INTERVISTA A FILIPPO
RAGAZZO, DUE VOLTE GIOVANE SINDACO DI TURSI dal 20/11/1989 al 5/11/1990 e dal 7/01/1992
al 29/01/1993
Un
accenno biografico.
Nato
nel 1961 e diplomato a Tursi presso l'Itcg "M. Capitolo", mi sono iscritto alla
facoltà di Economia a Bari, dove mi sono laureato giovanissimo, non avendo
compiuto ancora i 24 anni. Subito dopo ho deciso di rimanere nel mio paese
natale. Ho insegnato per un paio d'anni come supplente nelle sedi di Tursi
prima e Tricarico dopo. In seguito ho vinto un concorso all'Enea come
responsabile amministrativo,
dovendo cosi, mio malgrado abbandonare
l'insegnamento per intraprendere questa nuova esperienza lavorativa che ancora
oggi svolgo, con il ruolo di direttore amministrativo in una società
partecipata dall'Enea, che detiene il 51%. La società, che si interessa di
ricerca nel settore dei trasporti, della logistica e dell'energia e dell'IST, è
un consorzio che associa l'Università di Salerno e altre cinque-sei società di
caratura nazionale, tutte Spa: due facenti parte alla Finmeccanica, Ansaldo
Breda e Ansaldo Trasporti, Sistemi Ferroviari e altre realtà sempre del
Centro-Nord. Quindi, da undici-dodici anni la mia vita si divide tra il centro della
Trisaia di Rotondella e Roma, dove ogni settimana mi reco per il mio lavoro.
Come
è iniziata la sua carriera politica?
Appena
terminati i miei studi universitari, avevamo formato un gruppo di giovani che
facevano parte della corrente Dorotea della DC. Ricordo che con me c'erano Gianbattista Parciante, Piero Santamaria,
Filippo Vinci, Salvatore Di Gregorio e altri. Entrammo in punta di piedi nel
palcoscenico della politica anche perché in quegli anni c'erano due correnti
all'interno della Dc, quella Dorotea appunto, che aveva come punto di forza Emilio Colombo, e quella cosiddetta di
Base, che faceva riferimento ad Angelo
Sanza. Dopo due o tre anni di gavetta, nel 1989, decidemmo di candidarci
alle amministrative e subito ottenemmo la fiducia della cittadinanza, conquistando
otto consiglieri su venti e formando una coalizione DC-Psdi. Tuttavia, a causa
dei soliti giochi politici, la coalizione si trovò fragile e così dopo un anno
il mio primo mandato finì. Seguì un anno intervallato in parte dal
commissariamento e in parte da un governo (quale?, ndr) che francamente stento
a ricordare di che orientamento fosse. Nelle successive elezioni ci
ricandidammo ed ottenemmo una maggioranza ancora più schiacciante, con 10
consiglieri su 20. Questo ci confermò che la cittadinanza aveva creduto in noi.
Quali
differenze politiche ha notato tra il primo ed il secondo mandato?
Tra
il primo ed il secondo mandato, c'è stata sicuramente una maggiore maturità di
tutti i giovani della mia squadra, anche perché la maggior parte di noi aveva
un età compresa tra i 26 e i 27 anni. È normale che prestassimo più attenzione alle
tematiche sociali, pur essendoci delle tensioni che venivano allentante dai
partiti. Nel momento in cui, però, gli strappi erano divenuti troppo forti,
come nel secondo mandato, abbiamo avuto il coraggio in 10 (non tutti erano della
DC, ndr) di presentarci in Consiglio comunale e dimetterci, quando intorno a
noi aleggiava un clima irrespirabile dovuto al terremoto di Mani Pulite.
Lei
è stato uno dei pochi a governare per
due volte la città di Tursi. Cosa ha lasciato la sua politica?
L'esperienza
è stata più che positiva perché mi ha permesso di crescere anche come uomo. Abbiamo
lavorato molto, in proporzione al poco tempo in cui abbiamo governato,
adottando una politica delle grandi opere. Grazie anche allo stretto legame con
i politici romani, abbiamo potuto iniziare i primi lavori di sistemazione del
convento di San Francesco; ricordo, infatti, che all'epoca arrivarono dei
finanziamenti mirati che comprendevano anche il rione Rabatana e per le opere
di gassificazione del territorio di Tursi che iniziò credo proprio sotto il mio
primo mandato. Inoltre abbiamo portato il Distretto sanitario a Tursi grazie
anche all'aiuto di Vincenzo Sarubbi,
impegnato in quegl'anni nella Asl. I suoli alla zona PIP sono stati assegnati
dalla mia amministrazione, con qualche scontento dovuto al fatto che non
abbiamo potuto accontentare tutti; abbiamo cercato di dare una sistemazione
dignitosa alle poche strutture sportive che avevamo, come il campo sportivo di
Santi Quaranta ed il campo di basket, al quale io ero particolarmente legato
per averci giocato tanti anni. Se non ricordo male attraverso l'accensione di
un deposito presso il credito sportivo e in parte tramite la Cassa depositi e
prestiti, riuscimmo a completare la copertura della struttura.
C'e'
qualcosa che cambierebbe nel suo operato?
Non
cambierei assolutamente nulla nel mio operato. Forse, parlando con la maturità
di cinquantenne, ovviamente, alcune decisioni che sono state prese
nell'amministrare il paese non le lascerei oggi ai partiti o alla politica e sicuramente
non mi sarei lasciato condizionare dagli stessi partiti.
Il
suo successore poteva fare di più?
Di
criticare francamente non me la sento, perché amministrare un paese piccolo
dell'entroterra come Tursi, con tutti i problemi che ha e soprattutto con la
scarsità di risorse finanziarie che ci sono, non è per nulla facile. Ricordo
che già verso la fine del mio secondo mandato, iniziò la politica che i comuni
dovevano contare sulle risorse finanziarie che riusciva a racimolare all'interno
della comunità, come la Tarsu e l'ICI, che poi è stata tolta. Sono fermamente
convinto che chiunque sia stato ad amministrare dopo di me, abbia cercato di
dare sempre il meglio di se stesso. L'unica cosa che mi viene da dire, a
distanza di anni, è la presenza di un errore che viene compiuto anche dalla
politica nazionale. Riguarda le opere per il sociale, come può essere una
maggiore attenzione agli anziani, verso le strutture sportive, l'ambiente e la
scuola, dove non ci può essere contrasto tra chi amministra e i cittadini
utenti. Sicuramente, qualsiasi amministrazione poteva fare di più in queste
direzioni, come anche la mia del resto, se ci fosse più unità d'intenti, perché
sono temi che riguardano la collettività.
Dopo
i due incarichi amministrativi, lei si è quasi eclissato dalla scena politica,
perché?
Mi
sono eclissato per motivi professionali, perché il mio lavoro mi porta via già
tanto tempo fuori casa, ma anche perché nella mia breve esperienza
amministrativa, mi sono reso conto che non sono un uomo che può scendere a
compromessi. Perché amministrando inevitabilmente devi accettare delle
situazioni e chiudere gli occhi su dei passaggi che francamente non fanno per
me.
Salvatore
Cesareo
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