Tursi - Con una celerità lodevole, anche perché da nessuno sollecitata formalmente, la Soprintendenza per i Beni archivistici della Calabria ha dichiarato “di notevole interesse storico” l’Archivio privato del poeta Albino Pierro (1916-1995), ai sensi degli articoli 13-14 del Decreto Legislativo 42/2004 e della Legge 241/90. Lo ha notificato da pochi giorni, con una raccomandata con avviso di ricevimento indirizzata alla figlia del grande lirico dialettale tursitano, Maria Rita Pierro, al Rettore e al Direttore del Dipartimento di filologia dell’Università della Calabria-Rende di Cosenza, tutti invitati a trasmettere allo stesso ufficio “la dichiarazione debitamente sottoscritta”. La nota è stata inviata per conoscenza anche ai sindaci di Tursi e Cosenza, oltre che alla Soprintendenza Archivistica per la Basilicata di Potenza. Il materiale documentario dell’archivio del poeta Pierro, più volte candidato al Nobel, è stato acquisito dall’università calabrese con convenzione di deposito stipulata il 7 dicembre 2002, “ma il trasferimento dell’ingente materiale cartaceo si è di fatto concretizzato solo agli inizi di agosto 2004”, chiarisce l’assessore ala cultura Francesco Ottomano, anche parente del poeta Pierro. “Tenuto conto della necessità di procedere all’azione di tutela”, scrive Francesca Tripodi, soprintendente archivistico di Reggio Calabria, “si ritiene utile ribadire l’obbligo delle SS.LL. di informare questa Soprintendenza sulle iniziative tecnico-scientifiche finalizzate al riordino ed inventariazione dell’archivio”. Dalla prassi burocratica, ottimamente finalizzata, si evincono però alcune considerazioni. Lo scorso inverno, durante il convegno “in preparazione del decennale”, proprio a Tursi, il prof. Cosimo Damiano Fonseca si tolse quello che a tutti parve non un sassolino, bensì un macigno erculeo, quando con perentorio garbo affermò sostanzialmente che: “L’Università degli studi della Basilicata, recentemente non ha fatto nulla per onorare la memoria di Pierro e neppure per incentivare la conoscenza delle carte pierriane, iniziando dal riordino delle stesse”. A meno di clamorose ammissioni di errori materiali, si può davvero ipotizzare che “le carte” non fossero già state trasferite in Calabria, oppure che la “dichiarazione di notevole interesse storico dell’archivio” fosse a garanzia preventiva di un interessamento reale, concreto e vicino, qualora, appunto, si fosse dato corso alla richiesta dell’università calabrese di avere i documenti. Inoltre, non si comprende, tra le considerazioni iniziali della citata raccomandata, il seguente riferimento ad un’altra regione: “(…) preso atto che la Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo ha avviato la procedura di vincolo per il materiale custodito presso il Comune di Tursi nella casa del poeta, ubicata in via Umberto”. Infine, come si giustifica l’inazione-distrazione delle competenti autorità lucane, che sapevano dell’archivio dal 1995? Per non piangere sulla “spoliazione” di “Casa Pierro”, l’unica reazione di possibile riso amaro è quella dal gusto un po’ macabro, potendosi dire che morto il Poeta anche la burocrazia di Basilicata sia caduta in catalessi. Salvatore Verde
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