ALBINO PIERRO -
Materia
e memoria nella lingua segreta della poesia
di Michele Fumagallo
Rilanciare la poesia
dell'autore lucano Albino Pierro, a tredici anni dalla sua
scomparsa, è un obbiettivo ambizioso. Tradotto pressoché ovunque nel mondo,
particolarmente amato nei paesi dell'Europa centrale forse attratti, in un
gioco degli opposti, dalla sua lingua che è poco definire mediterranea, Pierro non aveva trovato finora spazio
nell'editoria olandese.
Per colmare questa lacuna e al tempo stesso offrire un doveroso omaggio a Pierro, la casa editrice Archivia ha da poco mandato in libreria un volume dal
titolo U vèse di menziurne - Il bacio di
mezzogiorno, volume composto da trentanove poesie d'amore curate e tradotte
in olandese da Silvia Terribili e Maria Van Daalen.
Il nome e la lingua di Albino Pierro rimandano, inevitabilmente, a
Tursi, il paese del materano dove nacque e trascorse l'adolescenza nel
quartiere saraceno della Rabatana, splendido pezzo di centro storico a ridosso
dei burroni dei calanchi.
Una lingua, quella tursitana, che Pierro
riscoprì dopo le iniziali raccolte in italiano. La svolta linguistica di Pierro non avvenne per ragioni
localistica o sentimentali, ma si caratterizzò come ritorno prepotente a sé
stesso, al luogo più intimo della propria giovinezza, alla lingua
inconfondibile dei contadini che aveva sempre amato.
Con la raccolta del 1959, A'
terre du ricorde irrompe sulla scena della poesia italiana una poesia
arcaica, evocativa quante altre mai, quasi violenta nel suo scavare dentro le
viscere degli uomini.
Nacquero così raccolte come Curtelle a lu sòue o
Metaponto, più volte ristampato da Laterza prima e da Garzanti in
seguito. Il raffinato Vanni Scheiwiller
volle inserire nelle sue eleganti edizioni un'altra delle incursioni tursitane
di Albino Pierro, Famme
dorme. «Il punto di non ritorno per me - racconta Silvia Terribili - è
stata la piccola selezione pierriana nell'antologia della poesia italiana
contemporanea curata da Pier Vincenzo
Mengaldo.
Senza essere mai dolciastro o scontato, Pierro descrive l'amore come passione pura, estasi. L'assenza è
per lui notte mentre la presenza è data dal mezzogiorno, l'ora più bella per i
tarantolati, l'abbandono totale della mente e del corpo in una sorta di
trance». Parlare dell'amore oggi in maniera convincente - prosegue la Terribili - non è
facile.
Pierro riesce a raggiungere il
suo scopo servendosi di metafore impersonali, legate agli elementi primordiali,
con una forte componente teatrale e una particolarissima musicalità caratteristica
della suo particolare uso della lingua. Realizzate dalla Terribili in
collaborazione con la poetessa olandese
Maria Van Daalen, le versioni del Bacio di mezzogiorno restituiscono a pieno
questa musicalità. Un'impresa, indubbiamente, non di poco conto.
IL MANIFESTO - 14 agosto 2008 - Cultura & Visioni
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