Le "Radici
Perdute" del maturo artista Franco Santamaria, poeta, pittore e scrittore della
diaspora tursitana
È un caso artistico e letterario che ci riguarda da
vicino, e sul quale occorrerà presto ritornarci, quello del maturo poeta, pittore e
scrittore Franco Santamaria, settantaquattrenne
tursitano, da qualche anno residente in Emilia Romagna, dopo aver a lungo
vissuto in Puglia e in Campania.
Docente di Lettere e Storia in pensione, tra
le maggiori personalità della diaspora lucana, eppure, o forse proprio a causa
di tale condizione, poco noto in regione ma anche nella stessa Città di Pierro.
Comunque, la sua opera continua a riscuotere consensi non soltanto in Italia,
ma anche all'estero dove è stata distribuita e tradotta, soprattutto in spagnolo
e francese (da Marialuisa Anastasio
e France Ferran). Tra i numerosi riconoscimenti, il 3 ottobre del 2010 è
stato insignito della Medaglia della Presidenza della Camera per "alti meriti
culturali".
Dopo i recenti inviti in varie città della penisola, alle
ore 17,30 sarà oggi (martedì 3 maggio) a Napoli per la presentazione del suo
ultimo volume di poesie "Radici Perdute",
in via Luigia Sanfelice n. 2 al Vomero, nella sede dell'associazione culturale
partenopea Koesis. Che ha inserito l'appuntamento all'interno del proprio
calendario "Punto su Napoli", per il Maggio dei Monumenti 2011, patrocinato dal
Comune di Napoli, assessorato al
Turismo, Grandi Eventi e Pari Opportunità. "Libro dalla forte
connotazione metaforica delle condizioni e contraddizioni della realtà odierna",
"Radici Perdute" (Kairòs Edizioni, Napoli 2009) si avvale della prefazione di Alfredo Rienzi e dell'introduzione del poeta e critico letterario Antonio
Spagnuolo
che, alla presenza dell'editore Giovanni Musella, dialogherà con l'autore. Con loro il prof. Vittorio Mazzone, che ha curato
la lettura delle liriche di Santamaria assieme alla poetessa e critico d'arte Yvonne
Carbonaro, anche autrice di teatro e narrativa, alla quale è affidato il
compito di introdurre e coordinare l'incontro.
Figlio di Filippo Santamaria (n. 1904-), agricoltore, e di Marianna Nigro (1910-), casalinga, Franco Santamaria è nato il 5 novembre del 1937 a Tursi, nei pressi della chiesa di San Filippo Neri in via Pandosia. Ha trascorso gli anni della giovinezza con la famiglia a Taranto, prima di
trasferirsi nel 1965 a
Napoli, dove si è laureato in Lettere classiche,
abilitandosi poi nell'insegnamento della Letteratura Greca e Latina; in
seguito, si sposta nella periferica cittadina di Afragola, dove, dal 1990 al termine della carriera, è stato uno stimato
docente di Italiano e Storia nell'Istituto
professionale di Stato per i Servizi commerciali e turistici. Attualmente vive a
Poviglio, piccolo centro in provincia di Reggio Emilia.
La sua fantasiosa ispirazione e consistente produzione
è segnata dalla lontananza precoce dalla terra natia, della quale ne ha
esaltato sempre l'intimo legame, ma in modo tutt'altro che idilliaco e senza
facili cedimenti nostalgici, già appalesato nella forma espressiva in lingua e
dal mancato utilizzo del dialetto. Anzi, quelle radici sono nell'essenzialità
uno specchio della propria interiorità e ritenute emblematiche dell'umana
condizione rurale, caratterizzata da ancestrali inquietudini, da una
sostanziale impossibilitata di affrancarsi dal senso del limite del proprio
orizzonte e dalla percezione di una cosmica solitudine.
Tra riflessive immagini
oniriche e densità plastica delle parole, coesiste in lui un dialettico e
ininterrotto dualismo artistico, animato da slanci pulsionali, vibranti
sovrapposizioni emotive ed essenziali simbolismi, sintomatici di una sofferta,
intensa e sensibile ricchezza vitale protesa a riaffermare nel tempo il primato
dell'arte. Altrettanto marcato in profondità dall'assenza della giovane moglie,
deceduta dopo lunga malattia, il poeta-pittore ha assecondato pienamente l'impellenza
dell'attività artistica e liberato le doti di animatore culturale soltanto dopo
il pensionamento. Membro onorario del Cdap-Upce
(Centro divulgazione arte e poesia - Unione pionieri della cultura europea),
fondato e diretto nel 1974 dal siciliano Ignazio Privitera, Santamaria ha ampio
spazio su un centinaio di portali web di letteratura
e gallerie d'arte ed è incluso in antologie letterarie e riviste, con
significativi apprezzamenti della critica e numerosi primi premi sia in
concorsi letterari che d'arte, che pure frequenta con parsimonia, mentre partecipa a reading di poesia e di narrativa.
Autodidatta
come artista, ha esposto dal 1980, anche all'estero e ha rappresentato l'Italia (per la pittura) alla 4^ Biennale Internazionale
dell'Arte Contemporanea di Firenze del 2003.
Dopo aver debuttato con le liriche di "Primo
lievito" (Gastaldi, Milano, 1964), ha
pubblicato altre raccolte di poesie: "Storie
di echi" (Ferraro, Napoli, 1997), ormai introvabile; "Echi ad incastro" (Joker, Novi Ligure, 2004), con la prefazione di
Sandro Montalto; "Radici Perdute"
(Kairòs Edizioni, Napoli 2009); i racconti: "Se la catena non si spezza" (Bastoni
Editrice Italiana, Foggia, 2005) e "Passaggi
d'ombra" (El Taller del Poeta, Pontevedra, Spagna, 2007), primo premio "Isola Nera Narrativa 2006".
Sacrifici
personali e passione per la cultura lo hanno stimolato a redigere on line e ad
offrire gratuitamente, nonostante la gravosità dell'impegno, la newsmail "Rassegna Siti Culturali" (forse
l'unica newsletter al mondo di recensione e di segnalazione di siti a carattere
culturale, sono più di 500 tra italiani e stranieri quelli censiti), poi il
notiziario di eventi culturali redatto per 2 anni ("News2004/x" e
"News2005/x"), sostituito dal 2006 dalla newsletter "Modul@zioni", inviata a migliaia di
iscritti, oggi sostituita con una sezione del proprio omonimo sito (www.modulazioni.it -
Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
).
Proprio su "Modulazioni" ha messo in rete alcune opere inedite di poesie: "La mia valle non è l'Eden","Pensieri nudi, o quasi", "Parola e Immagine" (poesia e pittura), Stigmate viola" (haiku: "componimento
poetico giapponese di 17 sillabe, di tono lirico o contemplativo"); e il romanzo "I cavalli di grano".
Per Franco Santamaria, "un pittore, o un poeta, non
può staccarsi dalla realtà per isolarsi in un mondo che ha solo del fantastico
e dell'invenzione. L'arte non è un fatto personale o circoscritto, ma deve
riguardare e coinvolgere tutti. La socialità dell'arte è nei contenuti
espressi, dolorosi che siano. Anche la poesia deve fondare la sua essenza sulla
socialità, attraverso la proiezione del reale. La presenza di un diffuso
concettualismo astratto determina il raffreddamento, se non la morte, del concetto
della socialità poetica". Con coerenza e di disarmante semplicità il suo insistito,
essenziale e condivisibile appello per un nuovo umanesimo: "Collaboriamo tutti
per una nuova umanità senza ingiustizie e violenze sull'uomo, sugli animali,
sulla natura!".
Salvatore Verde
LA NOTTE TRIONFA (da "Radici Perdute") di F. Santamaria
S'è tinta di nero
carbone indossando la nera
livrea dei portatori di morti; anche
s'è armata di spray nero inseguendo la luce al tramonto.
Non frena il suo passo avvolgente e giunta
spegne il colore degli occhi,
annega linee d'ali con sé trascinando nuovi effluvi
da terre bruciate e da acque che scavano
insonni straziate scogliere.
Questa notte si corona un trionfo
di decomposti cadaveri
lungo strade nere di eccidi e rovine.
S'arresta a questa notte
il viaggio del sogno non consumato
di ritrovare la primigenia radice
di seguire le tracce del vento al primo volo d'aquila.
No, non appartiene questa notte alla notte
distesa una volta sul seno stellare, luce riposo
nei campi di grano e di membra appagate d'amore!
Solo finirà questa notte
agli odori di un'alba vogliosa di sole.
CADUTO PER LA LIBERTÀ (da "Radici
Perdute") di F. Santamaria
A radice divelta
da furioso vento beffardo
artigli blasfemi su amore che non vuol
morire
in piatta sonorità si svena e crolla
testimone di ali libere, albero.
Ma resta nella terra - forse -
a nascere
un seme
sfida all'oblio.
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