Omaggio al maestro Vincenzo Cristiano. Sabato 24, ore 18,30, in Casa Piierro, presentazione del suo libro di poesie "Foglie secche e note gaie"
Incontro culturale nella
"Casa-Museo Albino Pierro", promosso dal Centro Studi e dal locale Parco
letterario entrambi intitolati al poeta tursitano. Sabato sera, alle ore
18,30, presentazione del libro di poesie
"Foglie secche e note gaie" di Vincenzo Cristiano (Tursi, 17 agosto 1865
- 21 maggio 1952), notissimo maestro Elementare e poi Direttore didattico a
Moliterno (PZ).
Questa prima raccolta di liriche, con l'aggiunta di "altri versi" inediti o apparsi in altre pubblicazioni, è stata rieditata nel dicembre del 2006 da
Archivia di Rotondella (con brevi note di Luigi Caldararo, Aldo Zaccone e Rocco
Campese), in attesa del secondo libro di poesie
che la stessa casa editrice rotondellese ha annunciato per fine anno, in
tiratura limitata e numerata. Dopo i saluti di Franco Ottomano, presidente del
Parco letterario e del Centro studi, e del sindaco di Tursi, Giuseppe Labriola,
l'intervento di Battista D'Alessandro (giornalista e curatore delle nuove edizioni)
e la relazione di Luigi Caldararo, insegnante e artista (autore della copertina
e dei ritratti all'interno, del poeta e delle due mogli Lucia e Margherita), alla presenza di Angela Falcone, pronipote del
maestro Cristiano, all'anagrafe Vincenzo Rocco Lazzaro. Che pubblicò a sue
spese "Foglie secche" dalla Tipografia degli Orfanelli a Tursi nel 1951, stesso anno della sua seconda raccolta intitolata "Poesie" stampata a Matera.
Figlio del
farmacista-speziale Giovanni Andrea Cristiano (la famiglia del nonno Vincenzo
Cristiano, massaro, era originaria di Ferrandina) e di Carmela Pisto, l'autore assai
giovane fu trai i primissimi insegnanti a "posto fisso" nel comune di Tursi, dunque
maestro per antonomasia nell'immaginario popolare tursitano, e pur essendo
sposato due volte, prima con la coetanea Lucia Covelli (Tursi, 6 dicembre 1865 -
12 ottobre 1921) e poi, il 25 novembre 1923, con la quarantacinquenne Margherita
Fanelli (Moliterno, 3 marzo 1878 - Tursi,
26 novembre 1977) non ebbe figli. Godette sempre di alta considerazione e stima
dei suoi compaesani, per le sue qualità umane e professionali, per la sua
dirittura e senso di giustizia, e per l'amore per il paese natio, non in ultimo
sostenne gli studi del futuro insegnante Salvatore Ruggiero, anch'egli poi
molto rispettato.
Sul piano letterario, utilizzò per primo anche la forma
dialettale (ibridata con l'utilizzo insistito della "a" e della "r", in certo
modo estraneo al linguaggio parlato dalla comunità, com'era caratteristica la
sua pronuncia priva della "s"). Le sue liriche ironiche, accessibili e bonarie,
sono straordinariamente narrative, nel senso che è possibile dedurne quasi una
cronaca (delle persone viventi o decedute) del tempo (già dalle sue due dediche, "Foglie secche" "alla cara memoria di mio cugino dott. Giovanni Perilli" e "Note gaie" "A mio padre"; la sezione "Musa Paesana" è invece dedicata al Dott. Antonio Latrecchina"; poi zia Antonia, zia Angela, la prima moglie Lucia e la seconda Margherita, Domenico Capitiolo con i figli Vincenzo, Manlio e Guido, Lucia Tarsia, D. Filippo, Nicolino Lauria, G.B. Ayr, Don Carmelo, Tonino e Attilio, Vincenzo Ragazzo, l'attrice Celestina Del Prete; e il canonico Maurizio Romano, il delegato apostolico della diocesi Monsignor Bernardi, l'arrivo del nuovo vescovo mons. Pasquale Quaremba, il vecovo Don Petroni, D. Salvatore Conte, mons. Daniello Dr.Can. Virgallita, monsignor Inglese, ). Ma il contenuto leggero, comico e arguto delle poesie rimate,
tuttavia, è solo una parte dell'attività di scrittore. Alcune volte, infatti, fu
chiamato al capezzale dei nobili del tempo per descriverne l'agonia e fissare
le modalità del morire nelle ottime pubblicazioni successive (ce ne offre un accenno nelle "Considerazioni sulla morte mentre il dr. Ferrara è in fin di vita, 2 aprile 1940).
Una prassi di
certo avallata dalla chiesa, avendo lui forti sentimenti religiosi, anche se
non esitò schierarsi con l'astro nascente della politica locale, il civico
Mario De Santis contro la Democrazia
Cristiana, ma fu una scelta di campo non ideologica o di
rottura, bensì pare dovuta a i rapporti familiari e di vicinanza. Nel periodo
della maturità, patì come tutti i lunghi periodi della guerra, ma la
considerazione sociale gli permise di superare le difficoltà con grande dignità
e con il sorriso. Si spense a 86 anni. Per tante generazioni era stato il
maestro di scuola ma per la comunità fu ed è ancora ricordato come un maestro
di vita e anche una icona con il suo inseparabile cappello e bastone.
Verdiana C. Verde - Salvatore Verde
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