INTERVISTA
A CARMELA LAURIA, UNICO SINDACO DONNA DI TURSI, dal 18 luglio 1978 al 7 luglio 1979
Accenni alla sua
biografia.
Sono
nata a Tursi nel 1956 e, dopo aver frequentato le scuole Medie nel mio paese,
sono migrata a Milano, dove risiedeva già una mia sorella. Qui ho seguito dei
corsi per impiegata contabile e la fortuna ha voluto che trovassi subito occupazione
presso un'azienda di ceramiche, rendendomi operativa nel campo contabile. Dal
1969 al 1974, sono stata a Milano per quattro anni.
Ritornata a Tursi, poco prima
di compiere i 18 anni, ho recuperato delle amicizie e ho cominciato a lavorare nella
Cgil, curando il patronato Inca che si occupava di tutti i servizi e pratiche
varie. Questa è stata un'esperienza fondamentale perché, oltre a formarmi a
livello lavorativo, mi ha dato la possibilità di conoscere altra gente e mi ha
fatto avvicinare alla politica attiva.
Lei è stata l'unica
donna sindaco di Tursi. Come è iniziato il suo impegno politico?
Già
nel 1976 ho iniziato in maniera più convita l'impegno politico, tanto che nel
1978, quando si tennero le amministrative locali, il mio partito, il Pci,
decise di candidare i giovani per dare una ventata di novità e rinnovamento
alla politica tursitana. Non a caso, la nostra è stata la prima amministrazione
di sinistra dopo un trentennio di assoluta egemonia della Democrazia Cristiana.
La nostra era una coalizione formata assieme al Psi e Psdi. Dagli accordi
politici e dopo varie consultazioni, emerse la volontà della coalizione di
nominare me sindaco. Cosi divenni primo cittadino di Tursi a soli 22 anni, con
una giunta che comprendeva altri due assessori compagni del Pci.
I
ricordi più intensi di quella esperienza.
Innanzi
tutto devo dire che è stato difficile essere donna in un contesto politico sul
finire degli anni Settanta, difficile essere donna a capo di un'amministrazione
e difficile essere accettata. Le molte difficoltà, sono state superate sia con
la mia grande determinazione e dedizione per una causa sia con la vicinanza dei mie più stretti
collaboratori. Senza dimenticare che i precari accordi, all'interno della
coalizione, rendevano gli equilibri difficili e quindi si conviveva sempre con
la possibilità che l'amministrazione potesse cadere. Difficoltà iniziali a
parte, la gente seguiva con interesse la nostra iniziativa politica. Questo fa
sicuramente piacere, perché allora, dopo un trentennio di governo marcato dalla
stessa identità politica, finalmente un gruppo di giovani, pieni di idee, di
coraggio e, un pizzico di incoscienza, stava cercando di cambiare il futuro,
esponendosi in prima persona. Un altro aspetto che mi preme mettere in evidenza
è il fatto che noi amministratori non percepivamo alcuna indennità per
l'operato che prestavamo, quindi si governava per passione e senza scopo di
lucro. Direi per vocazione.
Quale
eredità politica e amministrativa ha lasciato alla comunità?
Sicuramente
ho cercato di dare più valore alla figura femminile, visto che allora, come
forse anche oggi, la tanto acclamata parità dei sessi non sussisteva. Inoltre,
ho sempre cercato di instaurare un contatto diretto con la gente, che per
troppi anni era stata messa da parte e non veniva mai coinvolta nella vita
amministrativa. Organizzammo così riunioni di quartiere, i consigli comunali
erano sempre gremiti e c'erano tanti piccoli gesti che testimoniavano come
eravamo seguiti, perché noi incarnavamo le stesse idee della comunità, c'era un
comune sentire. Per quanto riguarda le iniziative portate avanti in questo anno
amministrativo, voglio ricordare come riorganizzammo gli spazi e i locali
pubblici, recuperando molte strutture che non venivano usate, per metterle a
disposizione della collettività. Un esempio su tutti è rappresentato
dall'apertura della scuola per l'infanzia situata a Sant'Anna. Abbiamo
valorizzato le strade di campagna, tanto da realizzare altre bretelle stradali
che ancora oggi esistono, come la strada per arrivare al "Pisone", alla "Valle
del Monte", ma anche strade urbane ed extra-urbane come viale Sant'Anna, la
strada per il Cimitero, lo svincolo della Sinnica. Queste sono state le nostre
priorità: riprendere gli spazi pubblici e darli alla gente.
Cosa
cambierebbe del suo operato e quali critiche sente di muovere al suo
successore?
Un
sogno che purtroppo ancora non si è realizzato, anche se qualcosa pare si stia
movendo dopo quasi trent'anni, è sempre stato quello di vedere ripopolato il
centro storico, troppo frettolosamente svuotato per riempire altre zone del
paese. Presentanti con tutti i crismi, gli ottimi piani di fabbricazione si
sono poi rivelati dei veri e propri ghetti e mi riferisco il Rione Europa ed al
Rione Costa. Se tornassi indietro insisterei di più su questo punto, perché è
importante che un popolo ricordi le sue radici e la sua cultura.
Critiche
non me la sento di muoverle sul loro operato, piuttosto sui continui
trasformismi che hanno da sempre contraddistinto la politica tursitana e di
cui, anch'io mio malgrado, ho dovuto pagarne le conseguenze...
Come
mai si è poi eclissata dalla vita politica?
I
motivi principali di questa mia scelta sono da ricercarsi soprattutto
nell'ambito familiare, in quanto dopo la nascita del mio secondo figlio, siamo
dovuti emigrare di nuovo al Nord per qualche anno per motivi di lavoro e cosi
abbandonai sia il lavoro al sindacato che la politica attiva. Quando ritornai a
Tursi nel 1987, non mi sono riconosciuta più in quel modo di intendere la
politica e così ho preferito restare fuori, pur conservando le mie idee e
ricevendo anche diverse proposte per rientrare attivamente, ma ho sempre
declinato l'invito perché non esistevano i presupposti che io cercavo, in
quanto prevalevano sempre più la mania di apparire e l'arrivismo di molti
soggetti. Nel mio piccolo, però, insieme con la mia famiglia, non ci siamo mai
tirati indietro quando si è trattato di difendere il futuro dei nostri figli,
come quando manifestammo contro le scorie a Scanzano Jonico nel 2003. L'esperienza
amministrativa, comunque, è servita anche come esempio a me e alla mia
famiglia, e ai miei figli soprattutto. Che hanno seguito l'esempio dei genitori,
non chiedendo mai nulla a nessuno e uscendo dal loro paese per ritagliarsi uno
spazio nella società. Posso dire che se lo stanno conquistando. Per questo sono
fiera di loro, perché hanno dimostrato a loro stessi e a noi genitori che i
valori trasmessi, se sono ancorati a ideali giusti, prima o poi pagano, senza
aspettarsi nulla da nessuno, con la possibilità di realizzarsi da soli.
Salvatore
Cesareo
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