinto fiore" tratta dalla Sonnambula. Anche questo episodio dimostra quanto sia celebre
quest'opera e quanto sia radicata nella tradizione culturale italiana. In essa
il maestro seppe magistralmente descrivere con le note gli stati d'animo più
intimi dei personaggi. Rappresentata per la prima volta al Teatro Carcano di
Milano il 5 marzo 1831, l'opera fu composta dopo la tragedia "I Capuleti e I Montecchi" (1830), molto
acclamata anche per la presenza di Maria Maliban la più affascinante e
celebre cantante del tempo.
Melodramma in due
atti, ha come tema principale il sonnambulismo della protagonista Amina. In
un imprecisato villaggio svizzero gli abitanti si preparano a festeggiare
nella locanda di Lisa le nozze di Amina
con il ricco latifondista, Elvino. Lisa è segretamente innamorata del futuro
sposo. La festa è interrotta dall'arrivo del conte Rodolfo, figlio del defunto
signore del villaggio, tornato dopo una lunga assenza. Colpito dalla bellezza
di Amina, il conte le rivolge molti complimenti ai quali Elvino reagisce con
gelosia. La notte cala e gli abitanti del villaggio, spiegano al conte di temere un fantasma che
hanno visto, di notte, vagare nella zona.
Il conte Rodolfo si ferma nella
locanda di Lisa, dove vuole pernottare. Più tardi Lisa si reca dal conte per
sapere se la stanza è di suo gradimento, il conte la corteggia e la fanciulla
lo respinge, ma ad un tratto, spaventata da un rumore improvviso, si nasconde
in una stanza vicina, perdendo un fazzoletto. Entra Amina in camicia da notte e
la fanciulla, che è sonnambula, parla nel sonno credendo di trovarsi con
Elvino, il conte temendo le conseguenze di un brusco risveglio, la lascia sola.
Mentre Amina dorme sul divano, Lisa, pensa di approfittarne e corre in cerca di
Elvino. Nel frattempo alcuni contadini, venuti a rendere omaggio al conte,
scoprono nella sua stanza la fanciulla addormentata. Giunge anche Elvino,
mentre Amina si sveglia, stupita di trovarsi in quel luogo, nessuno crede alla
sua innocenza ed Elvino rompe la sua promessa si nozze. Poco tempo dopo, Amina
incontra Elvino e cerca di convincerlo della sua onestà, ma il giovane incredulo
la respinge, le strappa l'anello nuziale e si allontana disperato. Nel
frattempo incontra Lisa e le chiede di sposarlo subito.
Mentre i due giovani si
avviano verso la chiesa, circondati dagli abitanti del villaggio, giunge il
conte Rodolfo e narra come Amina sia entrata dormendo nella sua stanz. Il
fazzoletto trovato nella stanza del conte è di Lisa che, accusata, non osa
difendersi. Ma proprio in quel momento appare Amina che, dormendo, attraversa
una fragile trave su un pericoloso canale. Fra la paura generale la fanciulla
giunge nella piazza baciando nel sonno un mazzolino di fiori avuto in dono da
Elvino. Vedendo Amina in bilico sul ponticello, tutti capiscono che il temuto
fantasma altri non era che la fanciulla nelle sue crisi di sonnambulismo.
Elvino infila nuovamente l'anello nuziale al dito di Amina e, quando la
fanciulla si desta, le riconferma il suo amore. Il villaggio, nuovamente in festa, si prepara a
festeggiare le tanto sospirate nozze.
Era marzo del
1831 quando a Milano il giovane compositore siciliano Vincenzo Bellini, viene
travolto dagli applausi della folla che ride, sospira e piange per la bella,
delicata e sfortunata Amina. Al pubblico piace il libretto, scritto da Felice
Romani su dei testi precedenti di Eugéne Scribe, che racconta una storia
leggera, ricca di colpi di scena, e piace la musica, melodica e sensuale, che
sottolinea con espressività le atmosfere ora buffe ora drammatiche della
vicenda narrata. La
sonnambula è un'opera a me cara; mi commuovo sempre
nell'ascoltarla, sia per la bellezza del personaggio di Amina, un fiore della
notte, che all'arrivo del giorno chiude i propri petali, sia perché è un'opera
affascinante; non si può non rimanere colpiti dalla sottile poesia che emana la
sua musica.
Mille e mille brividi accarezzano il mio cuore nel pensare che la
dolce e disincantata Amina era per il
maestro la sua creatura ideale, persino lui si commuoveva nell'ascoltarla. Le
donne di Bellini hanno una grande forza unita a una infinita dolcezza d'animo.
La morte prematura del Maestro ha lasciato un grande vuoto nel mondo dell'opera
lirica, le sue composizioni sembravano penetrare il cuore e la mente ma di
sicuro è che i suoi capolavori lo hanno reso immortale. L'opera lirica riesce a
suscitare nell'animo umano mille emozioni, a volte ti fa piangere altre volte
ti fa sorridere, ma in un modo o nell'altro ti riempie sempre il cuore, le sue
belle melodie volano verso cieli e mari immensi colorati d'amor e profumati di
libertà e sospiri.
Antonella
Gallicchio
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