Lirica:
Norma di Bellini, dove il cuore viene
trasportato in un vortice saturo di emozioni
Norma è un'opera lirica del siciliano Vincenzo
Bellini (Catania, 3 novembre 1801 - Puteaux, 23 settembre 1835), autore dotato di
una prodigiosa vena melodica, che dedicò la sua breve vita alla composizione. Opera
in due atti, su libretto di Felice Romani, dalla tragedia Norma ou L'infanticide di Alexandre Soumet, fu composta in meno di
tre mesi, dall'inizio di settembre alla fine di novembre del 1831, e rappresentata
per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano, il 26 dicembre dello stesso
anno.
Incentrata
sulla protagonista, la sacerdotessa Norma, l'opera divenne il cavallo di
battaglia di alcuni grandi soprani del passato, tra cui Maria Callas. Tuttavia, la
poliedricità del personaggio e della sua vocalità, fatta di colorature e ad accenti di sconvolgente
drammaticità, ne fanno uno dei ruoli più impervi per voce di soprano, tanto che
l'opera è oggi più famosa che rappresentata. Bellini stesso definì il
personaggio di Norma "enciclopedico", a indicare la ricchezza e le sfumature
psicologiche che hanno contribuito a far diventare questa tragedia lirica la
pietra miliare del melodramma dell'Ottocento.
La
trama si sviluppa al tempo dell'occupazione romana della Gallia. Norma è la
sacerdotessa, figlia del capo dei Druidi Oroveso, ma è stata anche l'amante del
proconsole Pollione, con cui ha avuto due figli. Una giovane sacerdotessa,
Adalgisa, dice a Norma di non essere più vergine e le di sciogliere il patto
che aveva fatto con la divinità. Norma è nella stessa situazione, quindi
accetta la richiesta. Poi, quando scopre che l'uomo di Adalgisa è Pollione,
vorrebbe uccidersi ma Adalgisa dice che convincerà Pollione a tornare da lei. Norma
decide di dichiarare guerra contro i Romani, ma deve sacrificare una persona.
All'arrivo si Pollione, Norma vorrebbe ucciderlo, poi parla con lui e gli
chiede di rinunciare ad Adalgisa.
Al suo rifiuto, Norma dice a tutti gli uomini
presenti nel tempio che c'è una sacerdotessa che non è più vergine e che ha
tradito la patria, quindi deve essere uccisa. Con grande sorpresa di tutti,
Norma riferisce il proprio nome. Pollione, sconvolto dal rimorso e colpito
dalla grandezza di Norma, chiede di morire con lei. I due amanti sono riuniti
dall'estremo sacrificio e salgono assieme sul rogo. L' aria più famosa di
quest'opera è "casta diva", la preghiera che la bella sacerdotessa rivolge alla
luna affinché riporti la pace, con lei prega il suo popolo in un'atmosfera
incantata, sovrastata da una luna luminosa, misteriosa e romantica. « Casta Diva, che inargenti/ Queste sacre antiche
piante,/ Al noi volgi il bel sembiante,/ Senza nube e senza vel».
Nella
scena, ricca di presenze femminili, Norma dimostra come sia possibile
interrompere la catena di tradimenti nelle relazioni umane. Ci rappresenta un
ritratto su un abisso, l'immaginario della donna che ama sempre, oltre la vita
e la morte, un essere delicato ma forte, dolce ma deciso. Nell'opera lirica, i
sentimenti si trasformano in melodia e il cuore viene trasportato in un vortice
saturo di emozioni, tra i silenziosi sentieri della nostra anima.
Antonella Gallicchio
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